La postazione della Cia-Confederazione Italiana Agricoltori della Basilicata all’Expo 2015 è diventata in questi giorni punto di riferimento all’interno del Biodiversity Park per i piccoli agricoltori di tutto il mondo che credono nella biodiversità.
Una scelta di collocazione non casuale – spiega il capo delegazione della Cia lucana Paolo Carbone – intanto per offrire ai visitatori una vetrina dell’eccellenza delle produzioni agricole locali e per riproporre le nostre “ricette” sulle crisi di settore e i punti di debolezza dell’agro-alimentare lucano. Inoltre nel nostro documento “Territorio come destino” che accompagna la Carta di Milano sono soprattutto i piccoli agricoltori, ieri gli “zappaterra” meridionali ed oggi moderni imprenditori, i protagonisti del processo di gestione responsabile del suolo, lotta allo spreco, per garantire un diritto al cibo e un futuro sostenibile alle generazioni future. Agricoltura sostenibile è un processo che persegue una serie di obiettivi che devono sottostare a tre principi fondamentali: Sostenibilità Ambientale, Sociale, Economica.
In vetrina, la Cia ha selezionato i prodotti d’eccellenza: il peperone di Senise (Azienda Antonio Gazzaneo), i vini Aglianico (Eleano Rionero) e Bio Tenuta Marina Policoro, il caciocavallo podolico (Azienda Antonio Digilio Ferrandina), i fagioli di Sarconi (Domenico Belisario), e le innovazioni di cotto fichi-marmellate (azienda Terra Vecchia, Policoro) e pane e funghi (Paolo D’Andrea, Acerenza).
Le idee progettuali nel confronto all’Expo con gli altri piccoli produttori per la costruzione di un modello economico, sociale e produttivo sostenibile, partono dalla “Carta di Matera” (realizzata in occasione della Festa dell’Agricoltura che la Cia nel 2012 ha voluto a Matera): di fronte alle sfide del futuro, risulta determinante il valore multifunzionale del settore agricolo, che innesca processi sempre più integrati con l’ambiente, il turismo, la cultura, il welfare. Usare meno risorse per produrre di più con il supporto di ricerca e innovazione; accostare alle filiere dei grandi numeri reti “a maglie strette” adattate ai territori; rovesciare il rapporto città-campagna assumendo una dimensione “multi-ideale”. Una ricognizione profonda del mondo agricolo dalla quale abbiamo fatto emergere quattro punti di forza: il primo è il ruolo dell’agricoltura multifunzionale che diventa non solo produzione di cibo ma tutela della biodiversità e dell’ambiente, conservazione e promozione della cultura rurale, rovesciamento del rapporto città-campagna assegnando all’ambiente rurale il primato d’elaborazione di stili di vita e di modelli produttivi sostenibili; il secondo la costruzione di filiere corte in cui la catena del valore sia totalmente agricola; il terzo il ruolo dell’agricoltura come attivatore di ricerca e innovazione ma in quadro di sostenibilità; il quarto il ruolo dell’agricoltura e dunque dell’imprenditore agricolo come protagonista di una società più equa e di un mondo dove qualità della vita e qualità dell’ambiente siano inscindibili”.
Per noi – dice ancora Carbone – l’Expo è l’occasione di un confronto sulla ricerca e l’innovazione da cui il futuro dell’attività dei campi in Basilicata non può prescindere e quindi mettendo in rete i centri ed istituti di ricerca esistenti e l’Unibas con gli altri europei ed internazionali. Purtroppo qualcuno ha dimenticato che solo qualche anno fa Metapontum Agrobios a Pantanello di Bernalda era un centro che ci veniva invidiato persino oltre i confini nazionali. Anche dalla ricerca dipende la tutela e la valorizzazione della biodiversità italiana (un patrimonio unico al mondo visto che il nostro paese in un trentesimo della superficie europea accoglie il 30 per cento delle specie animali e il 50 di quelle vegetali continentali ) attraverso anche l’incremento delle coltivazioni biologiche di cui l’Italia ha la leadership con la Basilicata tra le prime regioni per ettari ed aziende bio è la migliore risposta alla sfida globale che il futuro alimentare pone “in termini di sicurezza alimentare e sviluppo sostenibile che non possono prescindere dalla salvaguardia e dall’evoluzione della biodiversità agraria“. Rilanciamo quindi l’idea di una Conferenza Agraria Regionale nella quale tenere una sessione sullo stato della ricerca e una sessione sul nuovo Psr 2014-2020 mettendo già adesso i “paletti” necessari a scongiurare il disimpegno dei fondi comunitari come sta accadendo per il Psr ancora in vigore.
Per Nicola Serio, presidente regionale vicario della Cia: “parlare di agricoltura sostenibile significa riconoscere il ruolo di presidio, di sentinella e manutentore ambientale dell’agricoltore. Non vorremmo che la portata dell’evento Expo e un eccesso di esposizione mediatica non già sui temi delle risorse alimentari, ma dell’enogastronomia, faccia dimenticare che senza il lavoro dei campi non si può nutrire il pianeta né generare energie per la vita. La Cia – sottolinea- ha intenzione di utilizzare l’Expo per mettere al centro tutto ciò che costituisce agricoltura: dalle tradizioni alla tecnologia, dalla cooperazione internazionale -che in campo agricolo va letta oggi quasi come un’azione di ‘peacekeeping’- alla difesa e valorizzazione della biodiversità e di creare su questi temi veri e propri protocolli di azione comune con tutti gli agricoltori del mondo. Convinti come siamo che è la difesa e la promozione del lavoro agricolo che consentirà all’Expo di segnare una svolta epocale per il mondo”.