Se si taglia persino nell’acquisto-consumo di pasta in Basilicata, indicata come la regione “più pastaiola” con una punta di consumo negli ultimi anni di 44 kg pro capite, che divisi per i 365 giorni dell’anno, fanno 76 grammi al giorno, la quantità minima di un piatto di spaghetti, rispetto alla media nazionale di 28 kg pro capite, la crisi dei consumi alimentari è davvero pesante. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, in merito ai dati Istat, spiegando che ci sono in Basilicata alcune migliaia di famiglie che “accorciano” lo scontrino alimentare, tagliando su quantità e qualità, perché hanno difficoltà ad arrivare alla fine del mese e quindi tagliano anche sulla pasta. La realtà è che la crisi si è consolidata al punto che, nel 2014, non hanno ceduto solo gli acquisti nei piccoli negozi di quartiere (-2,6 per cento), finora più esposti agli effetti della recessione. Anche la spesa nella Grande distribuzione organizzata si è ridotta dello 0,5 per cento nell’ultimo anno -sottolinea la Cia- coinvolgendo sia gli ipermercati (-1,9 per cento) che i supermercati (-1,2 per cento). E questo nonostante l’aumento esponenziale di promozioni e offerte speciali, con un prodotto su tre sugli scaffali “a sconto”. Solo i discount hanno mantenuto per tutto l’anno un trend costantemente positivo e hanno terminato il 2014 con un incremento del 2,4 per cento a livello tendenziale. D’altra parte -ricorda la Cia- sono numerosissime le famiglie che ormai scelgono di fare la spesa quasi esclusivamente in questi “regni” del low-cost, che sono diventati a tutti gli effetti l’unica “via” praticabile per resistere alla pesante situazione economica del Paese. Eppure sarà che per noi lucani la pasta è sinonimo di casa. Sarà che una mamma che lavora e non ha tempo di cucinare, con un piatto di pasta se la cava sempre. E magari trova più soddisfazione da parte del figlio. Infine la pasta significa tradizione, famiglia,mentre l’italiano abbina l’idea di mangiare pasta, al concetto di cibo sano e mediterraneo. Non è possibile stancarsi della pasta, perché può essere accompagnata da un numero infinito di “condimenti”, cioè una salsa o un sugo, caldi o freddi, sostanziosi o leggeri, vegetali o con carne e variare le combinazioni all’infinito, secondo la fantasia, le stagioni e la voglia del momento. In più, esistono centinaia di formati, ognuno adatto a un diverso tipo di condimento. Ma il calo di consumi – avverte Leonardo Moscaritola, responsabile GIE-Cia (Gruppi Interesse Economico) cerealicolo – si ripercuote pesantemente sull’intera filiera cerealicola al punto che la chiusura nel nostro Paese di un pastificio tra i maggiori a causa di carenza di commesse è un brutto segnale. I nostri produttori di grano duro si interrogano sul futuro del comparto che è “aggredito” dalla spietata concorrenza di Paesi extra Ue con prezzi da svendita perchè il grano non è certo di qualità e subisce i controlli dovuti da noi, specie se biologico. Per un pastificio che al Nord interrompe la produzione da noi, a Matera, ce n’è uno che riapre dopo troppo tempo e che potrebbe dare un nuovo rilancio alla filiera cerealicola lucana. Siamo in attesa in proposito di conoscerne i programmi.