Alla vigilia dell’apertura dell’Expo c’è il rischio concreto che gli agricoltori, i veri protagonisti della sfida del millennio “Nutrire il pianeta, Energia per la vita”, finiscano in secondo piano. A sottolinearlo è la Cia. Il presidente nazionale della Confederazione Dino Scanavino aggiunge: “Non vorremmo che la portata dell’evento Expo e un eccesso di esposizione mediatica non già sui temi delle risorse alimentari, ma dell’enogastronomia, faccia dimenticare che senza il lavoro dei campi non si può nutrire il pianeta né generare energie per la vita. La Cia – sottolinea- ha intenzione di utilizzare l’Expo per mettere al centro tutto ciò che costituisce agricoltura: dalle tradizioni alla tecnologia, dalla cooperazione internazionale -che in campo agricolo va letta oggi quasi come un’azione di ‘peacekeeping’- alla difesa e valorizzazione della biodiversità e di creare su questi temi veri e propri protocolli di azione comune con tutti gli agricoltori del mondo. Convinti come siamo che è la difesa e la promozione del lavoro agricolo che consentirà all’Expo di segnare una svolta epocale per il mondo. L’Italia, del resto, ha posto il proprio modello agricolo basato sulla biodiversità, sulla qualità, sul valore culturale e antropologico del produrre in agricoltura, sullo sviluppo sostenibile che nasce dalla pratica agricola come primo pilastro dell’Expo e questo dobbiamo riversare nella Carta di Milano. Questo è il nostro impegno”.
Per la Cia lucana “il contributo di Cia alla Carta di Milano è riassunto dal lavoro che abbiamo fatto con ‘Il territorio come destino’. Nel nuovo documento “di idee” per la costruzione di un modello economico, sociale e produttivo sostenibile, come nell’intuizione avuta con la “Carta di Matera” insistiamo che di fronte alle sfide del futuro, risulta determinante il valore multifunzionale del settore agricolo, che innesca processi sempre più integrati con l’ambiente, il turismo, la cultura, il welfare. Usare meno risorse per produrre di più con il supporto di ricerca e innovazione; accostare alle filiere dei grandi numeri reti “a maglie strette” adattate ai territori; rovesciare il rapporto città-campagna assumendo una dimensione “multi-ideale”.
E’ stata una ricognizione profonda del mondo agricolo dalla quale abbiamo fatto emergere quattro punti di forza: il primo è il ruolo dell’agricoltura multifunzionale che diventa non solo produzione di cibo ma tutela della biodiversità e dell’ambiente, conservazione e promozione della cultura rurale, rovesciamento del rapporto città-campagna assegnando all’ambiente rurale il primato d’elaborazione di stili di vita e di modelli produttivi sostenibili; il secondo la costruzione di filiere corte in cui la catena del valore sia totalmente agricola; il terzo il ruolo dell’agricoltura come attivatore di ricerca e innovazione ma in quadro di sostenibilità; il quarto il ruolo dell’agricoltura e dunque dell’imprenditore agricolo come protagonista di una società più equa e di un mondo dove qualità della vita e qualità dell’ambiente siano inscindibili”.
Vogliamo – conclude il presidente Scanavino – che emerga come la costruzione del futuro non può essere un mondo senza agricoltori, un’agricoltura consegnata alle multinazionali alimentari, alle società finanziarie e ai fondi di investimento, ma un mondo con agricolture ‘plurali’ e con agricoltori più protagonisti, in grado di innescare processi più integrati con l’ambiente, il turismo, la cultura, il welfare, tra città e campagna, tra produttori e consumatori”.