Pisticci si è raccontata davanti alle telecamere di P-stories, Pisticci città narrante attraverso 70 storie, documentate durante la fase di raccolta sul campo appena conclusa. Il progetto di auto-narrazione del territorio – curato dall’associazione culturale Allelammie di Pisticci, insieme ad altri partner italiani e stranieri – ha raccolto i frutti del seme messo a dimora 12 mesi fa, coltivato con la partecipazione degli abitanti e la riflessione condivisa sul passato e sul futuro.
Avviato a giugno dello scorso anno con la presentazione ufficiale alla stampa, proseguito nei mesi estivi con gli aperitivi narrativi e ripreso ad aprile con una quattro giorni di Experience Lab, P-stories, che è stato scelto e finanziato nell’ambito del progetto regionale Visioni Urbane, ha concentrato l’attenzione su cinque temi capaci di rappresentare una comunità: memoria, cibo, paesaggio, creatività e storie possibili.
Nel mosaico affrescato in 50 giorni di attività sul campo, c’è, tra gli altri, una giornalista americana che indaga su un omicidio del XIX secolo, un’ingegnere civile che scommette sulla rigenerazione urbana, un attore che vive e insegna il teatro come un atto di generosità, un ambientalista che presidia il mare con le armi della creatività e del cibo.
Il colore che domina le pagine dell’auto-narrazione di P-stories è quello dell’argilla, che emerge nelle parole dello storico che rievoca l’importanza delle fornaci pisticcesi, nella testimonianza del giovane geologo che studia i calanchi e nell’ispirazione del musicista che dedica le sue ballate a questo elemento naturale. Come in un famoso romanzo calviniano, le storie d’argilla si interrompono nelle numerose frane che hanno interessato parte del centro storico di Pisticci, per ricominciare con la costruzione della giovane e popolosa frazione di Marconia, legando indissolubilmente le due comunità.
Se una notte d’inverno un viaggiatore passasse per Pisticci, potrebbe trovarsi a leggere la tragica storia della frana di Sant’Apollonia scritta su una scarpetta ritrovata per caso da un muratore qualche anno fa, per poi passare con disinvoltura al divertente racconto sugli strani soprannomi che hanno segnato intere famiglie pisticcesi per diverse generazioni. Altrettanto facilmente, il lettore potrebbe farsi incuriosire dal romanzo politico ambientato a Marconia all’epoca del fascismo, o dallo stile fantascientifico della storia in cui una “calanchitarra” si staglia nell’arido paesaggio che circonda l’abitato storico.
Durante la fase di raccolta delle storie, è emersa anche l’ampia varietà della geografia territoriale di Pisticci – condizione ideale per la biodiversità floro-faunistica riscontrata – che si rispecchia nella dinamicità dello spazio creativo, abitato da artigiani, scrittori, fumettisti, pittori, archeologi, skate-boarder, sand artist, attori, musicisti, consulenti d’impresa, operatori turistici e numerosi imprenditori culturali che hanno deciso di investire sul territorio.
Tra cucina tradizionale e frontiera del biologico, il cibo è stato invece raccontato principalmente nella sua dimensione sociale, assaporando anche l’idea di recuperare le antiche ricette in innovativi progetti di business.
Dalle interviste realizzate, ora in fase di post-produzione, si evince dunque la molteplicità dei linguaggi che compongono il patrimonio orale locale, destinato a trasformarsi in una mappa digitale fruibile attraverso diversi strumenti – quasi pronte le tracce narrative urbane che, collegate alla app già realizzata lo scorso anno, presto saranno disseminate sull’intero territorio comunale – che verranno presentati ufficialmente ad agosto, nell’ambito della XVI edizione del Lucania Film Festival – un’altra delle P-stories raccolte – quando si misureranno i risultati e le potenzialità future del progetto.