Gianni Perrino, consigliere regionale Movimento 5 Stelle, commenta in una nota l’imminente discussione sulla proposta M5S di referendum abrogativo degli art 35, 37 e 38 dello Sblocca Italia: “Sul NO alle trivelle, in fibrillazione Pittella e il PD”.
Monta l’attesa per il consiglio di martedì prossimo nel quale si deciderà sulla proposta di referendum abrogativo degli art 35 del Decreto Passera, degli art 35, 37 e 38 dello Sblocca Italia, promossa dal M5S Basilicata.
Dopo la firma apposta sulla nostra richiesta dal consigliere Mollica, si registra la forte presa di posizione del consigliere Bradascio (Lista Pittella), il quale, rispondendo all’appello lanciato dal M5S, ha dichiaratoalla stampa di essere pronto a dimettersi se il “no” alle trivelle in mare (e all’aumento di quelle sulla terraferma lucana) non verrà rispettato.
Per quanto riguarda i big della maggioranza, i due presidenti, Pittella e Lacorazza si sono rifugiati, come loro solito, nella fuffa retorica, mentre il capogruppo PD Cifarelli ha annunciato in consiglio di non escludere l’appoggio all’iniziativa referendaria del M5S Basilicata contro le trivelle.
Il presidente Pittella di ritorno dall’incontro di Termoli, dove si è incontrato con gli altri presidenti presunti “NO-Triv”, se ne esce con il solito panegirico sulla necessità di modificare la normativa relativa alle trivellazioni off-shore (in mare). Sinceramente, ci si aspettava dal sommo Presidente un (preoccupato) commento sulla potenziale ricaduta delle estrazioni petrolifere sulla nota specialità gastronomica tipica della città molisana: la famosa zuppa di pesce, il “brodetto termolese di Tornola”, prelibatezza di pesci pelagici di fondale (cicale o pannocchie, seppioline, triglie, merluzzetti, zanchette, galletti, scorfani, gallinelle, lucerne, abarroni o saraghetti, razza, tracine, qualche lupino e/o cozza). Proprio quei fondali che le trivelle vogliono distruggere. E addio mare, addio pesci pelagici di qualità, addio pescatori, addio gastronomia, addio turismo!
Piero Lacorazza, l’altro e altrettanto sommo Presidente (del Consiglio), il Vate degli ‘appelli all’unità’, ha invece affidato ad un tweet lapidario una sua criptica esternazione: parla di “errore di metodo” e chiede lumi sul carattere unitario della proposta (o della mozione?). Gentile Presidente Lacorazza, il metodo sta tutto nel dare ai cittadini la possibilità di scegliere se abrogare o meno leggi che prevedono la proliferazione di inceneritori e trivelle nella loro amata terra lucana. Ci sono centinaia di migliaia di cittadini che chiedono un segnale univoco, unitario sulle estrazioni petrolifere: e sono gli stessi del 4 dicembre 2014, gli stessi che vi hanno fischiato sonoramente durante la recente passerella di Policoro.
Cifarelli ribadisce, tramite facebook, che le trivelle in mare sono brutte, che non si devono superare i 154.000 barili al giorno, che c’è bisogno di dialogare col governo e, qualora dovessero venire meno queste condizioni, si potrebbe intentare la via del referendum abrogativo.
Insomma, Pittella e il PD lucano non sanno che pesci prendere: ma tra poco, con le piattaforme petrolifere a mare, i pesci ce li ritroveremo spiaggiati e defunti. Come a defungere sarà l’intera economia turistica, la pesca e l’agricoltura e, quindi, la gastronomia tipica lucana.
Eppure, dinanzi a questi immani rischi per gli ecosistemi marini e terrestri lucani, per Pittella e il PD nulla è davvero cambiato: questi signori, non paghi delle figuracce rimediate in giro per la Basilicata (ultima quella di Policoro), continuano indefessi con la loro dialettica roboante ma vacua che non dà alcuna garanzia e alcuna certezza di un vero NO alle trivelle.
E’ assai probabile che martedì lor signori richiedano ancora qualche altro giorno in più per “riflettere” sul da farsi, attendendo l’esito dell’incontro previsto a Roma per il 29 Luglio tra il sottosegretario Vicari e i governatori di Puglia, Calabria e Basilicata.
Nel frattempo, sarebbe opportuna misura preventiva che tutti noi lucani facessimo debiti scongiuri (non escluso qualche rito o gesto apotropaico): Pittella potrebbe tornare dalla città eterna inneggiando ad un altro “risultato storico” per i lucani. Quelli che Pittella ha finora definito “gol” fatti al governo Renzi, in realtà si sono dimostrati tragici autogol per il popolo lucano. Pittella e il PD non barino ancora! Martedì prossimo, se bocciassero in consiglio la nostra richiesta di referendum abrogativo dello Sblocca-Inceneritori e dello Sblocca-Trivelle, direbbero un altro, ennesimo chiaro “SI” agli inceneritori ed alle trivelle in mare e in terra lucana!
Gianni Perrino, consigliere regionale Movimento 5 Stelle
“Mediterraneo no triv” su Pozzo Morano a Policoro: “Forse la questione non è chiusa”.
Per anni “Mediterraneo no triv” ha chiesto, con atti formali, al Sindaco di Policoro di emettere ordinanza sindacale per tutelare la sicurezza e l’incolumità dei cittadini a fronte del rischio che poteva scaturire da Pozzo Morano.
Si chiedeva di interrompere l’attività di ricerca di gas in zona a vocazione agricola, vicino a delle case abitate e sopra una falda acquifera, in prossimità di una strada pubblica nel rispetto della legge che impone di applicare il principio di precauzione in assenza di studi scientifici in grado di escludere, con certezza, la pericolosità dell’impianto.
Tutte le richieste sono però rimaste inascoltate non solo dalle istituzioni locali ma anche dalla politica che non ha mai aperto, sulla questione, neanche un mero dibattito.
Perchè?
A causa della vicinanza del pozzo al centro ITREC, Mediterraneo no triv ha scritto anche all’IAEA-International Atomic Energy Agency segnalando come in una città italiana si cercava gas nei pressi di un impianto nucleare.
La società petrolifera, ad ogni buon conto, comunicava al Ministero di non aver più alcun interesse a proseguire l’attività di ricerca con buona pace degli amministratori locali.
Tuttavia, visitando il sito del Ministero dello Sviluppo Economico si apprende che lo stato di Pozzo Morano è di “altro utilizzo”.
Se per gli altri pozzi lo stato di definizione è di pozzo in produzione o esplorazione oppure non produttivo, per Pozzo Morano si parla di “altro utilizzo”.
A questo punto la questione che molti ritenevano chiusa per il solo fatto la società petrolifera aveva dichiarato di non voler proseguire nella ricerca di gas dev’essere ripresa con urgenza e con l’attenzione che merita.
Quale uso intende fare il Ministero o la società petrolifera di questo pozzo?
Si spera che questa volta, visto i proclami di interesse di amministratori e politici per le recenti questioni delle trivelle in mare, si concretizzi anche per gli impianti impattanti in terraferma, tanto più se sotto il naso di tutti.
Mediterraneo no triv intanto ha già inviato nota formale al Ministero dello sviluppo Economico.
MEDITERRANEO NO TRIV