Riceviamo e pubblichiamo il contributo inviato alla nostra redazione dall’avvocato materano Pierluigi Diso in vista delle prossime elezioni comunali previste a Matera.
Pierluigi Diso: “Il potere logora, la Politica costruisce”.
Un clima politico davvero incerto aleggia già sulla nostra città. Doveroso è quindi che anche il cattolico si soffermi sulle motivazioni di potere che hanno condotto a questi esiti, d’altronde, chi ancora oggi ci governa è stato eletto democraticamente. Sono stati quindi votati dai nostri concittadini. Questo è un fatto. E il potere allora? Il potere logora, chi non ce l’ha aveva detto Giulio Andreotti, riprendendo una vecchia citazione del celebre politico e diplomatico francese Maurice de TaYllerand un paio di secoli prima. Ma non è vero che il potere logora chi non ce l’ha. Il potere, all’opposto, logora chi ce l’ha, perché il rischio di farsi divorare dalla sua brama è come un vortice che risucchia le intenzioni più nobili e gli obiettivi più elevati. Per quanto tempo si è discusso e si continua a discutere di voler promuovere un rinnovamento nello stile di governo e nelle finalità della stessa azione amministrativa? Non metto in dubbio la bontà e la sincerità delle intenzioni. A queste, però, devono seguire i fatti. Perché ciò avvenga bisogna porre al centro dell’azione amministrativa le esigenze della cittadinanza, ovvero i progetti da portare avanti nell’interesse collettivo. Purtroppo tale nobile intento, pure proclamato in più occasioni e dalla totalità dei soggetti politici in campo, è stato sempre ostacolato da “impedimenti” dovuti alle alleanze tra le parti, sempre in divenire e sempre in fase di riformulazione. Alleanze spesso ardite e trasversali, stipulate in barba alla sovrana volontà popolare. Alleanze che vengono strette da forze politiche che coltivano il sistematico cinismo della convenienza. In tal modo, dunque, si crea puntualmente una discrepanza tra la nobiltà degli obiettivi di governo e l’impossibilità di conseguirli a causa della fragilità delle compagini politiche. Questo perché, con tutta evidenza, non si riesce a mettere in secondo piano gli interessi e le divergenze personali e di gruppo in vista del conseguimento del nobile fine dell’azione politica: l’amministrazione dei beni comuni per il miglioramento della qualità della vita per la cittadinanza intera. Forse occorrerebbe pensare e dire di più “noi” che “io”. Ecco che Don Tonino Bello, nella lettera al re Saul, ossessionato dal demone del potere, scriveva: <<Carissimo Saul, il potere logora chi non ce l’ha, l’ha detto un protagonista della politica nostrana. E verrebbe da credergli, vista l’inossidabile tenuta con cui ha resistito a tante intemperie di palazzo. Più che a lui, però, io credo a te, o umanissimo simbolo di tutti coloro che soccombono, logorati da un compito che li sovrasta! Anzi, mi sei simpatico proprio per questo […]. Dunque, il potere logora chi ce l’ha. Logora perché non è fatto per sfidare il tempo. L’arte sfida il tempo: la poesia, la musica, la cetra appunto. Ma il potere no: i regimi, i governi, la lancia insomma, sono effimeri. Si usurano presto. Non sono generi a lunga conservazione. Coprono solo un segmento di tempo: quanto basta per offrire un servizio. Ma, terminato l’offertorio, si sfibrano: e sfibrano anche i titolari che si ostinano a mantenerli in vita con l’ossigeno. Un potere, insomma, che si candida a sogni di eternità, sfocia inesorabilmente nella follia. In fondo, il tuo errore non è stato quello di avere esercitato un potere, ma quello di non averne accettata la provvisorietà […]. Solo Dio ha un potere che non tramonta mai. Il demone del potere, infatti, ossessiona ancora oggi una moltitudine di gente. Finché ci si batte per raggiungere il potere, si rimane all’interno della dialettica di ogni crescita umana: si è invasati, per così dire, da un demone buono. Oltretutto, in questa fase ci si può sempre consolare che si è spinti dal bisogno di rendere un servizio agli altri. La perversità nasce, invece, non quando ci si batte per ottenere il potere, ma quando si lotta disperatamente per conservarlo. Allora subentra il demone maligno. Compare lo stesso <<sovrumano spirito cattivo>> che un giorno s’impadronì di te. Affiora il genio del male, che introduce nell’uomo di potere la logica della lancia, cioè la logica della guerra. Perché, chi vince una guerra pensa che sia l’ultima, la definitiva, l’assoluta. Così chi conquista il potere: si arroga pretese di stabilità imperitura>>.
Pierluigi Diso