Intese Stato – Regione, la Basilicata si costituisce in giudizio. Parere favorevole del Consiglio regionale sulla decisione della Giunta di resistere nel giudizio promosso dal Governo davanti alla Consulta per la dichiarazione di illegittimità costituzionale di alcuni articoli del Collegato alla legge di stabilità.
Il Consiglio regionale della Basilicata ha espresso oggi parere favorevole a maggioranza (con 11 voti favorevoli di Pd, Pp, Psi e 7 voti contrari di M5s, Udc, Pdl-Fi, Lb-Fdi e Gruppo Misto), su una delibera con la quale la Giuntaregionale ha deciso di resistere nel giudizio promosso dal Presidente del Consiglio dei Ministri dinanzi alla Corte Costituzionale per la dichiarazione di illegittimità costituzionale di cinque articoli della legge regionale n.4/2015 (Collegato alla legge di stabilità regionale).Si tratta degli articoli 27, 28, 29 e 30, che riguardano le modalità per il conseguimento delle intese istituzionali, e dell’articolo 47 sulla strategia rifiuti zero 2020.
Con gli articoli 27, 28, 29 e 30 si prevede in particolareche nei procedimenti per il rilascio delle intese istituzionali fra la Basilicata e lo Stato, il presidente della Regione “promuove il coinvolgimento delle comunità locali e convoca la Conferenza permanente delle autonomie” e che “il procedimento per il rilascio ovvero per il diniego dell’intesa si conclude nel termine di novanta giorni decorrenti della richiesta dell’intesa”.
A giudizio dell’Avvocatura dello Stato, nel ricorso alla Corte Costituzionale, “il Capo IV (e quindi gli articoli 27, 28, 29 e 30) deve essere dichiarato incostituzionale per violazione dell’art.117, terzo comma Cost. in materia di produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia, dell’art.118, primo comma, Cost. sul principio di sussidiarietà, dell’art.117, secondo comma, lett. m), in materia di determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali e dell’art.97, secondo comma Cost. sul buon andamento della pubblica amministrazione”.
Con l’articolo 47, si stabilisce che “in applicazione dei principi di precauzione, sostenibilità, efficienza ed economicità, fissati dall’art. 178 del D. Lgs. 3 aprile 2006, n.152, il Piano regionale di gestione dei rifiuti dovrà prevedere, tra gli obiettivi prioritari, la progressiva eliminazione della presenza di inceneritori sul territorio della regione Basilicata e la contestuale adozione di soluzioni tecnologiche e gestionali destinate esclusivamente alla riduzione, riciclo, recupero e valorizzazione dei rifiuti”. A parere dell’Avvocatura dello Statoquesto articolo “contrasta con la normativa statale di riferimento e viola l’articolo 117, secondo comma, lett. s) della Costituzione che attribuisce alla competenza esclusiva dello Stato la tutela dell’ambiente e dell’ecosistema”. Nel dibattito che ha preceduto il voto sono intervenuti i consiglieri Perrino (M5s), Rosa (Lb-Fdi), Napoli (Pdl-Fi), Pace e Romaniello (Gruppo Misto), Mollica (Udc), Cifarelli (Pd) e il presidente della regione Pittella.
Intese, presidente Regione Pittella su resistenza in giudizio contro governo
Il governatore lucano ha illustrato nel suo intervento in Consiglio regionale, le motivazioni della Regione sulla resistenza in giudizio nei confronti del governo nazionale, che ha richiesto la dichiarazione di illegittimità costituzionale delle norme sulle intese istituzionali contenute nella legge regionale n. 4 del 2015.
“La Regione Basilicata si costituirà nel giudizio promosso dal presidente del Consiglio dei ministri, ma non c’è nessuna vis polemica e non è un referendum pro o contro l’attuale governo nazionale: è bene sgomberare il campo da equivoci”.
Lo ha detto oggi il governatore lucano Marcello Pittella, intervenendo al dibattito in Consiglio regionale, sulla costituzione della Regione Basilicata nel giudizio promosso dal presidente del Consiglio dei ministri davanti alla Corte Costituzionale, per la dichiarazione di illegittimità costituzionale delle norme sulle intese istituzionali e sulla gestione dei rifiuti contenute nella legge regionale n. 4 del 2015.
