La scuola materana scende in piazza per dire no alla Buona scuola di Renzi. Alla manifestazione, promossa dalle organizzazioni Sindacali FLC CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola, SNALS e GILDA hanno preso parte anche il sindaco e candidato sindaco Salvatore Adduce e il candidato sindaco del Movimento 5 Stelle Materdomini, affiancato in questa circostanza dalla parlamentare Liuzzi.
Prima di esporre striscioni e animare la piazza con un concerto live offerto da un gruppo di professori che condividono la passione per la musica una delegazione dei sindacati ha consegnato al Prefetto di Matera un documento che contiene le motivazioni alla base di questa manifestazione di protesta, che ha coinvolto un centinaio di docenti, tra insegnati e professori.
Di seguito la nota integrale dei sindacati
I sindacati esprimono profonda preoccupazione per il DDL sulla scuola che si configura come un disegno atto a promuovere un’idea di “scuola-azienda” alternativa al concetto di scuola per l’uguaglianza così come concepita dalla nostra Carta Costituzionale in quanto prevede:
- l’aumento dei poteri del Direttore regionale (designato politicamente) e del dirigente scolastico scardinando in tal modo i principi della democrazia scolastica fondata sul pluralismo e ponendo il personale in un rapporto di sudditanza;
- la lesione dei diritti relativi alla libertà d’insegnamento che discendono dall’art. 33 della Costituzione “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento” attraverso l’istituzione di un ordine gerarchico dal quale dipenderanno i docenti;
- l’ingresso dei privati nella scuola che, a vantaggio delle logiche del mercato, radicalizzerà la sperequazione tra indirizzi, territori e destinatari, minando altresì l’unitarietà del sistema scolastico statale e scardinando il concetto di scuola come luogo di elaborazione di un sapere disinteressato;
- l’introduzione di un sistema competitivo basato sul “merito” che, con la competizione di un insegnante contro l’altro nella corsa ai crediti e alla progressione stipendiale, si tradurrà in una rivalità permanente fra colleghi/e e in una gerarchizzazione del corpo docenti contraria allo spirito di collegialità, condivisione e cooperazione su cui fino ad oggi si è fondata la vita scolastica;
- il potenziamento di un sistema di valutazione che genererà un sapere standardizzato e impoverito e un abbassamento della qualità dell’istruzione;
- l’equiparazione della scuola pubblica con la scuola privata che, in nome di un distorto concetto di pluralismo, contravviene ad un chiaro dettame costituzionale ed al principio di uguaglianza a cui la scuola statale si ispira.
Denunciamo l’uso strumentale e propagandistico del piano di assunzione dei precari, ai quali verrebbe doverosamente riconosciuto un diritto maturato negli anni dal lavoro svolto nella scuola, diritto alla stabilizzazione peraltro già previsto dalla legge finanziaria del 2007 e imposto dall’Unione Europea.
Si utilizza la stabilizzazione dei precari per affermare il controllo della politica attraverso il balletto degli incarichi triennali, la cancellazione del diritto alla sede di titolarità per i docenti, l’attribuzione di un nuovo incarico ogni tre anni a discrezione del dirigente scolastico, la nomina del direttore scolastico regionale.
La trasformazione del Decreto legge in Disegno di Legge rappresenta una FURBATA politico – elettorale in vista delle elezioni regionali che potrebbe mettere il Parlamento con le spalle al muro a scapito delle emergenze della scuola e soprattutto dei 150.000 precari storici a cui erano state date garanzie pubbliche circa la stabilizzazione del loro rapporto di lavoro.
Lascia perplessi, inoltre, l’assenza nel documento di governo di un qualsiasi riferimento al personale ATA, agli studenti e alle studentesse oltre che alle loro famiglie come componente integrante, attiva e partecipe della vita scolastica.
La critica condizione della scuola italiana avrebbe avuto bisogno invece di strumenti diversi normativi e provvedimenti legislativi quali:
- Decreto d’urgenza per la stabilizzazione dei precari;
- Rinnovo del contratto per le materie relative al rapporto di lavoro (salario, professione, carriera, mobilità, ecc);
- Disegno di legge per le materie di sistema come gli ordinamenti, le discipline, gli organi collegiali, la semplificazione, ecc.
Anche i possibili aspetti positivi contenuti nel Disegno di Legge hanno non poche zone d’ombra, come:
- l’introduzione di un organico funzionale pluriennale che non è chiaramente finalizzato a potenziare l’offerta formativa ma viene soprattutto utilizzato per ridurre le supplenze;
- il mantenimento degli scatti di anzianità e lo stanziamento di risorse aggiuntive per la valorizzazione del personale che sono attribuite in modo discrezionale e al di fuori di regole contrattuali;
- la formazione obbligatoria del personale per il miglioramento del servizio che non ha contropartite sul piano economico;
- la possibilità di destinare il 5 per mille all’istruzione che è misura da promuovere per il “sistema scuola pubblica” e non per le “singole scuole” tra cui anche quelle private.
Alla luce di tutto ciò, considerano necessario riproporre una discussione VERA sulle politiche scolastiche e chiedono ai Parlamentari di intervenire radicalmente sui seguenti aspetti inseriti nel DDL :
- Assunzioni
Si chiede l’approvazione di un piano pluriennale per la stabilizzazione del personale docente, educativo ed Ata che superi una volta per tutte l’attuale precariato, al quale vanno garantiti i diritti acquisiti. Il concorso, che resta il canale ordinario delle assunzioni, deve essere rinviato ad un momento successivo alle stabilizzazioni.
