La Medicina di Genere è un’esigenza del servizio sanitario. La sfida dei prossimi anni sarà rappresentata dallo sforzo di garantire ad ognuno servizi e cure basati sul proprio profilo di salute, tenendo conto della variabilità individuale nel rapporto fra struttura genetica, fattori ambientali, stile di vita e storia dell’individuo. In questo contesto parlare di Medicina di Genere non significa parlare di terapie mirate solo per le donne ma di medicina di uomini e donne con differenti livelli culturali, inseriti in particolari contesti ambientali e sociali capaci di determinare differenti stili di vita e di comportamento.
E’ il concetto ribadito durante il workshop “Basilicata Women Friendly” nella sala Inguscio della Regione, per mettere a fuoco le azioni intraprese e quelle da intraprendere per tutelare la salute della donna.
“Ci portiamo al centro del mondo – ha esordito l’assessore regionale alle Politiche della Persona Flavia Franconi – la teoria si trasforma in azioni concrete. La Basilicata si distingue nel panorama nazionale, e non solo, per aver investito sulla medicina di genere. Nella finanziaria del 2015 la Regione ha destinato 5 milioni e mezzo di fondi ai punti nascita i cui lavori saranno ultimati entro il prossimo mese di settembre. Ieri a Matera è arrivato un macchinario per la diagnosi delle malattie genetiche. Uno strumento validissimo che servirà a tutti i lucani. Fino al 1991 è prevalso il pregiudizio di genere. Nel 2013 la medicina di genere è diventata una priorità in Europa. Con la delibera 662 la Regione Basilicata obbliga l’inserimento della medicina di genere nella broncopolmonite coronarica acuta. Presto sarà attivato l’approccio di genere nella sindrome coronarica acuta e sarà approvato un programma di prevenzione per quanto riguarda la sindrome metabolica e il diabete di tipo II. La Basilicata è la prima regione del Sud Italia e la seconda in Italia che inserisce, fra gli obiettivi assegnati ai direttori generali delle Aziende sanitarie e ospedaliere, la realizzazione, nell’ambito dei ‘Percorsi diagnostici terapeutici aziendali’, di tutte le azioni terapeutiche, organizzative e innovative volte all’ appropriatezza per il genere di appartenenza, attivando di fatto le politiche ‘Women Friendly'”.
“Naturalmente – ha sottolineato la Franconi – non si può fare medicina di genere se non si formano gli operatori e il prossimo 20 luglio l’Università della Basilicata approverà insieme all’Ordine dei medici di Potenza e Matera l’istituzione di un master di medicina di genere. Tutto il nostro impegno sarà profuso per salvaguardare la salute e la sicurezza delle persone e il prossimo 30 luglio la Regione Basilicata firmerà a Roma insieme all’Agenzia delle Nazioni Unite un memorandum per la Ricerca sul Crimine”.
“Le politiche di genere – ha ribadito l’assessore Franconi – si fanno non solo con i soldi ma cambiando mentalità. Dobbiamo combattere per l’equità dei diritti”.
E’ necessario quindi un cambio culturale perché la medicina di genere va a sottolineare le specificità.
“La Basilicata ha una chance unica – ha evidenziato nel suo intervento Alessandra Liguori dell’United Nations Interregional Crime and Justice Research Inst itute – molte volte i decisori politici non ascoltano gli scienziati. La Franconi rappresenta il policy maker e la scienziata, la Basilicata avrà un grande futuro perché sta attivando programmi che valorizzano la differenza di genere sul diritto alla salute”.
Angela Blasi, presidente della Commissione regionale pari Opportunità della Basilicata, ha posto l’accento sull’eguaglianza che deve garantire le differenze. Maria Anna Fanelli, consigliera regionale di parità della Basilicata ha detto che l’azione intrapresa dalla Regione Basilicata porterà a regime iniziative importanti.
“Le diversità vanno sostenute” – ha concluso il presidente della Regione Marcello Pittella, che ha sottolineato le competenze nel campo medico-scientifico dell’assessore Franconi. “Ritengo che le cose fatte in questo anno e mezzo servono a costruire, siamo all’avanguardia. Siamo tutti consapevoli che c’è una spending review e che le norme vanno rispettate. Programmiamo insieme le politiche, facciamo rete. Dobbiamo saper dialogare, approfondire, discutere. Costruiamo tutti insieme una rete d’informazione e comunicazione. Continueremo ad investire nella medicina di genere e nella prevenzione. Facciamo sintesi delle nostre peculiarità. Aiutiamoci e andiamo avanti sulla strada imboccata”.