A metà del percorso esperienziale intrapreso con i laboratori di P-Stories, il progetto di auto-narrazione territoriale dal basso ideato da Allelammie è già entrato nella carne viva della comunità, grazie al suo sguardo profondo, che sa puntare dritto al cuore delle cose.
I luoghi di confino politico di Marconia hanno segnato un punto d’inizio, un modo per riscoprire come, nella storia delle origini di Marconia, gli indigeni fossero i forestieri confinati dal regime e non i pisticcesi che poi vi si sarebbero stati trasferiti a causa del dissesto idrogeologico del centro storico. L’argilla fluida delle frane, traccia della seconda giornata di Experience Lab, è anche vita, creatività, arte, agricoltura.
Riscrivere dal basso e in modo collettivo il libro di storie su Pisticci significa ascoltare i ricordi dei confinati di un tempo, rileggere la storia del trasferimento di parte dell’abitato, raccogliere le sensazioni di un passante, riscoprire i Quattro Caselli o i simboli del regime rimasti in piazza Elettra a Marconia. Una costruzione ristrutturata sul ciglio di un muro di contenimento della frana del Croci rivela il valore della resilienza degli uomini, mentre una donna solcata in viso dalle fatiche del tempo custodisce l’orgoglio delle radici.
Ma con P-Stories non parlano solo le persone. Anche i luoghi hanno storie da narrare, basta dargli ascolto. Un costone di eucalipti con vista sul Dirupo è diventato negli ultimi anni posatoio per una delle più importanti colonie di grillai del territorio. Una distesa d’argilla, che qualcuno immagina femmina ed altri transgender, si colora di particolarissima vegetazione, fra ferule e salsuggini, ignare custodi di vecchie fornaci abbandonate sul ciglio di una distesa di fossili, che pure narrano la storia di un’altra era. Le conversazioni nomadi si perdono in mille rivoli che poi sanno ritrovarsi miracolosamente in un unico frame narrativo.
P-Stories alimenta anche i dubbi. A volte è la vegetazione che sembra sorreggere i calanchi, altre volte ci sono leggende metropolitane da fugare. La visione di P-Stories è caleidoscopica e viene esaltata dalla forza dirompente dell’auto-narrazione.
Le piccole storie di pisticcesi vicini e lontani saranno raccolte in un patrimonio digitale, fino a confluire nel primo sito web (www.pstories.it) e nella prima app per smartphone di promozione turistica integrata del territorio di Pisticci. Ogni storia sarà geo-localizzata in una mappa interattiva (geoblog) sotto forma di contenuti digitali (audio, video, foto e testi), con il duplice obiettivo di creare un archivio digitale della conoscenza del territorio ed avviare una pre-esperienza alla sua fruizione da parte di viaggiatori e turisti.
Il progetto, lanciato nella primavera 2014, è ripartito in una full immersion di quattro giorni che si concluderà sabato 18 aprile con la Festa di Primavera, dopo aver assaporato, venerdì 17 aprile, il gusto delle storie legate al cibo. La sua Experience Lab, sotto la guida del direttore artistico Luigi Vitelli, del project manager Massimiliano Selvaggi e del partner d’eccezione, Carlo Infante di Urban Experience, sta permettendo in questa fase di individuare le storie che saranno poi raccolte sul campo nei prossimi due mesi. Ai tavoli, organizzati nella sala consiliare di Pisticci, i cercatori di storie hanno già iniziato ad ascoltare i narratori ed a catalogare i loro racconti.
Segnate le prime tracce narrative, i volontari di P-Stories si fanno sciame nei radio-walkshow, durante i quali il frame di partenza si scompone nella miriade di racconti e sensazioni della carovana itinerante e dei suoi ospiti. Al termine di ogni giornata un diario di bordo virtuale ricompone il flusso dei social network alimentato dai partecipanti (www.pstories.it/storify).
P-Stories è una università nomade il cui cammino intende dar forma alla partecipazione. Un percorso rivoluzionario, in cui la tecnologia è al servizio dell’antropologia con il dichiarato intento di riscoprire una identità sulla quale edificare un futuro possibile.