Sei persone tra le quali alcuni dirigenti di Acquedotto Lucano sono state rinviate a giudizio dal gup di Potenz con l’accusa di abuso d’ufficio, in riferimento a un’inchiesta su una decina di assunzioni tra il 2008 e il 2011: la prima udienza è prevista il 12 ottobre. Il giudice ha rinviato a giudizio il direttore generale di Acquedotto Lucano, Gerardo Marotta, il direttore del personale dell’epoca, Pasquale Ronga, ed ex componenti del Cda: Mario Venezia, Antonio Anatrone, Domenico Amenta e Antonio Lauria.
GIANNI LEGGIERI (M5S): SUI BILANCI DELL’ACQUEDOTTO LUCANO INTERVENGA LA CORTE DEI CONTI
L’Acquedotto Lucano è nuovamente al centro dell’attenzione dei giornali locali e questa volta c’è di mezzo la magistratura ordinaria.
Il rinvio a giudizio di ex consiglieri e di attuali dirigenti della società, dovuto a quanto pare a “facili assunzioni”, pone i riflettori soltanto su uno dei tanti capitoli riguardanti la storia di un ente sul quale occorre al più presto far luce anche su altri e diversi aspetti.
I conti in rosso delle partecipate della Regione Basilicata sono noti a tutti, eppure la società lucana fornitrice del servizio idrico integrato riesce ogni anno a chiuderli in pareggio.
Da tempo il Movimento 5 Stelle si è attivato verso un controllo contabile delle partecipate e degli enti strumentali attraverso lo studio analitico delle diverse voci presenti nei vari bilanci e la richiesta dettagliata di una serie di documenti riguardanti le diverse gestioni (anche del personale).
“In particolare,- dichiara il portavoce Leggieri- già nel mese di marzo, alla società Acquedotto Lucano S.p.A. ho chiesto informazioni in merito a consulenze e a incarichi professionali (legali, di architettura e ingegneria), nonché una elencazione numerica delle procedure di affidamento di lavori e forniture di beni, il tutto riguardo agli ultimi 5 anni di gestione. Tali istanze sono state precedute da quelle risalenti a circa un anno fa riguardanti il bilancio consuntivo dettagliato del 2013, non rinvenibile dal sito internet, come invece vorrebbe la normativa sulla trasparenza. L’Acquedotto Lucano non ha mai risposto ad alcuna delle suddette richieste, e questo in sfregio ai principi della trasparenza e della buona amministrazione. Un diniego motivato avrebbe almeno soddisfatto le aspettative sulla buona educazione. In qualità di Consigliere regionale sono legittimato ad ottenere informazioni e dati e ad esaminare atti e documenti concernenti l’attività non soltanto della Regione ma anche quella di enti, aziende, agenzie regionali”.
“A questo punto- conclude il penta stellato- chiedo ufficialmente che sulla questione contabile, gestione del personale e quant’altro riguardi l’Acquedotto Lucano, si interessi a pieno anche la Corte dei Conti. L’auspicato intervento della magistratura contabile non muove da una mera sete di giustizialismo incondizionato ma solo ed esclusivamente da quella sana voglia di verità su fatti e vicende che interessano in primis il cittadino lucano e che a me è stato negato.
I tempi non ci consentono più una conduzione cieca di quegli enti che nel corso degli anni, attraverso una gestione capestre, hanno contribuito in maniera significativa all’aumento del debito pubblico”.