L’ennesimo suicidio di un imprenditore, questa volta a Potenza, ci impone di mettere a tema una simile emergenza: se è vero che l’attuale è una crisi pesantissima, gli episodi purtroppo diffusi in tutt’Italia di suicidi di titolari di imprse ne sono una deriva pericolosa e preoccupante, espressione di un malessere strisciante e dilagante. E’ quanto afferma il segretario regionale della DC-Libertas Basilicata Giuseppe Potenza. C’è un altro bollettino di guerra, oltre a quello già “tristemente noto” dei morti sul lavoro, che ultimamente tra interessando l’opinione pubblica: un suicidio ogni 2 giorni e mezzo. Nell’anno 2013 sono state complessivamente 149 le persone che si sono tolte la vita per motivazioni economiche, rispetto agli 89 casi registrati nel 2012 di cui il 40% nel solo ultimo quadrimestre. Il fenomeno non conosce differenze geografiche, al Sud come al Nord. Crisi economica e peso della burocrazia spingono troppi imprenditori, artigiani e disoccupati sull’orlo del baratro: non riuscire a far fronte alle responsabilità nei confronti di dipendenti e famiglia, disperazione nel veder naufragare i sacrifici di una vita. Non so come si possa agire, lo dico francamente. Di certo, un primo passo è non restare indifferenti: si tratta di persone normalissime, con vite normali, una famiglia ed una posizione sociale. In alcune realtà territoriali la Caritas e le Parrocchie – continua – hanno promosso Centri di ascolto e di supporto psicologico. E’ sicuramente un primo passo. Il secondo riguarda l’assistenza per esempio utilizzando la procedura di composizione della crisi da sovraindebitamento sia per il consumatore che per il piccolo imprenditore, per effetto di un provvedimento giudiziale, che può consentire il blocco delle azioni esecutive individuali e di quelle cautelari sul patrimonio personale sino al momento dell’omologazione dell’accordo. La finalità del procedimento regolato dalla legge 3/2012 è quello di porre rimedio alle situazioni di sovraindebitamento, attraverso un accordo con i creditori nell’ambito di una procedura di composizione della crisi. E’ necessario far conoscere al cittadino questo importante strumento che l’ordinamento mette a disposizione – ovviamente qualora ne ricorrano i presupposti – per la soluzione di una crisi economica delle famiglie che in molti casi sembra essere senza via d’uscita. Se il suicidio, di per sé, è già un fatto poco comprensibile e difficilmente spiegabile, a quel vuoto senso di rassegnazione misto al rammarico di non aver saputo far qualcosa, si aggiunge l’assurdità di dover ammettere che, nella nostra società, un imprenditore si ammazzi per le difficoltà economiche in cui versa la propria azienda, travolto dai debiti, da mutui e prestiti negati, da ritardi nei pagamenti da parte dei clienti. E forse schiacciato dalla vergogna.