Giuseppe Potenza, presidente Comitato nazionale iscritti DC 1992-93, in una nota commenta l’elezione del presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella e dichiara: “giù le mani dallo scudocrociato”. Di seguito la nota integrale.
Con l’elezione di Sergio Mattarella al Quirinale da giorni sui quotidiani si assiste al rifiorire della letteratura sulla rinascita della Democrazia Cristiana e con essa a vari tentativi di rilanciare lo storico scudocrociato. Dagli anni settanta mancavano sui giornali tante foto del simbolo della Dc, persino con prime pagine intere e con i “gustosi” fotomontaggi di Renzi con alle spalle lo stesso simbolo che per la sua età ha studiato solo sui libri di storia contemporanea. Tra i tanti ex democristiani della cosiddetta Prima Repubblica che, dopo essersi “spartiti” in tutta fretta, senza alcun mandato da parte degli iscritti 1992-93, il simbolo, i beni materiali e i consensi elettorali della Dc, adesso con Mattarella sembrano pentirsene, c’è chi, sicuramente pervaso dalla nostalgia, rievoca i tempi migliori della Dc quando lo scudo crociato occupò contemporaneamente Palazzo Chigi e Quirinale. E tra le fila dei nostalgici si iscrive a pieno titolo Gianfranco Rotondi che insieme ad una riflessione “saggia” (“È nei dintorni di Renzi che si aggira il fantasma della Dc”) tra aneddotti e ricordi si aventura su un terreno che non gli appartiene più: “Ricordo – scrive Rotondi – che dissi a Berlusconi – eravamo ancora al governo – «sbrigati a rifare la Dc perché l’Italia è democristiana e delle due l’una, o la casamadre ce la ridai tu o un giorno te la ritrovi risorta e contro di te». Ecco, temo sia venuto quel giorno…”. Mi sia consentito: “giù la mani dallo scudo crociato!”. E’ il caso di ricordare l’impegno del Comitato nazionale iscritti Dc 1992-93 che ci vedrà con l’avv. Rosanna Faraone di nuovo in Tribunale a Potenza il 24 febbraio prossimo nell’udienza preliminare (giudice Giuseppe Losardo) per l’esame dell’esposto presentato dal Comitato Nazionale degli iscritti della DC 1992-93 che chiama direttamente in causa Pierferdinando Casini, Rocco Buttiglione, Gerardo Bianco, Angelino Alfano, e tanti altri che continuano ad usare il simbolo storico della DC. Al Tribunale di Potenza chiediamo prioritariamente e quindi prima di entrare nel merito di inibire l’uso del simbolo della Dc e di farlo in tempi rapidissimi tenuto conto che nella primavera prossima sono in calendario nuove elezioni amministrative e quindi sarà necessario stabilire la titolarità del simbolo. Dal 1992 è accaduto infatti che in tanti si sono autonominati rappresentanti della DC o comunque hanno usato impropriamente il simbolo dello scudo crociato, individuando sedi solo formali e promuovendo iniziative sporadiche. Per questa ragione, come gli unici rappresentanti della DC perché iscritti al 1992-93 ci siamo posti il preciso obiettivo di riorganizzare il Partito, eleggendo gli organi nazionali, regionali, provinciali e locali, applicando fedelmente lo Statuto della D.C., ovviamente senza discostarci da quanto dettato dalle Sentenze che hanno contraddistinto la fine dell’iter giudiziario. Vi è l’esigenza quindi, di tutelare l’interesse pubblico sia nell’esercizio del diritto permanente di partecipazione (art. 49 Costituzione), sia la salvaguardia dei diritti ideali, politici, patrimoniali, degli associati al partito (art. 36 c.c.) che si sono visti privati illegittimamente delle loro prerogative”. Dunque, l’elezione di Mattarella a Presidente della Repubblica ha riacceso l’orgoglio di chi non ha mai considerato lo scudo crociato una “sacra reliquia” da conservare o come qualcuno aveva proposto da affidare ad una Fondazione di studi per metterlo in cassaforte ma il simbolo del partito che è stato e presto sarà la casa-madre di tantissimi cattolici italiani. E’ tornato il tempo in cui i cattolici hanno l’obbligo morale di uscire dalle sacrestie e invadere il mondo seminando testimonianze di vita verace. E’ giunto il tempo in cui tutelare gli interessi di tutti e gestire la cosa pubblica con onestà e trasparenza.