Uguaglianza delle tariffe verso le strutture; equa distribuzione territoriale per aree omogenee (quota capitaria); incentivazioni dei consorzi e delle forme di cooperazione: sono le vere soluzioni per scongiurare rapidamente il pericolo di chiusura delle strutture private accreditate. E sono anche le proposte cardinali per rimodulare il sistema della specialistica ambulatoriale accreditata in vista dell’equità di accesso, illustrate oggi dai dirigenti di Sanità Futura nell’audizione in Quarta Commissione del Consiglio Regionale.
La delegazione di Sanità Futura – composta da Michele Cataldi, Giuseppe Demarzio e Antonio Mussuto – ha presentato uno studio finalizzato alla ricerca delle anomalie nella composizione dell’offerta di prestazioni sanitarie del privato accreditato ed alla ricostruzione di una strategia per una più efficiente assistenza territoriale finalizzate alla definizione di un modello di specialistica ambulatoriale che superi lo spreco di risorse e assuma valore strategico.
Nel sottolineare che l’incidenza della specialistica privata sul totale è del 2,75% con una fortissima dominanza delle strutture pubbliche, Cataldi a nome di Sanità Futura ha sollecitato una maggiore distribuzione territoriale delle risorse e delle funzioni sanitarie per contrastare la migrazione e, al contrario, favorire l’immigrazione sanitaria; l’integrazione delle attività ambulatoriali delle strutture private con il sistema ospedaliero regionale; l’implementazione di nuove e più attuali prestazioni e l’attivazione dei servizi ambulatoriali complessi per abbattere i costi di ospedalità in special modo quelli del day surgery e del day hospital extra regionali. Resta anche di prioritaria e importanza la rete dei laboratori di analisi che rischia il tracollo per effetto combinato tra il tariffario “Balduzzi” e l’obbligo delle 100.000 prestazioni annue, per cui si rende indispensabile procedere rapidamente con forme di incentivo verso la costituzione di consorzi che la Regione ha già indicato nella legge di stabilità. Tra i dati più significativi dello studio: la fisioterapia incide per il 55% (poco più di 14 milioni di euro); la medicina di laboratorio per il 25% (6,3 milioni); la radiodiagnostica per il 14% (3,7 milioni); “altre prestazioni” per il 6% (1,5 milioni). Con la legge di stabilità (LR 5/2015) si prevede – è stato evidenziato – che la spesa per il privato accreditato (specialistica ambulatoriale, assistenza ospedaliera e assistenza riabilitativa) sostenuta dalle Aziende Sanitarie Locali negli anni 2015 e 2016 non può essere superiore al costo consuntivato nell’anno 2013 al netto della mobilità sanitaria attiva. E’ necessario – ha sostenuto Cataldi – conoscere a quanto ammonta il “costo consuntivato” e come si intende redistribuire questa risorsa al proprio interno; è necessario anche conoscere gli indirizzi-criteri di natura programmatoria in base ai quali poi i Direttori generali delle AASSLL dovranno attenersi per sottoscrivere i nuovi contratti; e in ultimo, non per importanza, conoscere i fabbisogni, secondo le funzioni sanitarie individuate, per garantire i livelli essenziali e uniformi di assistenza (Lea).
Abbiamo voluto indicare soluzioni possibili e consegnare la speranza di una urgente presa di coscienza da parte del Consiglio regionale per la ridefinizione in modo sistematico – ha detto il presidente di Sanità Futura – delle funzioni e della struttura dell’offerta che sembra essere determinata più per spinte interne che per un reale orientamento ai bisogni sanitari e all’efficienza economica. L’audizione è risultata significativamente positiva per l’attenzione mostrata da tutti i componenti della Quarta Commissione e l’impegno ribadito dal Presidente Bradascio a superare i punti di criticità.