Altre 1.495 piccole e medie imprese lucane hanno cessato l’attività nel primo trimestre 2015. Ad esse si aggiungono 316 imprese artigiane e 14 imprese entrate in procedura fallimentare. A riferirlo è Rete Imprese Italia Potenza (Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, Cna e Casartigiani) sulla base dall’analisi dei dati Movimprese, relativi alla nati-mortalità delle imprese italiane tra gennaio e marzo, elaborati da InfoCamere e diffusi da Unioncamere.
Il rapporto nati-mortalità in regione è di meno 582 pmi e meno 223 imprese artigiane con una differenza territoriale: in provincia di Potenza le imprese cessate sono 1.001 e le ditte artigiane 203; in provincia di Matera le imprese cessate sono 494 e le ditte artigiane 113.
Secondo Rete Imprese Italia solo in parte la chiusura di iniziative imprenditoriali è compensata da nuove aperture che complessivamente al 30 marzo scorso sono 913 per i settori commercio, servizi, ecc. (di cui 596 nel Potentino e 317 nel Materano); nel comparto artigiano i nuovi laboratori sono 93 (45 nel Potentino e 48 nel Materano).
Anche la dinamica del tessuto imprenditoriale lucano nei primi tre mesi dell’anno, come accade sull’intero territorio nazionale riflette la fase storica che sta vivendo il nostro Paese, nel quale da una parte si notano segnali di ripresa, dall’altra si scontano ancora gli effetti di questa lunga crisi. Soprattutto alcuni ambiti mostrano ancora un certo affanno: l’artigianato in modo particolare, che da solo spiega l’intero saldo negativo della manifattura e delle costruzioni. Inoltre non può non preoccuparci la nascita in Basilicata di una sola start up innovativa nei primi tre mesi dell’anno.
Rete Imprese Italia apprezza il Documento di Economia e Finanza per il 2015 perché descrive, finalmente, il ritorno ad un percorso di crescita attraverso una politica di bilancio pubblico che si gioverà soprattutto dei favorevoli impulsi provenienti dallo scenario internazionale. Accogliamo, inoltre, con soddisfazione l’impegno del Governo di eliminare le clausole di salvaguardia previste per il 2016. Ci aspettiamo molto dall’attuazione della delega fiscale, soprattutto per lasciarci definitivamente alle spalle una fase che ha visto la messa in campo di strumenti come lo split payment e, contemporaneamente, l’estensione del reverse charge, due novità verso le quali continuiamo a essere fermamente contrari. Il cambiamento effettivo di rotta sarà rappresentato, inoltre, dall’abbandono definitivo dei tagli lineari alla spesa pubblica, per imboccare invece una logica selettiva, anche nella revisione delle tax expenditures. In particolare, chiediamo di confermare il sostegno agli interventi di ristrutturazione edilizia, compreso il ‘bonus mobili’, e di riqualificazione energetica”. “Esistono alcune criticità che vanno superate. Prima di tutto è necessario ripristinare il funzionamento normale del mercato del credito.
“E’ indispensabile, inoltre rilanciare i consumi interni e gli investimenti. Una domanda interna più forte può ridimensionare i rischi di un’economia troppo dipendente dalle dinamiche delle esportazioni e dei tassi di cambio. La carenza d’investimenti è particolarmente grave nel settore delle infrastrutture.. Quindi, accanto alle azioni previste nel Def per le grandi opere infrastrutturali, va impressa una decisa accelerazione all’apertura e all’avvio dei piccoli e medi cantieri, come previsto dal decreto Sblocca Italia. Ma serve, soprattutto, un serio programma di recupero e bonifica del territorio, di tutela del suolo, di riqualificazione, volto al risparmio energetico, a ridurre la cementificazione, a favorire il recupero abitativo, a prevenire i disastri naturali”.
“In materia di lavoro i provvedimenti già adottati dovrebbero favorire la stabilizzazione dei rapporti e incrementare l’occupazione. Tuttavia, per favorire una strutturale ripresa del mercato, è necessario garantire la piena copertura anche per quest’anno, e la proroga al 2016, dell’esonero contributivo concesso per le nuove assunzioni con contratto a tempo indeterminato”.