Il Presidente dell’ANCI Basilicata, Salvatore Adduce, ha convocato per venerdì 13 febbraio alle ore 15,30 presso la sala B del palazzo del Consiglio Regionale a Potenza una riunione del Consiglio Direttivo Regionale allargato ai 22 Sindaci dei Comuni classificati non montani e parzialmente montani che sono interessati al pagamento dell’IMU sui terreni agricoli in base all’ultimo decreto emanato dal Governo. E’ noto che la questione è stata oggetto di diverse valutazioni critiche e finanche proteste da parte dei territori in considerazione delle difficoltà che l’imposta ha determinato sia per i contribuenti sia per le casse comunali. I sindaci e l’ANCI sono impegnati a sottoporre ancora al Governo tali difficoltà al fine di giungere ad una soluzione che elimini l’imposta.
La provincia più danneggiata è quella di Matera interessata con 13 comuni mentre in quella di Potenza sono 9 (vedi elenco in calce).
Matera 820.485,54 nm
Bernalda 766.273,88 nm
Irsina 762.273,78 nm
Montescaglioso 665.190,42 nm
Lavello 624.318,70 nm
Montalbano J. 533.161,47 nm
Montemilone 422.657,52 nm
Ferrandina 354.316,48 nm
Pisticci 336.741,13 nm
Grottole 240.253,34 nm
Pomarico 196.888,44 nm
Miglionico 157.073,86 nm
Grassano 98.371,01 nm
Salandra 90.574,96 nm
Nemoli 13.135,65 nm
Genzano 630.621,28 p
Venosa 538.593,70 p
Palazzo 174.534,44 p
Craco 119.321,13 p
Maschito 91.102,97 p
Rapolla 61.341,80 p
Barile 60.896,35 p
Martedì 11 febbraio data ultima per pagare la tassa più iniqua e più travagliata degli ultimi anni. Su Agra Press il relatore del provvedimento all’esame della Commissione Finanze del Senato affermava che “Sull’IMU agricola, per il 2014, è difficile che si riescano a trovare spazi di manovra per modificare il decreto legge, mentre si sta approfondendo la possibilità di dare una base giuridica alla decisione di quei comuni che autonomamente hanno deliberato di rinviare la scadenza del pagamento dell’imposta”.
Certo è che l’incoerenza del criterio di calcolo dell’imposta municipale unica, è servita a generare non poche tensioni sul territorio, fenomeno acuito anche dalla cattiva e a volte strumentale informazione che ha contribuito ad aumentare la confusione.
Una partita, quella dell’IMU, che forse è il caso vada raccontata sin dall’inizio.
Nasce nell’aprile 2014 quando il Governo elabora una manovra da 10 miliardi di euro e all’agricoltura viene chiesto di contribuire con 350 milioni reperiti attraverso una imposta, l’IMU, che toccava tutti i proprietari terrieri. In pianura si pagava già, la montagna era esente, c’era tutta la fascia intermedia da gestire e in quel periodo nessuna amministrazione comunale, né l’ANCI, ha sollevato obiezioni; solo Coldiretti ha chiesto a gran voce la tutela dell’azienda agricola professionale, invocando l’esenzione nelle aree parzialmente svantaggiate e la riduzione dell’imposta nelle aree pianeggianti. All’uscita del famigerato decreto delle altimetrie, Coldiretti è nuovamente intervenuta riuscendo a bloccarlo riportando come criterio l’unico parametro oggettivamente disponibile ovvero quello della classificazione Istat. Forse si poteva fare di più in quel momento ma è sicuramente il modo meno invasivo, per le vere imprese agricole, di contribuire al bene del Paese, con esenzione totale per 3456 comuni (prima cerano 1498) e parziale per 655. Il vero problema è di fondo e di equità contributiva: gli imprenditori agricoli hanno bisogno di un segnale tangibile e allo stesso tempo coraggioso di attenzione.
Un appello a tutti i Sindaci affinché venga ridotta al minimo l’aliquota da applicare ai terreni agricoli nei comuni interessati dall’IMU, ma nell’immediato è anche necessario evitare le sanzioni nei casi di ritardato pagamento, quando è dovuto . E’ quanto chiede la Coldiretti dopo la scadenza del 10 febbraio nel sottolineare la necessità che venga rispettato lo Statuto del contribuente. E’ peraltro necessario – sottolinea la Coldiretti – evitare le incongruenze che esistono rispetto alle reali condizioni dei terreni coinvolgendo gli enti territoriali. “Queste modifiche necessarie rafforzano la scelta equa e coraggiosa di mantenere l’esenzione per le imprese agricole professionali in tutte le aree svantaggiate riconoscendo il ruolo economico e di presidio territoriale di chi lavora e vive di agricoltura”, ha affermato il presidente della Coldiretti di Basilicata Piergiorgio Quarto.
