Trenta immagini firmate da Ferdinando Scianna – uno dei più importanti fotografi italiani, autore di fama internazionale – ritraggono donne del nostro Sud in epoche e località differenti. Icone di sguardi e di silenzi, tra arcaicità simbolica e vivida contemporaneità. Approda a Matera, da sabato 4 aprile a domenica 19, all’interno di Casa Cava (in via San Pietro Barisano, ingresso 3 euro, tutti i giorni dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18, infotel: 345.61.58.722), la straordinaria mostra fotografica «Il Sud e le Donne», una produzione dell’associazione culturale barese Veluvre – Visioni Culturali.
La mostra è stato il fiore all’occhiello di «Tu non conosci il Sud» (www.tunonconoscilsud.it), rassegna culturale a cura del giornalista e saggista Oscar Iarussi, la cui prima edizione si è svolta a Bari dal 25 novembre al 4 dicembre 2014. La manifestazione, così come la mostra fotografica, è stata sponsorizzata da UniCredit, con i patrocini dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” e di Matera Capitale Europea della Cultura 2019, in collaborazione con la Libreria Laterza e la Fondazione con Il Sud.
E proprio in virtù della collaborazione già in opera con Matera 2019, nel percorso di avvicinamento all’anno in cui Matera e la Basilicata saranno capitale europea della Cultura, l’associazione Veluvre ha inteso puntare alla realizzazione di un appuntamento lucano di Tu non conosci il Sud: nasce così l’allestimento materano della mostra di Ferdinando Scianna. Trenta suggestivi scatti scelti dallo stesso Scianna che creano un dialogo ogni volta nuovo con lo sguardo e la memoria del visitatore: immagini realizzate nel Meridione d’Italia, a cominciare dalla Sicilia di cui è originario il grande fotografo. Donne “senza nome” e tuttavia presenze nitide (talora con un sentore di assenza), bellissime al pari delle modelle ritratte, e, fra le altre, le attrici Maria Grazia Cucinotta e Monica Bellucci.
Tu non conosci il sud
La manifestazione, caratterizzata dall’originalità della formula che mescola e mette a confronto linguaggi e protagonisti diversi (teatro, musica, cinema, letteratura, economia, poesia), nella sua prima edizione ha riservato incontri, dibattiti, videoproiezioni di cortometraggi, la suddetta mostra fotografica di Scianna che era allestita nel foyer del teatro Petruzzelli, momenti letterari, teatrali e musicali in vari altri luoghi della città di Bari. Discipline e linguaggi affratellati da proposito comune: contribuire all’onore e alla concretezza di immagini del Mezzogiorno, rappresentandolo nelle sue sfaccettature e nella sua dialettica di di là dagli stereotipi dominanti. Un Sud oltre Gomorra e oltre il mero eden turistico, come è stato confermato nella serata di chiusura della rassegna barese dall’inedito spettacolo di Rocco Papaleo. E il successo di stampa e di pubblico che ha arriso alla rassegna conferma la necessità di proseguire su tale strada, senza distrarsi al bivio, si potrebbe dire parafrasando Rocco Scotellaro.
Di seguito, il testo critico di Vito Amoruso che presenta le foto in mostra, una sintetica biografia di Ferdinando Scianna e il testo di Oscar Iarussi sull’appuntamento lucano di Tu non conosci il sud.
Ferdinando Scianna, una visionaria scena di ombre
Ho sempre pensato che l’inconfondibile cifra espressiva di Ferdinando Scianna risieda in una straordinaria capacità di conferire alla realtà osservata, o meglio alla sua immagine riflessa nello scatto fotografico, una qualità visionaria, ben oltre la sua natura apparente di “oggetto” da riprodurre.
Immagini e ritratti – rappresentino essi persone, cose, paesaggi, luci, ombre, chiaroscuri, tempo e stagioni della vita che Scianna sempre raccorda fino a fonderli fra di loro – sono sottoposti alla reinvenzione di uno sguardo che individua un loro “oltre”, una essenza segreta che viene intravista, o, si potrebbe dire, leopardianamente “si finge”.
L’affinità con i tratti distintivi della lingua della poesia è resa evidente da una qualità antirealistica dello sguardo di Scianna, che aggiunge a ciò che viene fissato nell’istante di uno scatto,una sua estrema verità o, forse, la radice ultima di una sua suprema illusione. Di qui a me pare discenda una ulteriore sua cifra distintiva, cioè la natura di scena teatrale delle sue immagini e dei suoi ritratti: il suo sguardo “espone” la scena insieme eterna e cangiante delle nostre vite, la loro strutturale recita.
