Lo storico materano Gianni Maragno ha inviato un documento alla nostra redazione che rilancia l’attenzione su alcuni reperti raccolti in occasione della campagna di scavi condotta a Calle di Tricarico nel 1938, quando fu portata alla luce una Villa romana. Fra i numerosi reperti raccolti fu dissotterrato da una delle sale della villa uno splendido mosaico, che, purtroppo, giace, ormai da diversi anni, all’aperto in un cortile del Museo “Ridola” di Matera, privo delle necessarie protezioni e senza trattamenti di manutenzione. Di seguito la nota integrale.
L’attaccamento, l’affetto ed il ricordo rispettoso nei confronti del luogo natio si manifestano con carattere eterogeneo, legati, come sono, ai tempi, alla natura e alla qualità dei siti ed ai sentimenti degli individui che vi dimorano. Queste suggestioni riemergono non solo nella memoria nostalgica di quanti si allontanano dai loro paesi, ma rappresentano anche la motivazione di riconoscimento identitario per quelle generazioni di uomini e donne che non hanno inteso sradicarsene, dedicandovi impegno, fatiche e sacrifici.
Si tratta di emergenze culturali, artistiche e ambientali, depositarie di una tradizione condivisa che assume valore di insopprimibile riferimento e di fondato orgoglio, soprattutto nei frangenti di incertezza e difficoltà.
La conoscenza, la responsabilità e la correttezza relative all’informazione costituiscono un caposaldo del modello democratico di una collettività. Riferite ad una notizia di scarso valore o collegate alla diffusione di un evento importante, esse rivelano l’onestà e l’autorevolezza delle fonti deputate a gestire la comunicazione.
Una considerazione che oggi viene continuamente messa in discussione da uno scenario fortemente contraddittorio, determinato dalla instabilità e dai rischi.
Un contributo ad una consapevole riflessione ci proviene, ancora una volta dalla consultazione della consistente mole di documenti serbati presso l’Archivio di Stato di Matera, custode di un patrimonio di testimonianze e informazioni al quale molti – soprattutto coloro che sono deputati ad amministrare la Cosa Pubblica – dovrebbero rivolgere la propria attenzione, al fine di riprenderne efficaci e coscienziosi indirizzi d’azione.
È datata 12 gennaio 1933, una comunicazione con oggetto: Tricarico (Matera) – Scoperte Archeologiche in Contrada Calle, che il Regio Soprintendente per le Antichità e l’Arte del Bruzio e della Lucania indirizzava a S.E. il Prefetto di Matera. Nel fascicolo della Conservatoria materana, accanto alla lettera sopra ricordata, si ha occasione di leggere un trafiletto, estratto dal periodico “Tribuna” dell’11 gennaio 1933, dalla cui trascrizione prendiamo le mosse:
Necropoli Romana rinvenuta in Lucania
L’Agenzia “L’Italia d’Oggi”, informa che una scoperta archeologica, la cui portata non può essere ancora valutata esattamente, ma di sicuro destinata a suscitare il più vivo interesse nel campo archeologico, è stata fatta a Matera, in Lucania. Una necropoli dei tempi romani, ricca di suppellettile funeraria, è tornata alla luce dopo tanti anni di sepoltura.
Sotto questa necropoli sono stati scoperti gli avanzi di una antichissima città. Si tratta delle fondamenta di una murazione notevolissima per solidità e imponenza di costruzioni, di zone pavimentate con grossi lastroni di pietra viva, di piedistalli di colonne lavorate con grazia e arte.
L’informazione alla base della nota d’agenzia riportata ci consente di valutare più adeguatamente il testo della lettera del Soprintendente locale, che di seguito offriamo:
Nella Tribuna di ieri 11 corr. si legge la notizia che qui unita ritagliata, nella supposizione che sia sfuggita a V. E. .
