Riceviamo e pubblichiamo la nota di Lorenzo Creanza, Presidente SIAP sui costi della politica e la questione morale
In questo particolare momento di crisi economica, in cui le beghe della politica investono tutti i cittadini, compresi ovviamente quelli della Basilicata, occorre fare una riflessione concreta per rilanciare l’intesa civile attraverso incontri di ascolto e di dibattiti sul territorio per dare vita ad una coalizione autenticamente riformatrice, laica, cattolica. Considero questa onorata riflessione fuori da ogni schema ideologico, nella totale libertà di giudizio di un operaio che ha lavorato alle dipendenze del Ministero dell’Interno per oltre quarant’anni, difendendo le Istituzioni contro il sistema dell’illegalità, che oggi vive con una modestissima pensione e che ne ha visti e vissuto di scenari raccapriccianti, ma mai come quelli che stiamo attraversando in questi ultimi tempi. Ed è per questi che non nascondo ogni debito timore che la situazione non va sottovalutata. Il pensiero del sottoscritto non deve essere considerato avverso nei confronti delle oggettive responsabilità di chi è impegnato politicamente e di chi svolge incarichi di maggioranza e di opposizione nei partiti che gestiscono le comunità, ma se di critiche possiamo parlare queste devono essere rivolte ad assunzioni di responsabilità “ad personam”, senza mettere in discussione le prerogative politiche, di appartenenza. Ritengo tuttavia che almeno un minimo di collettiva riflessione non farebbe male alla democrazia.
La crisi economica vede impegnato il Governo ad emanare provvedimenti per far rientrare i conti pubblici e che a mio modesto avviso la recente finanziaria si è abbattuta come una scure sulla testa dei ceti medi. C’è poco da scherzare per capire cosa potrà succedere se consideriamo che il profitto e il benessere è stato salvaguardato solo per coloro che hanno il sangue blu. La finanziaria appena varata preleva compensi sui cittadini, sui lavoratori e sui pensionati. Sostengo che per quello che sta accadendo in Italia, dove cresce la crisi dell’etica, dei valori e delle spese per sostenere la vivibilità degli extracomunitari che mettono in atto tecniche di guerriglia scagliandosi contro i poliziotti, nei confronti dei quali il Governo non intende riconoscere la specificità e nega perfino gli automatismi di carriera, la democrazia e lo stato di diritto ci portano a formulare forti preoccupazioni di questo scivolamento morale ed etico che stanno devastando la società e mette in discussione la passione civile dei cittadini. Gli stessi chiedono maggiore equità, una giustizia più rapida, una maggiore sicurezza nei centri urbani e soprattutto livellare gli stipendi delle cariche pubbliche.
Un funzionario di Polizia percepisce uno stipendio pari alle funzioni di uno bidello di scuola.
La politica degli anni ’70, che io ricordi, era quella che l’opposizione svolgeva il compito di controllore di chi governava. Oggi non ricordiamo più quelle intese storiche che anche in Basilicata hanno portato alla crescita ed allo sviluppo del territorio; ai cittadini non interessano più le beghe localistiche di questa politica e pertanto se ognuno iniziasse a meditare sul futuro della vita democratica di ogni comunità, consentirebbe lo sviluppo produttivo delle aziende in crisi della Val Basento, della Ferrosud e del salotto. Questa mia modesta riflessione la intendo critica su un argomento per una questione morale, la politica non deve essere privilegiata e chi ne trae privilegi deve iniziare a fare il mea culpa. Il rischio di aumentare le ulteriori fibrillazioni che manifesta l’opposizione che persevera nella litania delle dimissioni del Capo di Governo, invece di proporsi quale valido alternativa all’attuale Governo, non fa altro che alimentare il margine di una politica che è alla deriva in un momento di crisi economica , occorre coesione e confronto. Piuttosto faccio un appello al senso civico che proprio in questo momento di crisi necessita un rilancio dell’economia e del mercato del lavoro, con un piano di sviluppo e di crescita e di smetterla di mettere alla gogna il politico affarista quando sarebbe auspicabile radiare il corrotto, chi convive con la criminalità, colui che è coinvolto nelle inchieste giudiziarie, chi prende mazzette e chi tradisce la causa, sia di destra che di sinistra. Queste è la questione morale. Piuttosto per quanto attiene ai mandati politici, perché non si inizia ad attuare la normativa anche per i parlamentari applicata ai sindaci di vietare la candidatura dopo due mandati. Ed è davvero strabiliante pensare che in un momento di crisi economica dove occorre un consenso unanime per abbattere il debito pubblico non si iniziano a decurtare le pensioni d’oro, ad abolire le province, ad eliminare il vitalizio ed i benefit per i politici e le nomine del sub governo regionale, provinciale e comunale ed i consigli di amministrazioni i cui responsabili di nomina politica percepiscono indennità molto sostanziose. Ma come al solito all’atto della votazione per eliminare le province e i privilegi di vitalizi degli ex parlamentari, i due rami del Parlamento rigettano la proposta anche con il voto favorevole del PD. Ma purtroppo si mettono le mani nelle tasche dei lavoratori, dei poliziotti, e dei pensionati. Si allarga la forbice della povertà che non è un segnale positivo per i giovani. Auspico che l’esempio deve essere dato dai nostri governanti, prima che ci possa essere una rivolta sociale e si faccia chiarezza una volta per tutte sugli sprechi e sugli enti inutili. Prendiamo esempio del nostro Capo dello Stato, Napolitano, che si è congelato il proprio stipendio fino alla scadenza del mandato e solo ha diminuito di “quindici milioni” di euro il bilancio del Quirinale. Forse, se iniziamo a ridurre i costi della politica partendo proprio dalle indennità della casta e, forse, soltanto dopo questi atti dovuti magari si potrebbe iniziare dai lavoratori.
Lorenzo Creanza Presidente SIAP