Nulla lo dimostra meglio di queste foto di “donne del Sud” esposte a Bari e a Matera: l’ostensione stilisticamente accentuata delle loro pose e dei gesti, sullo sfondo e nella cornice arcaica o modernamente surreale che li racchiude, non rappresenta una verità documentaria e tanto meno antropologica, ma il loro esatto contrario.
Sono ritratti di donne, note o sconosciute, tutte di conturbante bellezza, colte nel loro transito, velate da una tenda o incorniciate dentro il riquadro di un rustico o fra volti di anziani a loro appaiati. Donne eccentriche nel loro abbigliarsi: il nero totale che le trasforma in steli, gli arabeschi screziati che ramificano le loro vesti o le gonne aperte a ventaglio come corolle di un fiore.
Sono, queste donne, anche volti di fanciulle che fissano l’obiettivo a viso aperto, ma non per questo meno impenetrabile, occhi bruni che osservano diritti o di sbieco, incorniciati da una ghirlanda rustica che sembra evocare un lontano oriente o completamente di spalle, oppure sullo sfondo aperto di uno sfuggente orizzonte marino al quale paiono appartenere.
Sono visionarie immagini del cuore, accarezzate ombre della propria fantasia che fissano il mistero di un universo femminile insieme familiare e straniero.
(Vito Amoruso, critico letterario e anglista)
Ferdinando Scianna – Note Biografiche
Ferdinando Scianna nasce a Bagheria in Sicilia nel 1943. La sua carriera inizia negli anni Sessanta raccontando per immagini la cultura e le tradizioni della sua regione d’origine; da questo lavoro è nato anche un libro scritto con Leonardo Sciascia sulle feste religiose. Trasferitosi a Parigi collabora con Le Monde Diplomatique e La Quinzaine littéraire, prima di dedicarsi a reportages in tutto il mondo. Nel 1982 viene chiamato a far parte della leggendaria agenzia Magnum Photos, cui lo introduce Henri Cartier-Bresson, le cui opere – incluso lo storico ciclo di fotografie scattate in Basilicata dagli anni ’50 ai ’70 – avevano influenzato il giovane Scianna. Nello stesso periodo lavora anche nell’alta moda e nella pubblicità, affermandosi come uno dei fotografi più richiesti, fornendo, tra le altre cose, un contributo essenziale al successo delle campagne degli stilisti Dolce e Gabbana. Dal 1987 alterna al reportage la fotografia di moda riscuotendo un successo internazionale. Il 2003 vede l’uscita del libro “Quelli di Bagheria” (che fa parte di un progetto più ampio che include un documentario e varie mostre), ricostruzione dell’ambientazione e delle atmosfere della sua giovinezza attraverso una ricerca nella memoria individuale e collettiva. Nel dicembre 2006 viene presentato il calendario 2007 del Parco dei Nebrodi, con dodici scatti dell’attrice messinese Maria Grazia Cucinotta. Con il regista, suo concittadino, Giuseppe Tornatore, in occasione del film “Baària”, pubblica nel 2009 il libro fotografico “Baaria Bagheria”. É autore di numerosi libri fotografici, gli ultimi dei quali sono “Ti mangio con gli occhi” (Contrasto, 2013), “Visti e scritti” (Contrasto, 2014) e “Lo specchio vuoto. Fotografia, identità e memoria” (Laterza, 2014). Svolge inoltre una intensa attività critica e giornalistica; ha pubblicato moltissimi articoli su temi relativi alla fotografia e alla comunicazione per immagini in generale.
Tu non conosci il Sud
“Tu non conosci il Sud” è un lampo del poeta meridiano Vittorio Bodini (1914-1970). Allo scoccare del centenario, la sua luce ha orientato una iniziativa culturale a Bari, che ha stimolato incontri, smosso pensieri e liberato emozioni. La manifestazione venne sùbito patrocinata da Matera 2019, il cui sguardo va ben di là dai confini dei Sassi e delle gravine, lungo il filo dell’orizzonte europeo nel Meridione. Il cardine della rassegna? Ora eccolo qui a Matera: è la mostra fotografica “Il Sud e le donne” di Ferdinando Scianna, concepita all’uopo, che approda da sabato 4 a domenica 19 aprile 2015 nella Casa Cava. E’ questo un altro prestigioso contenitore culturale, dopo il foyer del teatro Petruzzelli, “in dialogo” con le magnifiche immagini di Scianna, senza dubbio tra i fotografi italiani più apprezzati in ogni dove, un maestro anticonvenzionale e molto amato. D’altronde, la formula di “Tu non conosci il Sud” chiama a raccolta discipline e linguaggi diversi fra loro che fraternizzano in un proposito comune: contribuire all’onore e alla concretezza simbolica del Mezzogiorno.
