E’ facile dedurre che tra gli oltre 4 milioni di cittadini italiani che hanno fatto ricorso a una raccomandazione per ottenere un’autorizzazione o accelerare una pratica, secondo quanto riferisce una ricerca del Censis, c’è un numero non facilmente quantificabile ma sicuramente consistenti di lucani. E’ il commento del segretario regionale della DC-Libertas Basilicata Giuseppe Potenza ricordando che sono passati esattamente nove anni da quando la Dc-Libertas riprendendo, dopo la traumatica e frettolosa liquidazione del partito, a fare i primi passi della politica “alla luce de sole”, tra le prime iniziative ha promosso da noi l’Osservatorio sulla raccomandazione facendo seguito ad uno dei primi documenti-denuncia sui privilegi degli ex consiglieri regionali che nel corso degli anni hanno prodotto importanti risultati. Ebbene, secondo la ricerca del Censis, “per ottenere autorizzazioni e accelerare pratiche restano le solite maniere: dalla raccomandazione al regalino. Per ottenere un’autorizzazione o accelerare una pratica nella pubblica amministrazione milioni di italiani hanno fatto ricorso a una raccomandazione o all’aiuto di un parente, amico, conoscente. All’inefficienza della pubblica amministrazione gli italiani si adattano secondo una doppia morale, al punto che sarebbero quasi 800.000 le persone che hanno fatto un qualche tipo di regalo a dirigenti e dipendenti pubblici per avere in cambio un favore”. Il fenomeno comunque, da una parte per l’affermazione della cultura della meritocrazia e della pari opportunità e dall’altra della sempre più ridotta possibilità di garantire posti di lavoro come corsie preferenziali – continua Potenza – è sicuramente più limitato rispetto agli anni sessanta-ottanta. Siamo orgogliosi di aver contribuito attraverso l’Osservatorio, realizzato da noi nel 2006, quale strumento che smuove le coscienze della gente che fa ricorso alla raccomandazione e alla spintarella come normale prassi, a ridimensionare il fenomeno che è essenzialmente di costume. Un altro sintomo delle difficoltà di rapporto dei cittadini con la pubblica amministrazione è il ricorso a soggetti di intermediazione (Caf, patronati, ecc.) per relazionarsi con gli uffici pubblici: nell’ultimo anno lo hanno fatto 3,3 milioni di italiani. Ma ci preoccupa che le disuguaglianze sociali sono aumentate perché chi meno aveva più ha perso: nell’ultimo anno gli operai hanno avuto un taglio della spesa media familiare mensile del 6,9%, gli imprenditori del 3,9% e i dirigenti dell’1,9%.
Certe cattive pratiche sono dure da sradicare, in Italia tanto da far pensare di essere connaturate con il modo di fare nazionale. Colpa – anche – della cattiva reputazione che ha la pubblica amministrazione tra gli italiani. Il 50,5% degli italiani pensa che la pubblica amministrazione funzioni male (il dato sale al 59% al Sud) e solo per meno dell’1% funziona molto bene. Per il 63,5% nell’ultimo anno la pubblica amministrazione non è cambiata, per il 21,5% è addirittura peggiorata e solo per il 15% è migliorata. Per farla funzionare meglio il 45,3% degli italiani chiede in primo luogo il pugno di ferro per punire i corrotti e regole più severe per licenziare i finti malati. Il 34,7% vorrebbe l’assunzione di dirigenti giovani, dinamici e capaci di organizzare meglio le cose. Il 22,1% chiede che i dipendenti pubblici siano licenziabili come quelli che lavorano nel privato e il 19,3% vuole che i più meritevoli vengano pagati meglio. Nello studio infine il Censis afferma che la ripresa è alle porte, ma “la politica rischia il flop a causa di una pubblica amministrazione inefficiente”.