“Siamo di fronte – ha proseguito il presidente – ad argomenti sensibili, che hanno riempito pagine di giornale animando dibattiti e discussioni, a volte con senso di responsabilità, a volte senza. Ma tengo a sottolineare che l’impugnativa del governo non mette in discussione l’essenza della nostra battaglia sulle prerogative e sulle intese. Abbiamo provato – ha evidenziato – a modificare parzialmente il disegno normativo, a ragionare con il governo nazionale, e siamo riusciti anche ad ottenere significativi risultati. Il dibattito sul rilascio delle autorizzazioni però è ancora aperto. Si susseguono gli incontri, le richieste di chiarimento, le richieste da parte nostra di interpretazione costituzionale. Si vorrebbe riportare tutto in capo al governo nazionale, per quanto riguarda il rilascio di autorizzazioni. Ma questo dovrebbe avvenire soltanto in caso di inerzia delle amministrazioni. Nel nostro caso – ha messo in chiaro il presidente – l’inerzia non ci sarà mai”.
“Con la costituzione in giudizio della Regione – ha aggiunto Pittella – non si destruttura nulla e nulla viene meno: né l’autorevolezza del governo nazionale o del Parlamento, né l’autorevolezza del Consiglio regionale. Lo stesso parlamentino lucano – ha spiegato – ha la possibilità di far sentire la sua voce, anche nella diversità”. Il presidente della Regione, quindi, ha invitato l’assemblea “ad andare avanti in un dialogo severo ed essenziale con governo e Parlamento, a resistere in giudizio sull’impugnativa”, ma anche “a capire come procederà e dove andrà a concludersi il dibattito sul titolo V della Costituzione, soprattutto sulle scelte strategiche sull’energia”, nell’ottica di “salvaguardare i territori e i cittadini nelle aree interessate da estrazioni petrolifere”.
Napoli (Forza Italia): ricorso a corte costituzionale ci porta in un vicolo cieco
“La scelta di ricorrere alla Corte Costituzionale si appalesa come pretestuosa e ci porta in un vicolo cieco. Si doveva invece evitare quanto è accaduto da parte di un Governo accreditato come “amico” e nei confronti del quale si è sempre voluta affermare una sorta di autorevolezza, se non proprio un rapporto privilegiato, che si sono rivelati inconcludenti”. Lo ha detto il capogruppo di Forza Italia Michele Napoli intervenendo in aula e lamentando innanzitutto quello che ha definito un “atteggiamento saporifero della Giunta” proprio – ha aggiunto – “come se nulla fosse accaduto. I cittadini al di là del tecnicismo legislativo e del linguaggio burocratico – ha affermato ancora il capogruppo di Fi – hanno bisogno di capire cosa è avvenuto in questo arco di tempo e perché le aspettative ed attese della Giunta da parte del Governo Renzi si sono tradotte in uno schiaffo e atto di forza ancora più oltraggiosi degli interessi della nostra Regione dopo la decisione di non impugnare l’art.38 dello Sblocca Italia privilegiando la strada del dialogo-confronto, l’unica che a detta del Governatore avrebbe prodotto risultati positivi”.
Nell’evidenziare la necessità che il ricorso proposto dalla Giunta fosse stato accompagnato da una relazione puntuale di natura politica e costituzionale, Napoli ha sostenuto che “siamo bravi a dire che siamo una terra piccola dai piccoli numeri e quando si tratta di difendere le piccole comunità ci defiliamo. L’autorevolezza di una classe dirigente si prova proprio in questi casi non limitandoci a battere i pugni sul tavolo solo per una testimonianza. E immagino cosa sarebbe avvenuto se invece del governo “amico” ci saremmo trovati nei confronti di un altro governo, sicuramente con il ricorso a barricate. Anche per l’art. 47 del Collegato alla Legge di Stabilità – ha concluso – si è ripetuto l’atteggiamento centralista del Governo in tema di concorrenza sulla potestà legislativa che ha avocato competenze al di là dei buoni propositi sul diverso metodo di smaltimento dei rifiuti solidi urbani”.
Massaro (Csail) attacca Renzi sul bluff del petrolio lucano
“Chi sa combattere è degno di libertà” (Piero Gobetti).