Per il giovane fotoreporter siciliano Scianna fu decisivo l’incontro con Leonardo Sciascia, lo scrittore rivelatosi grazie a Le parrocchie di Regalpetra (Bari, 1956) apparso negli innovativi “Libri del tempo” dell’editore Vito Laterza. E’ la medesima collana in cui trovò posto Contadini del Sud di Rocco Scotellaro, poeta del riscatto ed intellettuale modernissimo, forse più “giovane” oggi che nel 1953 in cui scomparve trentenne e incompreso. Scotellaro è uno dei numi tutelari di Matera capitale europea della cultura 2019, ovvero della Basilicata coast to coast dall’Atlantico al Mar Nero, diremmo con Rocco Papaleo (tra i protagonisti di “Tu non conosci il Sud” a Bari).
Sciascia e Bodini si scambiarono lettere, idee e vagheggiarono una raccolta mediterranea di testi antichi e moderni. Voci lontane, sempre presenti che – a prestar orecchio – echeggiano anche nello scrigno ipogeo di Casa Cava. “Tu non conosci il Sud, le case di calce / da cui uscivamo al sole come numeri / dalla faccia d’un dado”. Un azzardo, una vertigine. C’è il segno stesso del nostro presente nell’essere “numeri”, per esempio precari nel lavoro. Eppure bisogna lanciarsi nel mattino, fare l’esperienza del nitore, senza temere le ombre né sottacere i problemi: “Ha da passà ‘a nuttata” non vuol dire che la nottata sia già passata (immenso Eduardo).
Ricominciare dal Sud si può, oltre i luoghi comuni che lo riducono a un eden folcloristico o a una sconfinata Gomorra. La sfida di Matera 2019 è lì a ricordarlo, mentre i volti femminili in mostra costituiscono un invito in tal senso: sono esercizi di realtà, della sua rapinosa bellezza.
(Oscar Iarussi, saggista e giornalista)
La location
La mostra sarà allestita a Matera, nel cuore dei Sassi, all’interno di Casa Cava, l’unico centro culturale ipogeo del mondo, simbolo della parabola storica e della rinascita culturale di Matera; un luogo nato come cava di tufo, poi abbandonato e usato come discarica, infine trasformato in centro per la creatività giovanile.
La mostra sarà visitabile da sabato 4 aprile a domenica 19 aprile 2015, giorno di chiusura: mercoledì – seguendo gli orari di apertura della struttura ospitante, ovvero 10.00-13.00/15.00–18.00 (infotel: 345.61.58.722)..
Oscar Iarussi
Giornalista professionista, saggista, critico cinematografico e letterario, è responsabile Cultura e Spettacoli del quotidiano “La Gazzetta del Mezzogiorno”. È stato presidente della Fondazione Apulia Film Commission, componente della Commissione per la Cinematografia del Mibact, ed è attualmente nella commissione esperti della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Ha collaborato con festival a Montréal e a Edimburgo, e contribuito al primo dossier di candidatura di Matera a capitale europea della cultura 2019. Ha ideato e curato, fra le altre, le rassegne multidisciplinari “Mezzogiorno di cinema” (2006), “Frontiere – La prima volta” (2011) e “Tu non conosci il Sud” (2014). Ha tenuto corsi e seminari di giornalismo e di discipline dello spettacolo nelle università di Bari, Foggia, Cassino, “Federico II” di Napoli, Ca’ Foscari Venezia e Luiss di Roma. I suoi libri più recenti sono: “C’era una volta il futuro. L’Italia della Dolce Vita” (il Mulino), “Ciak si Puglia, cinema di frontiera 1989-2012” (Laterza), e “Visioni americane. Il cinema on the road da John Ford a Spike Lee” (Adda). Scrive anche per alcune riviste culturali “on line”, fra le quali “il Mulino”, “minima & moralia” e “Reset” dove cura il blog “La bella confusione”.
Associazione Veluvre – visioni culturali
L’Associazione cura e gestisce tutte le attività necessarie alla realizzazione di progetti culturali, eventi, manifestazioni, convegni, seminari di studio, progetti di ricerca, laboratori formativi, pubblicazioni cartacee e multimediali, mostre, rassegne, conferenze, dibattiti, dalla ideazione, alla produzione, all’ufficio stampa, alla comunicazione. Le professionalità che la compongono coprono tutte le necessità sia in fase di creazione sia in fase di organizzazione degli eventi (progettazione, organizzazione, comunicazione, pubbliche relazioni e ufficio stampa, amministrazione e area legale) nell’ambito letterario, teatrale, cinematografico, musicale, dello spettacolo dal vivo, avvalendosi anche del contributo di professionisti esterni e cercando di coinvolgere attivamente tutti i soggetti pubblici e privati di riferimento nella realizzazione delle iniziative.