L’imposizione, su un bene strumentale per l’attività agricola quale è il terreno, appare iniqua e fortemente penalizzante per quelle imprese che hanno, tra l’altro, il grande merito di operare in aree difficili, concorrendo a mantenere lavoro ed occupazione, e svolgendo un ruolo determinante per la difesa permanente del territorio, contrastando il pericolo, sempre presente, di dissesto.
Le speranze degli agricoltori sono riposte sul Governo perché intervenga per mettere ordine in questo caos, ricordando che c’è anche il tema degli affitti, quello degli agricoltori pensionati con 500 euro al mese che hanno ceduto i terreni in affitto gratuito a figli coltivatori diretti o quelli che ancora coltivano piccoli appezzamenti fornendo un servizio alla comunità. Per loro il moltiplicatore – che serve per determinare la base imponibile su cui calcolare l’IMU cresce da 75 a 135 portando la tassazione a livelli davvero insostenibili. Quanto al 2015, invece – prosegue il relatore al Senato – ha evidenziato l’esistenza di molte criticità che chiedono risposta. In particolare il tema della collina svantaggiata, da sempre esonerata, e degli affitti. Per le aree classificate non montane dalla nuova circolare ISTAT, per la Basilicata si resta stupiti dai suoi contenuti e, per chiarirli, oggi è prevista in Commissione un’audizione dell’Istituto di Statistica. La Commissione Finanze del Senato ha deciso un ulteriore rinvio alle ore 18:00 di giovedì 12 febbraio del termine per la presentazione di emendamenti e ordini del giorno al decreto sull’esenzione IMU.
Cosa che per Coldiretti rimane la vera questione e che da soli, senza demagogia, abbiamo evidenziato e fatto notare anche al Presidente Pittella che, fin da subito, ha deciso di intervenire stigmatizzando proprio tale argomento.
Di una cosa siamo sicuri… non finisce qui.
“La tassazione dei terreni agricoli nei Comuni non montani anche per gli imprenditori a titolo principale si trasforma in un salasso insopportabile per migliaia di imprese agricole che sono già afflitte da crisi di settore spaventosa”. Lo ha dichiarato l’on. Cosimo Latronico (FI). “E’ davvero incredibile la condotta del governo Renzi che alla ricerca di risorse non trova di meglio che tassare i produttori agricoli già in difficoltà con problematiche strutturali. Chi mantiene le imprese agricole andrebbe aiutato a fronteggiare ed a superare la crisi di produzione e di mercato intese bienne tartassate in modo davvero irresponsabile. Peraltro questa decisione finirà per pesare sui bilanci di molti Comuni che sono stati designati al ruolo di esattori delle stato per ruoli che difficilmente saranno incassati dissestando molti bilanci comunali. Speriamo che il governo Renzi ci ripensi e ponga rimedio come chiedono decine di sindaci e migliaia di produttori agricoli”.
IMU Agricola, odg del Consigliere Comunale Michele Lamacchia (PSI)
Con un ordine del giorno urgente il Consigliere Comunale Michele Lamacchia del Partito Socialista Italiano chiede che il Consiglio dia indirizzi al Sindaco al fine di ridurre l’aliquota IMU agricola dal 7.6 per mille al 4.6 per mille.
Fatte salve tutte le possibile proteste che il mondo agricolo ha il diritto di fare per opporsi ad una tassa vessatoria ed iniqua come questa, l’Amministrazione ha l’obbligo di venire incontro al settore primario per cercare di ridurre le ripercussioni economiche di questa palese e ingiusta imposta. Il territorio materano totalmente ricadente in area svantaggiata, infatti è caratterizzato da superfici idrogeologicamente sensibili, interessate per la maggior parte da colture povere quali cereali e oliveti che soffrono oltre che di una crisi commerciale per i bassi prezzi dei prodotti anche di elevati costi di produzione.
Questa odiosa imposizione – secondo Lamacchia – determinerà gravi ripercussioni nel settore agricolo, sui valori fondiari e sulla propensione agli investimenti con gravi danni economici generalizzati. La determinazione di una aliquota al 7.6 per mille è inaccettabile anche considerando che nel 2015 la base imponibile sarà ancora più ampia perché interesserà tutti i possessori e conduttori a qualsiasi titolo, quindi anche coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali. Il Consiglio Comunale – afferma Lamacchia – sarà compatto per evitare che l’Amministrazione da essere mero esattore diventi potenziale speculatore chiedendo con forza la riduzione del peso fiscale dal 7.6 per mille al 4.6 per mille.