Dal 2009 al 2014 le ore complessive di cassa integrazione guadagni in Basilicata sono passate da 8,8 milioni a 11,7 milioni con il “picco più nero” nel 2012 (17,4 milioni). Lo riferisce il 12esimo Rapporto della Uil sulla Cig che completa il quadro relativo al 2014 con un leggero recupero positivo rispetto al 2013 (-21,7% di ore totali di cig) 11,7 milioni di ore in totale di cui 9,1 milioni per cassa integrazione straordinaria, 2,3 milioni per ordinaria e 193mila ore per cig in deroga. I lavoratori lucani interessati complessivamente (al 31 dicembe 2014) sono 5.758 di cui 4.504 in straordinaria, 1.160 in ordinaria 95 in deroga.
E’ un bilancio pesante bilancio – sottolinea il Rapporto Uil – a cui va data una lettura sottostimata rispetto alla sua reale portata, a causa della mancanza di risorse della cassa integrazione in deroga per molti mesi, e mostra come il 2014 sia in linea con i peggiori anni di crisi.
I dati evidenziano l’implacabilità di una crisi che, dopo 6 anni, continua a picchiare duro su imprese e lavoratori. Di fronte a ciò prevedere di limitare l’utilizzo di questo ammortizzatore sociale, così come paventato nel Jobs Act, rischia di produrre un negativo effetto domino sul tasso di disoccupazione, aumentandone le già preoccupanti percentuali.
Nel 2014, la spaventosa richiesta di ore di cassa integrazione straordinaria (che raggiunge il tetto più alto dall’inizio della crisi, assorbendo il 56,2% delle ore autorizzate nell’anno), è un evidente segnale di forte sofferenza strutturale delle grandi imprese. Ma occorre porre molta attenzione anche alle ore autorizzate di cassa in deroga che continua ad essere molto richiesta da un tessuto produttivo fragile, nonostante l’insufficienza di risorse. Il vero allarme, però, suona per quello che succederà nel 2015 quando, per scelta politica, verranno tagliati 7 mesi su 12 a chi ne farà richiesta: si mettono a rischio, così, circa 100.000 posti di lavoro.
Nel momento in cui il Governo si accinge a riformare, con i prossimi decreti legislativi, la cassa integrazione, è sempre più necessario tener conto dei rischi “sociali” che eventuali scelte limitative provocherebbero e, soprattutto, rivedere (in crescita) gli stanziamenti previsti per il 2015.