Città Plurale in una nota inviata alla nostra redazione fa il punto sulle prospettive che riguardano la città di Matera e sul fermento politico in atto in vista delle elezioni che dovranno rinnovare il nuovo consiglio comunale e determinare il nuovo sindaco di Matera.
La designazione di Matera quale capitale europea della cultura per il 2019, di cui siamo tutti orgogliosi, ha avuto sulla città, tradizionalmente sonnacchiosa, l’effetto di una bevanda energizzante e piuttosto alcolica, producendo uno stato di entusiastico invasamento, che coinvolge istituzioni e cittadini, lucani e non, i quali evocano questo titolo come un mantra propiziatorio buono per tutto, dagli eventi da organizzare, ai progetti più vari, alle sperimentazioni scolastiche, ai gemellaggi intercontinentali.
Agli effetti di questa “Oktoberfest” lucana si sono aggiunti più di recente quelli delle ormai incombenti elezioni comunali. Il risultato? Un cocktail esplosivo, che sta mettendo a rischio la tenuta di molti meccanismi collaudati, disegnando scenari nuovi, talvolta sorprendenti.
Tutto è cominciato con la pubblicazione del volume di Vincenzo Santochirico Matera Capodanno 2020: la presentazione alla Mediateca Provinciale si è trasformata in un vero e proprio evento, con un foltissimo pubblico tra cui spiccavano molti esponenti della vita culturale e politica cittadina, alcuni dei quali hanno sdoganato un’operazione dai connotati politicamente bipartisan, visto che, come è stato detto, destra e sinistra non esistono più. A questa vicenda si è intrecciata quella delle dimissioni di Raffaello De Ruggieri dal Comitato scientifico Matera 2019, dettate dalla volontà di dare una sterzata “perché questo organismo non può pestare l’acqua nel dossier, ma verificarne la concretezza e progettare una strategia per il futuro”.
Nulla da obiettare, ma- si chiede l’uomo della strada- l’avvocato De Ruggieri si è accorto solo ora della “fumisteria” dell’ora vituperato dossier? Non ha potuto in nessun modo intervenire per diradare i fumi ed orientare in senso più pragmatico l’attività del gruppo, il cui compito precipuo era proprio quello di preparare il dossier su cui si giocava la candidatura?
O forse queste erano funzionali alla “discesa in campo” del presidente di Zetema, che, con il neonato Movimento Matera 2020 (il nome riprende la suggestione del pamphlet di Santochirico), composto di volti più o meno noti, si prepara a dare l’assalto al Comune di Matera, con l’ “appoggio esterno” dell’avvocato Buccico, che un po’ a sorpresa si è tirato fuori dalla competizione dichiarando di non far parte del movimento suddetto?
E mentre si vanno finalmente delineando i nomi dei candidati delle ennesime primarie, questa volta per la il Movimento di cui sopra, l’uomo della strada- sempre lui- si chiede: ma le liste civiche, che in Basilicata non hanno prodotto nulla di significativo nemmeno negli anni d’oro del protagonismo civico in Italia (un’eccezione si può fare per la breve esperienza della giunta Manfredi, ma c’è qualcuno che se ne ricorda?), non erano nate come espressione dalla società civile che voleva marcare la distanza dalla “casta”?
E possono bastare alcuni nomi di cittadini senz’altro pieni di buone intenzioni e non tutti legati ai giochi di palazzo per garantire l’autonomia e l’indipendenza di un progetto politico sponsorizzato da chi ha vissuto gran parte della sua vita manovrando le leve del potere o a stretto contatto con i manovratori?
Coloro che ora proclamano esigenze di rinnovamento non hanno ricoperto per anni posizioni in cui hanno avuto il potere necessario per attuare il cambiamento di cui lamentano l’assenza?
Sul fronte opposto, dove di rinnovamento non si può neppure parlare, altre battaglie, combattute per mesi in un assordante silenzio, ora cominciano a produrre nomi facilmente prevedibili, annunci di “rimpasti” ad hoc, tutto all’insegna della più attenta e dosata conservazione degli equilibri. Altri nomi, anch’essi prevedibili, calati nell’agone politico, confermano un rassegnato “nulla di nuovo sotto il sole”.
E noi cittadini da anni continuiamo ad assistere all’inarrestabile degrado di una classe politica che, anche a livello locale, è apparsa sempre più ostaggio di interessi particolari, ostinatamente sorda alle voci provenienti dalla società civile, che non chiedevano poltrone o denaro, ma un’attenzione onesta e vigile al conclamato a parole e rinnegato a fatti “bene comune”.
