L’interpretazione del direttore generale del Dipartimento Salute circa gli indirizzi di carattere generale per la definizione dei tetti di spesa per le strutture private accreditate (ai sensi della LR 5/2015) non solo è “del tutto arbitraria” ma ignora le “raccomandazioni” espresse dalla Quarta Commissione, presieduta da Luigi Bradascio, e recepite all’unanimità (evento piuttosto raro) dalla stessa Commissione. A sostenerlo è Sanità Futura in una lettera, a firma di Michele Cataldi, inviata al direttore generale del Dipartimento Salute, all’Assessore alla Salute, al Presidente della Giunta, al Presidente e ai componenti della Quarta Commissione, alla Procura della Repubblica di Potenza, alla Procura della Corte dei Conti di Potenza e ai Presidenti delle altre associazioni di categoria.
Sanità Futura contesta la tesi del direttore generale del Dipartimento Salute secondo la quale l’impugnativa del Governo presso la Corte Costituzionale avrebbe causato “un blocco nella definizione dei criteri previsti dalla legge regionale” (art.12, LR n. 5 del 27.1.2015)” con l’annuncio che l’ “Assessorato, d’intesa con le Direzioni Generali delle Aziende Sanitarie territoriali, ritiene di dover, comunque, nelle more della definizione di tale ricorso, procedere alla definizione dei criteri di cui alla LR n.5/2015 e di dover fare riferimento, in via cautelativa, alla spesa consuntivata dell’anno 2011 ridotta del 2%”.
“Per nostra parte – è scritto nella nota di Sanità Futura – dissentiamo energicamente da questa “interpretazione” dei fatti e del diritto e vogliamo segnalare che ove fossero posti in essere atti in difformità delle disposizioni contenute al citato art. 12 della L.R. n. 5 del 27.01.2015, questi produrrebbero inevitabilmente ulteriori e ingiustificabili complicazioni alle strutture sanitarie private accreditate con annessi ed inevitabili danni patrimoniali, oltre al rischio oggettivo dell’abuso di ufficio per chi se ne rendesse responsabile nell’esercizio delle sue pubbliche funzioni”.
Nello specifico, a parere di Sanità Futura, “il contenuto della nota del Dipartimento Salute entra in palese contrasto con ulteriori elementi: la Corte Costituzionale non si è ancora pronunciata sul presunto vizio di costituzionalità e l’art. 12 della citata Legge regionale è tuttora vigente. Nel merito, le ragioni del ricorso del Governo riguardano il mero parametro della spesa complessiva cui fare riferimento. Tanto è confermato anche dall’operato della stessa Giunta regionale che in data 29.04.2015, con propria deliberazione n. 580, approvava definitivamente gli indirizzi di carattere generale per la definizione dei tetti di spesa alle strutture accreditate private per l’assistenza riabilitativa eroganti prestazioni ex art. 26 L. 833/1978.
Per quanto attiene alla richiesta “perentoria” (scaduta oggi 15 giugno) di far pervenire “una proposta unitaria, condivisa da tutte le associazioni di categoria, circa gli indirizzi di carattere generale per la definizione/dei tetti di spesa per le strutture private accreditate – scrive Cataldi – intendiamo interpretarla in senso costruttivo come un invito a contribuire, in fase istruttoria, alle determinazioni che la Giunta regionale dovrà assumere in ottemperanza al disposto del più volte richiamato art. 12, comma 2, della LR n.5 del 27.01.2015. In ultimo, e non per importanza, crediamo che giovi rimarcare – continua il presidente di Sanità Futura – l’autonomia della nostra associazione, che è pari a quella delle altre, insieme alla profonda convinzione sulla bontà della nostra proposta (già inviata il 19.12.2015) che è improntata a dare finalmente compiuta attuazione al D.lgs. 229/1999 secondo i principi di legalità, trasparenza amministrativa ed equità di accesso.
Del resto la posizione della nostra associazione è ormai nota ed ufficiale, avendola resa nel corso di una formale audizione in Quarta Commissione che si è anche pronunciata sulla materia con proprie raccomandazioni. Noi riteniamo che – sottolinea ancora Sanità Futura – quanto stabilito all’art. 12 della LR 5/2015 costituisca un’opportunità straordinaria per la Giunta regionale di mettere ordine in un “sistema” che presenta non pochi dubbi in ordine alla legalità e alla imparzialità delle sue attuali regole nonchè all’equità di accesso e ciò è confermato dallo stesso parere che la IV Commissione ha espresso sulla richiamata DGR adottata per all’assistenza riabilitativa ex art. 26.
In conclusione, Sanità Futura non perde la speranza sulla possibilità di contribuire a realizzare nella Regione un sistema sanitario equo, che rimuove situazioni privilegiate e bloccate, e perciò invia nuovamente la propria proposta, da intendersi come contributo e base di confronto nell’alveo della L.R. 5/2015 e delle raccomandazioni prodotte dalla IV Commissione. Si dice altresì speranzosa che la nota a firma del dirigente generale del dipartimento non avesse lo scopo strumentale di evidenziare una mancata unitarietà tra le diverse associazioni di categoria nè quello di preannunciare un procedimento al di fuori della legge ma avesse invece il fine democratico del dialogo e del confronto. Del resto ciò è perfettamente comprensibile nello scenario attuale dove si registrano posizioni consolidate che resistono ad un necessario cambiamento e che si contrappongono a chi, come Sanità Futura, chiede ormai da troppo tempo di scegliere un’alternativa soprattutto all’insegna della legalità. Ed è questa la vera richiesta, sapendo che alla Giunta regionale spetta la responsabilità di scegliere e di garantire la soluzione più equa e più giusta da chiunque provenga la proposta, senza farsi deviare da una utopistica e forse pretestuosa mancata unanimità delle associazioni di categoria.
Infine – ricorda Sanità Futura – tutte le strutture sanitarie accreditate pubbliche e private sono tenute rispettivamente alla definizione di Accordi Contrattuali ed alla stipula di Contratti con le AA.SS.LL. territorialmente competenti. In questo ambito la Regione ha la responsabilità di definire le regole di contesto entro cui le AA.SS.LL. sono tenute alla stipula degli Accordi Contrattuali e dei Contratti con le strutture pubbliche e private accreditate ed entro cui esercitano le funzioni di attuazione e di controllo. Nel definire tale contesto la Regione deve promuovere la partecipazione e la trasparenza amministrativa, in attuazione della L. 241/90, mediante intese con le organizzazioni rappresentative a livello regionale delle strutture sanitarie private.
Michele Cataldi