Pio Abiusi per conto dell’Associazione Ambiente e Legalità riapre il dibattito sull’emergenza legata alla discarica di Matera. Di seguito la nota integrale.
Abiusi: “La discarica di Matera va commissariata dalla Regione”
I materani, attraverso i loro consiglieri comunali, non possono essere offesi da informazioni non veritiere rese in consiglio.
.Il 5 Febbraio scorso si è riunito il consiglio comunale di Matera per discutere di un impianto di compostaggio che potrebbe essere ubicato nell’area industriale di La Martella. Il consiglio ha votato una mozione in cui ha espresso il proprio dissenso alla realizzazione dell’opera nell’area: partita chiusa, probabilmente. Ovviamente e non poteva essere altrimenti, si è parlato di ciclo dei rifiuti urbani, di raccolta differenziata e si è finiti sulla discarica di La Martella. I consiglieri sono intervenuti hanno espresso i loro pareri ed hanno chiesto ragguagli sulla gestione e sul futuro di detta discarica..
Sul futuro dell’impianto la confusione è apparsa totale. Circa i volumi si dice che la discarica li ha esauriti malgrado gli ultimi 3 mila mc dichiarati e non certificati; in realtà se qualcuno effettuasse dei controlli – Amministrazione Provinciale di Matera-si scoprirebbe che la discarica ha esaurito i volumi assegnati già da tempo e vi potrebbe essere un nuovo sovrabbanco. Quella di andare oltre i volumi assegnati è una pratica alla quale la discarica di La Martella non è nuova e sono quegli stessi organi di controllo che, anni addietro, permisero che questo avvenisse per 53 mila mc. Quei volumi ancora oggi non autorizzati sono presenti sul 3 e 4 settore dell’impianto con grave rischio per la tenuta delle vasche. Quanto detto è la posizione minimale emersa, vi è poi quella massimale relativa al rinnovo AIA -Autorizzazione Integrata Ambientale- presentata con un ritardo di 3 anni, dalla data prevista e nella quale si chiede un ampliamento di volumi per 150 mila mc- il Comune aveva avanzato richiesta per 200 mila-. L’aumento di volumi consisterebbe in 53 mila mc quale sanatoria del sovrabbanco, 30 mila di nuovi rifiuti utili alla riprofilatura del 3 e 4 settore ed un ulteriore incremento pari a 67 mila mc. Qualora si ampliasse la raccolta differenziata la discarica con i 97 mila mc aggiuntivi avrebbe una vita prossima all’eterno altrimenti durerebbe solo altri 6/7 anni.. Ci sono state, poi, chiacchiere a ruota libera circa la chiusura della discarica e la gestione 30nale del post- mortem. E’ inutile aprire questo capitolo perchè è evidente come sia la fase di progettazione che di avvio della chiusura che della prima gestione non sono cose per gli uomini che stanno in comune ed è necessario commissariare tutto il processo affidandolo a tecnici qualificati.. Veniamo, invece, al oggi. Circa il pozzo presente in discarica e profondo 200m., documenti che certificano i controlli eseguiti da ASM e da ARPAB non esistono ed alcuni ne ignoravano perfino l’esistenza, occorre che chi di competenza provveda con tempestività ad un controllo puntuale e che di questo si abbia riscontro. Molto grave è quanto affermato circa il presunto inquinamento delle falde. Il Comune ha sprecato 18 mesi per convocare la conferenza dei servizi che avrebbe dovuto tenere entro 24 ore dal verificarsi dell’evento; le prescrizioni avute, poi, nel corso della conferenza di servizio tenutasi solo l’11 Novembre del 2014 il Comune le ha disattese ed a distanza di due mesi anche solo i 15 piezometri ritenuti utili per integrare la rete non ci sono, questa è solo la prima fase di un procedimento che permetterebbe di conoscere cosa realmente sia accaduto nel sottosuolo. Che dire , poi, dei monitoraggi dell’aria! Arpab fu interessata nel lontano 2010 e vi fu una campagna con mezzo mobile e da allora più niente, di che stiamo parlando? La latitanza alle prescrizione del d.lgs 152/06 non sono solo del Comune di Matera ma anche della Provincia e della Regione , infatti l’art. 244 del predetto decreto prevede che la Provincia diffidi con ordinanza motivata il responsabile della potenziale contaminazione a provvedere qualora , poi, il responsabile non provvede gli interventi che risultassero necessari sono adottati dall’amministrazione competente , nel nostro caso la Regione. Appare evidente che la Regione debba nominare un commissario per procedere alle fasi necessarie per giungere alla bonifica e questa inerzia, sia della Provincia che della Regione, è censurabile. Nel succitato decreto è tutto scritto!!!!!! L’unica cosa alla quale attende il Comune è la gestione degli appalti relativi alla gestione del percolato…
Pio Abiusi – Associazione Ambiente e Legalità