Città Plurale fin dalla sua costituzione è stata sempre presente, critica e propositiva, sui temi che riguardano la città, a partire dall’iniziativa per la creazione del campus universitario nel 2001, a quella per la riqualificazione del ponte di vico Commercio, alla battaglia contro la costruzione del parcheggio a S. Agostino, agli interventi sui PISUS, sui regolamenti urbanistici, su “Matera 90” per impedire l’ennesima speculazione ed espansione edilizia, alla proposta che il Comune di Matera si inserisse nella campagna promossa da “Salviamo il paesaggio” contro il consumo di suolo, alla richiesta del vincolo monumentale per i quartieri di edilizia residenziale pubblica realizzati a partire dagli anni ‘30 a seguito delle Leggi speciali sul risanamento dei Sassi, fino alla decisa presa di posizione sulla vicenda relativa al Mulino Alvino/via Dante, conclusasi con il pronunciamento del TAR e del Consiglio di Stato che hanno bocciato l’operato del Comune, riconoscendo le ragioni dei cittadini .
Questi sono solo alcuni titoli di un lungo elenco, documentato da azioni e interventi pubblici, nonché da atti depositati negli uffici comunali, prove di un incessante tentativo di dialogo con l’amministrazione pubblica sui temi che connotano la qualità della vita ed un progetto di città ispirato alla trasparenza, alla partecipazione, al rispetto dei diritti di tutti i suoi abitanti.
Questo dialogo si è risolto, però, quasi sempre in un frustrante monologo: mai ci sono state risposte puntuali sul merito delle questioni; siamo stati, invece, considerati dei “gufi” ante litteram, dei “rompiscatole” che è bene tenere a distanza e far finta addirittura che non esistano.
Anche in merito alle attività legate a Matera 2019, eravamo intervenuti già prima che arrivasse la consacrazione del 17 ottobre per fare delle osservazioni sulla mancanza di un reale coinvolgimento dei cittadini e della città nel suo insieme, vista l’assoluta centralità assegnata ai Sassi e al centro storico.
Avevamo perfino “osato” chiedere di pubblicare il bilancio del Comitato, mossi da nessun altro intento che non fosse quello della trasparenza, per rendere visibili a tutti i processi su cui si articola un meccanismo decisivo per il futuro della città. Non ci risulta che ci abbiano risposto coloro che oggi prendono le distanze dai “tecnocrati” venuti da lontano, con cui pure hanno collaborato per anni, tentando in un estremo gioco illusionistico di trasformare questi “esperti”- che qualcuno avrà pur chiamato a ricoprire il ruolo che hanno, o no?- in capri espiatori, che, secondo l’antico costume, saranno scacciati dalla città e porteranno su di sé la colpa di tutto il male commesso dalla collettività!
Lasciateci dire che siamo stanchi di assistere a questo spettacolo deprimente, ispirato al più protervo trasformismo, mosso da un insano istinto di conservazione del potere e dei privilegi ad esso correlati, alimentato dalla certezza di poter continuare a disporre dei cittadini come di inerti burattini, o di cagnolini che si quietano quando ricevono l’agognato osso, nella logica atavica del clientelismo più immorale.
Abbiamo bisogno di aria nuova, fresca e vitale, che restituisca alla città tutta il suo protagonismo, liberandola da questa asfittica atmosfera nella quale muore o si impaluda ogni slancio di rinnovamento.
Viene da pensare: ma chi potrebbe prendere il posto di questi signori andreottianamente convinti che “il potere logora chi non ce l’ha”? Esiste una classe giovane non solo anagraficamente, non asservita ai meccanismi clientelari, alle faide di partito, nuova nelle categorie interpretative della realtà e nelle applicazioni operative? Sembra di no.
E questa è un’altra gravissima colpa da imputare alla nostra classe dirigente, forse la più imperdonabile: aver distrutto il futuro, aver creato il deserto intorno a sé, per rimanere asserragliata nel fortino dei privilegi e respingere qualsiasi assalto di novità.
Eppure, questo non deve spaventarci: anche nel deserto può nascere la vita, come dimostrano le piante xerofite, in grado di resistere anche ad una prolungata siccità. Purché – per favore- le si lasci crescere!
Città Plurale
Mi sembrano considerazioni abbastanza valide e coerenti. Ma città plurale, alcuni anni fa, aveva sostenuto l’attuale senatore.. che da sinistra volò a destra? ma, non ricordo bene.