Oggi una forte mobilitazione contro i danni all’agricoltura provocati dalla fauna selvatica è stata promossa dalla Cia. E’ sceso in campo direttamente il presidente nazionale Dino Scanavino per denunciare una situazione ormai insostenibile e rivendicare l’impegno da parte del Parlamento e del Governo per adottare, ciascuno nell’ambito delle competenze di merito, «provvedimenti legislativi e attuativi che consentano la limitazione/gestione delle specie, in relazione alla capacità del territorio di sostenere la loro adeguata presenza nella logica della coesistenza sostenibile».Accanto a ciò, alle Regioni e agli enti locali, la Cia chiede «interventi adeguati di abbattimento selettivo rivolti all’effettivo controllo della massiccia presenza delle specie alloctone e invasive, degli ungulati e dei selvaticipredatori che stravolgono l’equilibrio naturale e produttivo».In Basilicata da tempo la Cia segnala che la presenza di cinghiali rappresenta la maggiore causa di danni alle coltivazioni agricole.Con una petizione (oltre un migliaio di firme) indirizzata al presidente del Parco di Gallipoli Cognato e all’assessore all’Agricoltura e allo Sviluppo rurale della Regione, la Confederazione ha sollecitato da un lato l’avvio di un programma di abbattimento selettivo dei cinghiali, dall’altro un indennizzo agli agricoltori per i danni subiti.La situazione è particolarmente grave nell’area protetta del Parco regionale di Gallipoli Cognato, in particolare nel comprensorio a cavallo tra il Materano e il Potentino. Le aziende più colpite sono quelle di Tricarico, Castelmezzano, Pietrapertosa e Accettura.“Da anni -sottolinea la Cia- sosteniamo che è necessario scindere la questione dei danni da fauna selvatica e inselvatichita dell’attività venatoria e quindi dalla riforma della L.157/92. E´ dunque importante la presentazione di una proposta legislativa ad hoc che comprenda la riforma del sistema di risarcimento dei danni, le attività preventive di conservazione dell´ambiente e le azioni ordinarie e straordinarie tese al contenimento delle specie dannose”.“E´ importante -continua la Cia della Basilicata- che si superi la disomogeneità attuale, si semplifichino le procedure e si introducano criteri oggettivi per la stima dei danni, si istituisca un Fondo per risarcire le imprese agricole utilizzando anche parte dei proventi delle tasse di concessione governativa”.Di qui la proposta di un tavolo in Regione con la presenza dei funzionari dei tre Dipartimenti, delle Province, degli Atc, degli Enti Parco, delle associazioni agricole e dei cacciatori. Con una Legge nazionale basata sul principio, ormai anacronistico, della conservazione e dell’incremento delle specie – sostiene la Cia – ogni tentativo di riportare sotto controllo la situazione, si scontra con questo principio, con i ricorsi alla magistratura, con un contenzioso infinito. Un cambiamento della Legge 157/92 non può più essere rinviato. Il problema è soprattutto dell’agricoltura, che rischia il tracollo. Occorre garantire agli agricoltori le risorse per la prevenzione e per il pieno risarcimento dei danni e attendiamo delle risposte dalla Regione: bisogna urgentemente individuare misure efficaci di ristoro, per applicare concretamente i principi di piena tutela del reddito degli agricoltori affermati dal Piano faunistico regionale. In merito alle attivita´ preventive di conservazione dell´ambiente, molto importante anche l´impegno agricolo nelle politiche di sviluppo rurale e il fatto che i pagamenti diretti della Pac sono subordinati al rispetto dei criteri di eco-condizionalita´. Infine, laddove e´ necessario, le autorizzazioni dei piani di abbattimento vanno decise anche in collaborazione con i proprietari e i conduttori di fondi.