“Giù le mani dalla fragola candonga simbolo del Metapontino e dell’eccellenza alimentare lucana”. Lo afferma il consigliere regionale Paolo Castelluccio (Fi) sottolineando che “anche la Regione deve sostenere ogni azione possibile per respingere, come sta facendo e non da oggi il Club Candonga, realtà associativa di natura consortile, a cui aderiscono i produttori della Candonga Fragola Top Quality, gli unici a poter disporre dell’utilizzo del marchio, attraverso Carmela Suriano, contro i reiterati tentativi di contraffazione e frode che producono effetti negativi non solo sui produttori ma nei confronti dei consumatori. Dunque ”tolleranza zero” verso chi imita i nostri prodotti d’eccellenza, facendo concorrenza sleale alle nostre imprese e compromettendo il prestigio del nostro sistema agroalimentare dentro e fuori i confini nazionali. La Regione ad esempio – dice Castelluccio – può promuovere una campagna di promozione dei nostri prodotti tipici di qualità aiutando i consumatori italiani a distinguerli negli scaffali dei supermercati. Non basta organizzare il solito convegno sulla fragola del Metapontino o magari sull’ortofrutta. Accade invece come denunciano associazioni di agricoltori e produttori italia che gli “agropirati” si camuffano dietro le sigle più strane e singolari. Si va dal Parmesao (Brasile) al Regianito (Argentina), al Parma Ham (Usa), al Daniele Prosciutto & company (Usa), dall’Asiago del Wisconsin (Usa) alla Mozzarella Company di Dallas (Usa), dalla Tinboonzola (Australia), alla Cambozola (Germania, Austria e Belgio), al Danish Grana (Usa). Basti pensare che solo negli Stati Uniti il giro d’affari relativo alle imitazioni dei formaggi italiani supera abbondantemente i 2,5 miliardi di dollari.
E il danno, purtroppo, è destinato a crescere, visto che a livello mondiale ancora non esiste una vera difesa delle nostre Dop, Igp e Stg, che comprendono formaggi, oli d’oliva, salumi, prosciutti e ortofrutticoli. Una difesa che non significa soltanto la tutela di un patrimonio culturale, dell’immagine stessa dell’Italia, ma anche la valorizzazione di un settore economico che ha un fatturato al consumo di 8,851 miliardi di euro ed un export di 1,844 miliardi di euro. Prodotti che, inoltre, danno lavoro, tra attività dirette ed indotto, a più di 300 mila persone e che rappresentano una risorsa insostituibile per l’economia locale.
Castelluccio evidenzia che se l’Italia si conferma primo Paese per numero di riconoscimenti Dop, Igp e Stg conferiti dall’Unione europea appartengono alla Basilicata ben 77 prodotti agroalimentari DOP e IGP a riprova che il Made in Italy agroalimentare e con esso il made in Basilicata hanno un grande potenziale. Esso conquista l’estero e nello scorso anno l’Italia ha segnato un record nel valore delle esportazioni agroalimentari a 34 miliardi di euro per effetto dell’aumento del 7 per cento delle esportazioni. Nel dettaglio la situazione lucana: formaggi – 2 dop e 1 igp; ortofrutticoli e cereali – 2 dop e 2 igp; olio extravergine di oliva, 1 dop; altri prodotti, 1 igp. I produttori lucani interessati sono 96 per una superficie di 157,14 ettari; 37 gli allevamenti (di cui 15 suinicoli per 30mila capi) ; 40 i trasformatori, 45 gli impianti di trasformazione per complessivi 129 operatori. Un patrimonio da difendere a denti stretti e tutelare in ogni modo a partire – conclude – dalla realizzazione di un “brand lucano” in grado di svolgere una funzione essenziale”.