- Autonomia scolastica e organico funzionale
Si chiede la finalizzazione dell’organico docenti e Ata all’ampliamento dell’offerta formativa (generalizzazione delle scuola dell’infanzia, abbassamento del numero di alunni per classe, promozione dell’orientamento, prevenzione della dispersione, apertura al territorio, istituzione del tecnico di laboratorio nella scuola del primo ciclo).
- Rapporto di lavoro
Si chiede l’apertura del confronto negoziale per rinnovare un contratto utile a migliorare le prestazioni del servizio ai cittadini e per rilanciare l’autonomia scolastica, oltre che recuperare il potere d’acquisto dei salari, valorizzare la professionalità che tenga conto dell’anzianità di servizio e l’apprezzamento del lavoro di qualità e la formazione obbligatoria.
- Competenze del Dirigente Scolastico (DS)
Si chiede la valorizzazione della dirigenza scolastica nelle sue funzioni di garanzia, promozione e coordinamento della didattica e dello sviluppo dell’autonomia per il miglioramento della scuola pubblica;
- Risorse economiche
Si chiede l’attribuzione di risorse economiche aggiuntive per riqualificare l’istruzione pubblica statale che portino la spesa dell’Italia per istruzione, formazione e ricerca ai livelli della media europea, ossia al 6% del PIL.
- Formazione del personale
Si chiede un investimento consistente destinato alla formazione e allo sviluppo professionale dell’insegnante e al riconoscimento della qualità didattica raggiunta mediante le esperienze di innovazione introdotte negli istituti. L’investimento nella formazione dovrà inoltre riguardare tutto il personale ATA in relazione alle innovazioni organizzative e amministrative poste in essere con i recenti orientamenti ministeriali.
Flc Cgil Eustachio Nicoletti
Cisl Scuola Margherita Capalbi
Uil Scuola Vitina Galasso
Snals Franco Galgano
Gilda Antimo Di Geronimo
“Mi auguro – ha precisato ancora Tortorelli – che il mancato invito a partecipare a questa manifestazione organizzata dai sindacati sia frutto di un semplice disguido e non sia da addebitare, invece, a logiche di tipo elettorale che tendono a garantire evidenza solo ad alcuni dei candidati. Se così fosse, significherebbe strumentalizzare indegnamente quelle legittime istanze del mondo della scuola che il sindacato dovrebbe tutelare”.
Protesta contro la Buona Scuola, nota Latronico (Forza Italia)
“La scuola italiana e’ stata oggetto di riforme ripetute in questi anni. I tentativi di qualificarla e di renderla un luogo significativo per la formazione e per l’educazione dei giovani spesso hanno dovuto fare i conti con resistenze di interessi ed ideologiche. Anche l’ultimo tentativo di riforma, varato dalla Camera dei deputati, rischia di limitarsi a ripetere alcuni principi già presenti nell’ordinamento, dall’autonomia alla valutazione delle scuole, alla formazione dei docenti, al tentativo di risposta alla platea dello precariato, alle procedure assunzionali, al ruolo dei dirigenti scolastici. Principi che sono stati attuati in vario modo in questi anni nel nostro Paese che per questo si presenta con un geografia differenziata in termini di qualità dell’offerta formativa”. Lo ha dichiarato l’on. Cosimo Latronico (FI). “Tutto questo avrebbe dovuto consigliare al presidente Renzi ed al governo di non fare della scuola un campo di battaglia quasi a segnare un fronte di innovatori, i sostenitori della riforma, e di conservatori, quelli che muovono critiche all’impianto del disegno di legge che sta compiendo il suo iter parlamentare . Un approccio rispettoso della delicatezza delle problematiche connesse al variegato mondo della scuola avrebbe dovuto intessere un rapporto più rispettoso delle componenti che sono i protagonisti dell’istruzione, dalle famiglie agli insegnanti, ai dirigenti, per provare a fare passi in avanti responsabilizzando proprio i soggetti che saranno gli attori quotidiani di una qualificazione effettiva e permanente. Constatare che i soggetti attori della scuola siano conto la riforma Renzi ed anzi la percepiscono come una minaccia e come un rischio di impoverimento, non e’ un bel risultato. Quindi e’ auspicabile un dialogo vero nelle prossime settimane per correggere quelle parti controverse sull’impianto della riforma, dal reclutamento del personale che non può determinare aree di discriminazione, al ruolo della dirigenza che e’ necessaria, ma che ha bisogno di regole e di statuti per non sconfinare nel verticismo, alle risorse per rinnovare il contratto dei docenti che non possono svolgere una funzione così delicata con retribuzioni inferiori rispetto ad altri paesi d’Europa, ai sistemi di valutazione che devono garantire un’attendibilità ed essere uno stimolo per alzare l’asta della qualità. La scuola – ha concluso Latronico – non e’ un terreno per intestarsi inutili proclami, ma un terreno delicato in cui innestare un cambiamento continuo che il legislatore può stimolare lasciando agli attori veri il protagonismo di un quotidiano cambiamento”.