Il giornalista materano Nino Grilli ha inviato alla nostra redazione un nuovo contributo che prova ad analizzare la macchina della giustizia nel nostro Paese. Di seguito la nota integrale.
Nino Grilli: “Alla ricerca (affannosa) di un giudice giusto”
Ci sarà pure un giudice a Berlino? Lo diceva il mugnaio di Potsdam che nella seconda metà del ‘700, opponendosi al sopruso di un nobile, si rivolgeva a tutte le corti di giustizia germaniche per avere “giustizia”. Storia che si riferisce a qualche secolo fa, ma che trova frequenti e preoccupanti riscontri anche nell’epoca attuale. La difficoltà nella ricerca sorge ancora oggi e in particolare in alcuni sedi giudiziarie della nostra tormentata e bella Italia. Ci sono infatti tribunali dove l’interrogativo del mugnaio di Postdam sorge non solo in maniera spontanea, ma soprattutto in maniera angosciante per le assurde vicende che si registrano in taluni casi. I cosiddetti “nobili”, ma che con la nobiltà nulla hanno a che fare, rivelandosi per lo più persone viscide, di comprovata millanteria, boriosi e megalomani riescono a esercitare una deleteria e del tutto illegale influenza su alcuni sprovveduti organi giudicanti. Va da sé che riescono nel loro intento probabilmente perché si avvalgono di evidenti appoggi a organizzazioni malavitose, di quelle oramai ben note nel malato sistema corruttivo del Belpaese. Mafia e massoneria, in tutte le loro sfaccettature, in altri termini! Non si spiega diversamente, altrimenti costoro per le loro malefatte dovrebbero sottostare, al pari della gente onesta, al cospetto di una corretta applicazione della legge e in conformità di un corretto comportamento del giudice di turno, in virtù di una corretta applicazione della legge e delle norme correlate. Diventa difficile e inverosimile, oltre che sorprendente, assistere a scriteriati giudici che consentono allo sfacciato “nobile” di non rispettare anche le norme più elementari nelle procedure processuali; che non riconoscono agli onesti cittadini la sacrosanta possibilità di esercitare propri diritti se solo le loro azioni appaiono scalfire, persino a ragion veduta, la presunta “onorabilità” del presunto “nobile”; che riescono persino a sottoporre a giudizio situazioni già definite in altre sedi giudiziarie a favore di onesti cittadini, capovolgendone il giudizio a loro sfavore e fregandosene della loro conseguente insorta incompetenza sulle questioni. Ci sono tribunali, infatti, in Italia dove non è proprio possibile trovare una risposta esauriente a quel disperato interrogativo. Tale è il livello di corruzione e di incompetenza che riesce a tramutarsi in evidenti incoscienti situazioni di assoluta illegalità. Giudici, insomma, che pur di privilegiare presunti “nobili”, viscidi e di comprovata millanteria, nonché evidentemente boriosi e megalomani, emanano sentenze del tutto illegali, in maniera incosciente, fregandosene (termine del tutto appropriato) di rispettare la legge stessa, utilizzando escamotage del tutto evanescenti, pur di non sentenziare, in maniera del tutto legale, a favore del povero e onesto mugnaio di turno. Purtroppo la ricerca affannosa ci costringe, di frequente, al riproporci quel fatidico speranzoso interrogativo del mugnaio tedesco. Che dire a questo punto? Corruzione e disonestà chiamano corruzione e disonestà! Berlino a questo punto è fortemente lontana e l’affannosa ricerca diventa sempre più difficile se non si riesce a ristabilire un giusto criterio di correttezza e onestà intellettuale in certi organi giudicanti così incoscienti e probabilmente volutamente incompetenti, se non addirittura volutamente corrotti.