Quella di domani è dunque destinata a diventare la prima battaglia vera della guerra vera contro il Governo Renzi. Il popolo del petrolio – dichiara in una nota il presidente del Csail Filippo Massaro – seguirà con attenzione quello che accadrà nell’aula di viale Verrastro e soprattutto vigilerà contro tentativi demagogici. Una prima avvisaglia viene dal presidente Lacorazza. Nessuno intende disconoscere che lui, non da oggi, si è detto contrario allo Sblocca Italia. Solo che non può dimenticare di avere una funzione istituzionale, quella che in gergo politico si chiama seconda carica della Regione. E allora cosa intende fare oltre a resistere nel giudizio davanti la Corte Costituzionale? E’ disposto – si domanda Massaro – a rimettere il mandato come altri rappresentanti istituzionali in casi analoghi hanno fatto o almeno hanno annunciato di fare? Di fatto la Legge di Stabilità oltre ad accentrare le competenze sul petrolio non promette nulla di buono per i nostri territori tagliati fuori da investimenti per le infrastrutture e che continuano a soffrire di crisi demografica che lo spinge all’emigrazione, in molti casi, od alla disoccupazione, quando viene meno la crescita. L’analisi dell’economista Massimo Lo Cicero – spiega Massaro – mi sembra calzante: le classi dirigenti – che si occupano della politica e delle istituzioni meridionali – subiscono una doppia pressione: elargire sussidi per ottenere consenso dalla popolazione locale; proporsi come difensori delle consuetudini, dimenticando le migliori tradizioni del territorio, invece di catturare le innovazioni. Insomma le imprese che se ne vanno all’estero e gruppi dirigenti che si affezionano, troppo, al consenso del mercato politico locale. Una buona lezione di economia e di politica. Io penso – continua Massaro – che bisogna fare i conti, innanzitutto, con l’atteggiamento del Governo che in materia di energia limita notevolmente i poteri delle Regioni e delle Autonomie locali, realizzando un nuovo “centralismo statalista “ con l’aggravante che si riferisce a scelte di forte impatto sui territori, sulle loro attività e sulla vita dei cittadini. In termini più semplici lo “sblocca energia” è quel disco verde che le compagnie petrolifere attendevano da tempo per trivellare la Basilicata e al quale ci siamo opposti tenacemente e continueremo a farlo. Come continueremo – conclude Massaro – ad additare falsi combattenti, combattenti parolai, subdoli doppiogiochisti. Perché come mette in guardia Piero Gobetti “chi sa combattere è degno di libertà”. Se sarà necessaria una seconda Scanzano noi ci saremo come se sarà necessario un referendum popolare noi raccoglieremo le firme.
Filippo Massaro, Csail
Maria Murante, Coordinatrice regionale SeL Basilicata su ricorso per Sblocca Italia
È sempre triste collocarsi nel ruolo di Cassandra, se non altro perché l’attimo della soddisfazione viene immediatamente spazzato via dalle ipoteche che vengono poste su di un intero territorio e sul futuro delle sue comunità. Ma dopo mesi in cui abbiamo provato a denunciare il tentativo, da parte di Renzi e del suo governo, di espropriare la Basilicata del diritto a poter decidere del proprio futuro in materia energetica – soprattutto quando parliamo di una manomissione così definitiva quale è quella determinata da una estensione senza limiti delle perforazioni petrolifere – oggi, anche chi ci ha definito gufi e menzogneri sembra aprire gli occhi sull’inganno dello Sblocca Italia.
Certo il governatore-gladiatore continua a dire che non vi è nessun nuovo conflitto con il suo amico Renzi, ma la verità è che siamo al centro del tentativo di colonizzazione della Basilicata immediatamente, con il rischio che l’intera dorsale appenninica meridionale entri nelle mire di colonizzazione dei petrolieri, con il beneplacito di governi compiacenti come lo sono stati gli ultimi avvicendatisi in questi anni a Palazzo Chigi, con quello attuale particolarmente impegnato sul fronte.
Lo Sblocca Italia andava impugnato perché lede le legittime prerogative degli enti locali in materia ambientale, e non perché riteniamo che l’impugnativa fosse la panacea a tutti i mali. Essa rappresenta solo uno strumento di difesa nella più ampia battaglia per sottrarre non solo ‘il nostro giardino’ ma il mondo intero da un modello di sviluppo che, tanto interessatamente quanto ciecamente, ne programma la irreversibile distruzione.