Una coppia di coniugi materani negli Anni quaranta intessono un rapporto epistolare. Sono gli anni della Guerra, della povertà ma anche della grande fede e dell’obbedienza allo stato. Fedele Ombrosi, impegnato al servizio alla Patria, e quindi al servizio militare, inizia a scrivere alla consorte Immacolata Paolicelli dall’aprile 1940 al 16 agosto 1943: nello stesso periodo la moglie corrisponde puntualmente nonostante i tempi tristi che si attraversano. Entrambi si raccontano i fatti che accadono nel corso delle giornate e gli eventi che si verificano. Questa corrispondenza diventa una testimonianza di straordinaria ricchezza in un periodo particolare dell’esistenza umana. Il figlio Mario Ombrosi raccoglie tutte le epistole e sotto l’attenta collaborazione del prof. Giovanni Caserta pubblica il libro “Fedele Ombrosi –Immacolata Paolicelli lettere di guerra e d’amore". Un libro che potrebbe diventare un soggetto e un sceneggiatura per un film, per quanta intensità lirica trasmettono le lettere trascritte. Passaggi straordinari come quello relativo al rilascio della casa nella quale Immacolata e Fedele scrivono a tal punto da rendere gli scritti quasi delle discussioni verbali a voce alta. Tanti i suggerimenti che vi sono da parte di Fedele per la risoluzione del problema. Sono pagine da leggere per fare un viaggio indietro nel tempo e immedesimarsi nei problemi che si vivevano all'epoca Molto poetica è la lettera che Immacolata scrive al marito il 16 ottobre 1941, per informare che il figlio Mariuccio sta un po’ meglio dopo essere stato colpito da febbre: “A Matera si è voltato un forte feddo e va a scuola senza "paletò", non si può comprare niente che hanno sospeso la vendita della stoffa e siamo lasciati senza” (…) oppure l’altra in cui compra le scarpe per il figlio Mariuccio e dice: “Ho fatto il contratto di 140 lire per comprare le scarpe da Cimarrusti altrimenti non potrà andare a scuola”. Questa è l’anima del libro di Ombrosi, che va letto e va proposto anche a scuola affincherà i ragazzi possano sapere e conoscere cosa sono stati gli anni della guerra. “Mia madre custodì gelosamente sia le lettere spedite da mio padre sia quelle che lei scriveva a mio padre, consegnate a lui quando tornava in licenza. Conservate in un panno bianco, quelle lettere rimasero chiuse in apposito cassetto del comò, come una reliquia. Ogni tanto, però, scoprivo mia madre intenta a leggerle, commossa e con gli occhi lucidi”. Sin qui Ombrosi. “Quelle lettere, di fatto, finivano con l’avere un carattere esemplare- scrive Caserta nella postfazione- cioè documento di una realtà e di un mondo che era indispensabile far conoscere ad un pubblico più vasto. Si trattava di un vero e proprio documento di storia sociale”.
Lug 29