Trasformare le immissioni di CO2 in un plus per le aziende agricole incrementando la produttività, abbattendo i costi di gestione dei frutteti, razionalizzando l’impiego delle risorse produttive, tutto ciò è possibile se aziende, università, quindi ricerca, istituzioni e legislatori a tutti i livelli lavorano insieme. L’esperienza raccontata
martedì scorso a Policoro da Asso Fruit Italia, importante Op del Mezzogiorno a cui aderiscono all’incirca 300 produttori, va in questa direzione e il progetto Iquasopo (innovazione per la qualità e la sostenibilità della produzione ortofrutticolo) ne è la testimonianza, la sperimentazione condotta su alcune aziende associate ad Asso Fruit Italia ha dimostrato come la sostenibilità si traduca in maggiore competitività oltre a preservare l’ambiente. Nel corso del dibattito, che si è aperto con il saluto di Francesco Nicodemo, presidente di Asso Fruit Italia, è stato presentato il corto di del regista David di Donatello, Giuseppe Marco Albano da cui saranno estratti tre spot
pubblicitari come ha spiegato Nicodemo. Che ha aggiunto: “Innovazione,
sostenibilità ma anche saper comunicare al mercato il valore delle nostre produzioni, questo ha il dovere di fare l’ortofrutta. E questa è la strada che continueremo a percorrere. Tra le altre novità, quella del water footprint (impronta idrica, ndr) che si aggiungerà alla carbon footprint e ci permetterà di dosare l’uso dell’acqua, quindi daremo il nostro contributo a tutte quelle misure pensate per frenare ifenomeni
di desertificazione”. Conclusioni affidate a Luca Braia, assessore regionale all’agricoltura in Basilicata. E’ stata infine annunciata la nuova carica conferita ad Andrea Badursi, diventato vicepresidente di Italia Ortofrutta.
Gli interventi nel corso della serata
Giovanni Stampi, Stea srl: “La misura 124 si è rivelata importantissima, 12 milioni di euro di cui 900mila dedicati alla ricerca che dev’essere trasferita alle aziende agricole”. Poi Stampi ha parlato del nuovo Psr in fase di gestazione: “Il mondo agricolo organizzato ha trasmesso le sue istanze alla Regione in questa fase di concertazione. Noi dal nuovo Psr ci aspettiamo maggiore velocità nell’erogazione delle misure, è impensabile attendere due anni per poter realizzare progetti. Inoltre
vogliamo che siano potenziate le organizzazioni di produttori che hanno
un ruolo produttivo, economico e commerciale di primo piano”.
Andrea Badursi, direttore generale Asso Fruit Italia: “E’ cambiato il modo di fare agricoltura, che non è più solo trapianti e raccolta dei frutti, occorre riempire di contenuti la frutta: quindi innovazione, sostenibilità e territorio. Il progetto presentato oggi (martedì), finanziato dalla Regione Basilicata nell’ambito del precedente Psr, ha dato ottimi risultati e ci ha consentito di tornare a collaborare con
l’Università della Basilicata e le aziende nostre associate. Il nostro auspicio è che questo sia solo il primo passo, quindi ci aspettiamo che la prossima programmazione preveda nuovi strumenti che ci offrano la possibilità di collaborare con il mondo della ricerca e l’UniBas, che ha un ruolo centrale per sviluppare progetti innovativi sia sul fronte delle varietà che delle pratiche sostenibili e affrontare così i grandi
temi e le criticità che vengono dal mondo agricolo”.
Il professor Bartolomeo Dichio: “Con gli strumenti legislativi di cui oggi si dispone, l’Università è uscita fuori dai laboratori per occuparsi del trasferimento tecnologico e delle conoscenze per creare sviluppo e innovazione direttamente sul territorio. Certo, all’interno dell’università c’è ancora carenza di strutture, quindi ci stiamo
organizzando con gli spin off che ci aiutano a uscire dal circuito accademico. E’ noto purtroppo che i fondi destinati all’università si riducono ogni anno, quindi è difficile assumere nuovo personale. Il Psr ha tuttavia dato una grossa mano e lo studio che abbiamo presentato ci ha offerto un nuovo modello di gestione sostenibile dei frutteti per contrastare i cambiamenti climatici. Il modello messo a punto anziché
immettere CO2 nell’ambiente la va a requisire aumentando la fertilità del suolo e quindi la produttività del sistema. Questa è sostenibilità ma anche qualità certificata (Carbon Footprint, ndr), valore che va trasmesso al consumatore e al produttore. C’è poi il discorso relativo all’impiego razionale di acqua e nutrienti, la ricerca ci consente di attuare strategie che permettono di produrre di più consumando di meno, ed è questo che ci chiede la Comunità Europea”.
Vincenzo Falconi, direttore Italia Ortofrutta: “Ricerca e innovazione sono temi importantissimi, molte imprese non hanno ancora capito a fondo l’importanza di questi aspetti. Occorre invece puntare su questo per accrescere la competitività. Ci sono realtà, fuori dall’Italia che producono come o meglio di noi ma non possono contare sul supporto degli enti di ricerca. Ecco, se noi riusciamo a infittire i rapporti fra imprese e mondo della ricerca possiamo farcela. Dobbiamo sempre ricordarci che il reddito dobbiamo farlo venire dal mercato, pertanto nuovi prodotti e processi produttivi innovativi applicando la ricerca”. Rispetto al Psr ha aggiunto: “Le regioni italiane stanno indietro, è necessario creare un sistema organizzato che premi i produttori che si riconoscono nelle Op e le stesse Op. Non possiamo avere un sistema che dà risorse a pioggia a tutti e gli agricoltori che stanno nelle Op si trovano a competere con quelli che invece non ci stanno. Noi siamo per il sistema virtuoso: più l’impresa fattura ed è competitiva e più va finanziata. Attualmente non è così”.
Luca Braia: “C’è molto da fare, tanti i problemi che mi sono stati segnalati in questo primo mese di attività. Cominciamo per esempio con l’abbattere i tempi necessari per istruire le pratiche per ottenere finanziamenti. E’ necessario inoltre snellire il sistema, quindi ridurre il numero di uffici che si occupano di agricoltura. Rivedere poi i controlli e gli organi preposti a farli. Nei prossimi sei anni arriveranno nuove risorse che saranno gestite da protagonisti del pubblico e del privato, in questo voglio che si instauri un circolo virtuoso, fatto di funzioni ben definite e tempi ragionevoli. Le Op avranno in tutto questo un ruolo centrale, la nuova programmazione le
pone al centro. Asso Fruit Italia per esempio è un modello virtuoso, da prendere ad esempio, come una best practice.