Chi la conosceva dice che Lucia Balsebre era appena uscita da un periodo durissimo, dopo aver perso una figlia e una sorella. Si era messa in aspettativa e il 5 agosto aveva lasciato Montescaglioso, nel Materano, dove lavorava al Comune, per andare in Tunisia. Nessuna vacanza avventurosa, nessuna meta sconsigliata o azzardata, soltanto una visita organizzata ai siti archeologici assieme alla figlia. Per lei e per altre due italiane la vita si è fermata proprio lì, vicino a Tozeur, quando il Nissan 4×4 su cui viaggiavano si è ribaltato più volte, per lo scoppio di uno pneumatico.
Tra le vittime, oltre alla 54enne, ci sono anche Antonietta Tataranni, di Bari, e Michela Salvatore, studentessa universitaria di 27 anni originaria di San Giovanni Rotondo. Feriti ma fuori pericolo Nisia Martino, figlia dell’impiegata del Comune di Montescaglioso, Salvatore Donadio, marito di Antonietta, e Ugo Magarelli, fidanzato della studentessa.
«La strada era diritta – ha raccontato il ragazzo – Non c’erano difficoltà, ma a un certo punto l’auto ha sbandato, ha cappottato varie volte e siamo stati sbalzati fuori. Non so spiegarmi che cosa sia successo. E abbiamo dovuto aspettare i soccorsi: su quella strada passano solo turisti». Erano quasi le dieci (ora locale), quando il conducente, un cittadino tunisino, rimasto illeso, ha perso il controllo del fuoristrada; stavano andando a Chebika, un’oasi di montagna non molto distante da Tozeur, circa 450 chilometri a Sud-Est della capitale Tunisi.
I tour operator, a uno dei quali si erano rivolti i sei italiani, l’hanno ormai resa accessibile anche a un turismo di massa. Una parte di Nordafrica abituato al turismo occidentale; un’oasi conosciuta per l’immenso palmeto che la circonda e per i suoi datteri, che nei secoli passati erano il cuore del commercio: una sosta obbligata per le carovane dirette verso le coste.
Oggi c’è tutto: un ospedale, un museo antropologico, un autonoleggio, negozi dove acquistare souvenir di artigianato locale; ci sono hotel, ristoranti, e poi le cene «tipiche», anche se poco autentiche, allestite sotto una grande tenda berbera e un anfiteatro, per il più classico spettacolo di suoni e luci. Persino un «diciotto buche» per chi ama il golf. Tutto quello che si chiede a una meta turistica che garantisce solo serenità. Nessun pericolo di attentati, né zone calde per conflitti armati. Solo fiori, acqua, i tramonti sulle dune e il sole caldo. Il padre di Nisia, da oggi vedovo, è riuscito a parlare alla figlia e appena possibile la raggiungerà. Per i funerali di Lucia, il Comune ha proclamato il lutto cittadino.