Otto punti che disegnano l’identità dell’imprenditore artigiano per proiettarlo in un futuro sempre più tecnologico e digitale. È il “Manifesto dei nuovi artigiani del XXI secolo” presentato a Milano da Confartigianato in occasione dell’Assemblea dei Giovani Imprenditori con la presenza di una delegazione lucana.
Il Manifesto “fotografa” il Dna dell’artigianato, estraendo gli 8 “geni” che ne hanno caratterizzato la storia millenaria e che lo rendono protagonista dell’economia globalizzata. A cominciare dall’obiettivo dell’artigiano che consiste nel realizzare prodotti e servizi ben fatti. Per continuare con il suo stretto rapporto, naturale e costitutivo, con il bello e con l’arte.
«Il Manifesto – sottolinea Antonio Miele, presidente di Confartigianato Basilicata – è una sorta di “carta d’identità” dell’artigiano del XXI secolo che serve per riconoscere le nostre radici, i nostri valori e trasmetterli alle nuove generazioni. L’artigianato ha attraversato la storia ma è tutt’altro che un residuo del passato. Oggi tutti ne riscoprono i valori. E proprio su questi valori si fonda il Manifesto per fare dell’artigiano l’imprenditore del futuro, artefice, protagonista e ambasciatore della qualità made in Italy, per rilanciarne la competitività e dire ai giovani che nell’artigianato esiste un futuro di lavoro gratificante, che sulle proprie abilità, competenze, passioni si può costruire un avvenire».
A cominciare dall’obiettivo dell’artigiano che consiste nel realizzare prodotti e servizi ben fatti. Per continuare con il suo stretto rapporto, naturale e costitutivo, con il bello e con l’arte. Nel patrimonio genetico dell’artigiano c’è poi la continuità nel tempo con ciò che produce e il suo lavoro ha un valore di per sé e il profitto è strumento, non fine dell’impresa. Al quinto punto del Manifesto la capacità dell’artigiano di rispettare la tradizione coniugandola con una forte propensione all’innovazione. E ancora, la forte vocazione al lavoro di squadra tipico della cultura artigiana. La tecnologia, poi, è lo straordinario strumento di lavoro utilizzato per rafforzare la produzione artigiana che si realizza, all’ottavo punto del Manifesto, in un luogo di lavoro che è parte integrante del territorio in cui opera l’imprenditore.
“Siamo partiti da una analisi di chi siamo – ha spiegato il Presidente Giovani Confartigianato Nardin – abbiamo fatto questo percorso in tutta Italia, abbiamo raccolto le sensazioni e i mal di pancia che ci sono nelle imprese. Abbiamo anche visto, però, che c’è una forte voglia di innovazione e di essere protagonisti dell’economia italiana. Ecco, tutto questo l’abbiamo racchiuso in un Manifesto fatto di otto punti. Sono i nostri otto valori fondamentali, i valori dell’artigiano del XXI secolo. Abbiamo deciso di ripartire da questi otto valori – ha aggiunto – perché siamo consapevoli che l’innovazione e la digitalizzazione faranno fare un passo in avanti a tutto Paese. Ora, però, chiediamo che anche le istituzioni se ne rendano conto e facciano la loro parte”.
“Chi si ferma è perduto”, recita un vecchio adagio e i nostri imprenditori under 40 – dice Miele – non vogliono fermarsi, ma cavalcare la rivoluzione industriale del nostro secolo, quella del digitale. L’innovazione è l’elemento centrale per la competitività. Le imprese, anche le piccole, non competono più sull’abbassamento dei costi, ma sulla qualità e l’innovazione.
Miele infine ricorda l’iniziativa “Italian Makers Village” che è il Fuori Expo di Confartigianato; infatti, pur essendo già presente all’interno del Padiglione Italia con un’area espositiva e uno spazio istituzionale, Confartigianato ha deciso di dare corpo ad un progetto parallelo, che permetta e favorisca la promozione e la commercializzazione di realtà e prodotti d’eccellenza, l’interazione con visitatori, buyer e delegazioni commerciali estere e la valorizzazione dell’aspetto culturale, divulgativo e sociale del Made in Italy attraverso mostre, convegni, allestimenti ed eventi ricreativi che aiutino a comunicare il significato dell’ “artigenialità italiana”.