Secondo le stime più recenti l’impatto complessivo degli sprechi evitabili nel comparto sanitario italiano supera i 25 miliardi di euro all’anno. Per spendere meno e meglio, migliorando la salute dei cittadini e la qualità dei servizi, si va ripetendo da più parti, è necessario un modello di sanità attento all’equità e ai bisogni delle persone e delle comunità, fortemente orientato anche al contrasto degli effetti delle malattie croniche. Per raggiungere questi obiettivi la riabilitazione non complessa ha sicuramente un ruolo importante da svolgere. Un esempio molto semplice riguarda l’assistenza nei casi affetti da lombalgia: il cosiddetto ‘mal di schiena’ che ha raggiunto numeri da epidemia. Oggi come un quarto di secolo fa, in quasi tutto il mondo, Italia inclusa, la malattia che più incide sulla qualità della vita è proprio il mal di schiena. Diventa perciò necessario garantire livelli di risposta appropriati alla molteplicità della domanda, percorsi “facilitati” egualmente sicuri ma più efficaci e meno costosi. Nel percorso “facilitato”, in sperimentazione in diverse realtà territoriali, si parte dalla presa in carico diretta del paziente per passare alla riduzione del dolore e della percezione di disabilità significativamente superiori a quelle conseguite dal percorso tradizionale, attraverso una importante riduzione degli esami diagnostici eseguiti, dove nel 56% dei casi non si effettua alcuna indagine strumentale; altrettanto dicasi per le visite specialistiche, con le dovute considerazioni sui relativi costi ma anche tempi di attesa. La fisioterapia partecipa infatti alla rimodulazione dell’assistenza primaria, sempre più orientata alla continuità delle cure, garantendo l’ottimizzazione dei percorsi nelle patologie muscolo-scheletriche attraverso la presa in carico precoce in fase acuta del pz, per assicurare il miglioramento della qualità della vita e il mantenimento di buoni livelli di autonomia. Sono tutti aspetti che trovano posto nella “piattaforma programmatica” presentata di recente da Aspat Basilicata per cambiare l’attuale sistema erogativo della FKT, affinchè diventi vero e proprio percorso di tutela della salute, attraverso una serie di proposte finalizzate a garantire da un lato la compatibilità dei LEA (livelli essenziali di assistenza) con i tetti di spesa da programmare e dall’altro, conseguire il massimo livello di equilibrio e di efficienza relativo all’appropriatezza della domanda e dell’offerta con la qualità dei servizi percepita dai cittadini-assistiti.
Le Regioni hanno l’obbligo di assicurare ai cittadini le prestazioni incluse nei LEA, sulla base del principio di appropriatezza, inteso sia come appropriatezza clinica delle prestazioni più efficaci a fronte del bisogno accertato sia di appropriatezza come regime di erogazione della prestazione più efficace ma al tempo stesso a minor consumo di risorse, con evidenti ricadute sulla capacità del sistema di assicurare equità di erogazione di prestazioni.