Con l’accusa di aver adescato, attraverso un social network, minorenni, pagati per consumare rapporti sessuali, tre persone sono state poste agli arresti domiciliari nell’ambito di un’operazione dei Carabinieri della Compagnia di Policoro coordinata dalla Procura della Repubblica di Potenza. Una delle persone arrestate è anche un prete. Si chiama Don Antonio Calderaro ed è il parroco della chiesa di San Giuseppe a Rivello, in provincia di Potenza. Il parroco è stato sospeso “a divinis” ed esonerato dalle funzioni e da ogni attività sacerdotale dal vescovo della Diocesi di Tursi-Lagonegro, monsignor Francesco Nolè, il quale ha conferito l’incarico all’avvocato Nicola Gulfo “per l’esperimento di ogni azione a tutela dell’immagini della Diocesi medesima”.
Il gip del capoluogo lucano ha inoltre emesso un provvedimento di obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per altre cinque persone.
Di seguito il comunicato integrale sull’operazione.
In data odierna a seguito di serrate e delicate indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Potenza – Sez. Reati contro le c.d. “fasce deboli” e condotte con particolare attenzione e professionalità dalla Compagnia Carabinieri di Policoro e dalla Stazione Carabinieri di Nova Siri, è stata data esecuzione ad una ordinanza del G.I.P. del Tribunale di Potenza, di applicazione di otto misure cautelari personali (di cui tre di arresti domiciliari e cinque di obbligo di presentazione alla P.G.), emessa nei confronti di indagati residenti in varie località del territorio nazionale.
I reati contestati, di competenza Distrettuale, sono: per tutti quelli previsti dagli artt.609 undecies c.p. (adescamento di minorenne), 609 quater c.p. (corruzione di minorenne) e 609 septies, 4° comma n.4 c.p. (aggravante per connessione con reati procedibili di ufficio) e per uno solo per l’art.600 bis c.p. (sfruttamento della prostituzione minorile).
Le indagini hanno avuto origine dalle dichiarazioni accusatorie rese nel 2013, ai Carabinieri di Nova Siri, dalla sorella, maggiorenne, di un ragazzo di età inferiore ai 14 anni, la quale si era accorta di strani appuntamenti del fratello con persone conosciute via internet. Sentito poi, quest’ultimo, con l’ausilio di un’esperta in psicologia infantile, nominata secondo le nuove disposizioni di legge, il minore dichiarava di aver conosciuto, in diverse circostanze, sul sito Web di un noto social network varie persone adulte di sesso maschile (molte delle quali avevano fornito al minore false generalità) e di aver preso con le stesse degli appuntamenti a sfondo sessuale, a cui poi seguiva la consumazione di rapporti sessuali completi.
Nel corso delle indagini, protrattesi sino ai primi mesi del 2014, si procedeva, tra l’altro, all’acquisizione dei tabulati telefonici Wind e Vodafone relativi alle utenze rilevate nel corso delle indagini, e l’analisi incrociata dei tabulati e delle dichiarazioni rese dal minore offrivano gravi e univoci indizi, non solo al riscontro delle dichiarazioni rese, ma anche riguardo agli utilizzatori delle utenze mobili, consentendone l’individuazione, anche mediante la localizzazione delle celle di aggancio delle utenze telefoniche nei momenti d’incontro ricordati dal minore.
Non si può non rilevare come l’indagine in esame ha messo in evidenza un fenomeno particolare, che sta prendendo sempre più piede, cioè la possibilità di adescamento di minorenni a mezzo di rete internet o di altri mezzi di comunicazione informatici, modalità e circostanze che la normativa, entrata in vigore nell’ottobre 2012, ha voluto comprendere nel panorama di possibili contatti a sfondo sessuale. I minore è quindi particolarmente esposto a messaggi insidiosi, lusinghe e ambigue proposte, di cui i suoi limiti psicologici non gli consentono di percepirne la estrema gravità.