Essa tratta di una scoperta archeologica che sarebbe stata fatta a Matera; mentre probabilmente volevasi segnalare un trovamento di tombe antiche in località Calle presso Tricarico, del quale la Soprintendenza attraverso gli organi locali a ciò autorizzati è già minutamente informata, e la cui suppellettile è stata posta in salvo, per mia disposizione presso codesto R. Museo Nazionale.
Senonché l’informazione divulgata dall’Agenzia “L’Italia d’Oggi” è errata, ampliata, e tale perciò da poter ingenerare equivoci e perditempo per fornire eventuali chiarimenti derivanti dal modo inesatto con cui le cose sono state riferite.
Mi permetterei pertanto di richiamare la personale attenzione di V.E. sul fatto affinchè venga rintracciato l’informatore ed opportunamente redarguito a limitare il proprio zelo ed a ben controllare simili notizie prima di riferirle.
Non è la prima volta che siffatte divulgazioni di carattere pseudo-scientifico sfuggono al controllo governativo sulla stampa e creano fastidi sia al Ministero dell’Educazione Nazionale e sia a questa Soprintendenza che nella regione è l’unico Istituto competente e responsabile in materia.
E debbo anche aggiungere che codeste notizie – sempre ghiotte per il pubblico colto o semicolto – vengono anche ripetute poi dalla stampa estera, complicando così ancor peggio le cose. È necessario quindi per la serietà dei nostri studi e per la severità cui deve essere informata ogni manifestazione italiana, che il fervore campanilistico – e spesso ignorante – di codesti corrispondenti sia ben vagliato e controllato.
Con molte scuse e dovuto ossequio.
IL SOPRINTENDENTE E. Galli
Ironia della sorte, nella campagna di scavi condotta a Calle di Tricarico nel 1938 fu, invece, portata alla luce una Villa romana, smentendo clamorosamente quanto sostenuto qualche anno prima dal Soprintendente alle opere d’arte della Basilicata. Fra i numerosi reperti raccolti fu dissotterrato da una delle sale della villa uno splendido mosaico, che, purtroppo, giace, ormai da diversi anni, all’aperto in un cortile del Museo “Ridola” di Matera, privo delle necessarie protezioni e senza trattamenti di manutenzione: le tessere del manufatto hanno perso l’originaria brillantezza e le erbacce hanno scardinato diversi frammenti. Viene rabbia al pensiero che quest’opera d’arte, conservata e protetta per secoli dalla terra che la ricopriva, rischi oggi di subire seri danni a causa dell’incuria, proprio di quella “Soprintendenza che nella regione è l’unico Istituto competente e responsabile in materia”, mutuando le parole del Soprintendente Galli.
La cronica mancanza di fondi, poi, ha fatto sì che gli scavi di Calle si siano fermati a più di ottanta anni fa e non siano stati più completati. Occorrerebbe ripristinare e riproporre gli ideali e lo spirito d’iniziativa che animò i pionieri dell’archeologia di questa regione: il Dott. Domenico Ridola e l’Ispettore Onorario ai monumenti Vittorio Di Cicco di San Mauro Forte, i quali, non disdegnando di imbracciare pala e piccone, dettero vita rispettivamente al Museo Civico di Matera e a quello Archeologico provinciale di Potenza. È su questo terreno che Matera, Città Capitale europea della Cultura 2019, dovrà dimostrare di volere e sapere operare, estendendo lo sguardo alle periferie della propria provincia e della propria regione, riportando alla luce la vera cultura quella che attraverso i millenni ha scandito, nel nostro come in altri territori, il cammino di crescita del genere umano: un settore, quello della cultura e dell’arte, che potrà divenire remunerativo, soltanto quando investimenti adeguati ne consentiranno la valorizzazione e la fruizione. Prima ancora, però, è necessario un cambio di mentalità: arte e cultura non possono essere considerate soltanto voci di costo incasellate nel bilancio dello Stato; un’amministrazione lungimirante e competente dovrebbe, invece, prendersene cura, destinando vigilanza e dotazioni cospicue a risorse che costituiscono ricchezza e progresso inesauribili di un territorio.
Gianni Maragno