Nel primo semestre 2015 le ore di cig concesse in Basilicata ha “sforato” il muro dei 4 milioni di ore (4.070.039) di cui 2,5 milioni circa in provincia di Potenza e 1,5 milioni circa in provincia di Matera coinvolgendo 3.991 lavoratori. La gran parte delle ore di cig riguarda la straordinaria con circa 3 milioni 200 mila ore seguita dall’ordinaria con 820 mila ore. Sono i dati del rapporto Uil sulla cig che contiene una osservazione sull’intero semestre del 2015: con 365 milioni di ore autorizzate nel Paese, ma tenendo conto del basso dato complessivo della cassa in deroga (nonostante la crescita dell’ultimo mese), si può prevedere che alla fine dell’anno questo strumento verrà utilizzato meno rispetto agli altri anni ma ancora con forte intensità. Si rispecchia, cosi, per la Uil, lo stato dell’economia del Paese: una leggera ma non consolidata ripresa, con ancora forti preoccupazioni circa la tenuta occupazionale soprattutto in alcuni settori (edilizia in primis) e aree territoriali. Ma – commenta il segretario regionale lucano della Uil Carmine Vaccaro – il Governo sta per approvare il decreto che riforma questi importanti strumenti di protezione sociale ed è bene che prima di decidere di ridurre durata e reddito, consideri gli effetti sociali di tali decisioni. Infatti, pur in presenza di una flebile “ripresina” sono quasi 400.000 le unità di lavoro protette dalla cassa Integrazione e, ancor più importante, circa 1 milione le persone che beneficiano (o beneficeranno) di questo strumenti di integrazione al reddito nel 2015. Tuttò ciò rafforza da una parte la nostra valutazione sul reddito minimo di inserimento che garantisce e copre l’emergenza di settori di lavoratori espulsi dal mercato del lavoro e troppo giovani per andare in pensione e che comunque non è la soluzione della madre di ogni problema sociale, vale a dire la mancanza di lavoro e con esso la restituzione della dignità umana. Inoltre – dice Vaccaro – quelle che in occasione dell’evento della scorsa settimana con il prof. De Rita abbiamo definito le trappole del mancato sviluppo in riferimento ai ‘beni comuni’ (acqua, petrolio, foreste) si confermano decisive per superare la contraddizione sociale. Occorrono perciò relazioni virtuose intorno ai ‘beni comuni’ lucani. Relazioni tra grandi realtà bancarie, incluse la redditività a medio tempo dei valori indotti dalle energie naturali autoctone, centri di competenza tecnologica, e talenti ed intelligenza locale. Ma anche competenze importate e ben pagate.
Altro che reddito minimo garantito e misure di sola assistenza e sopravvivenza. Questo modello – afferma Vaccaro – può essere lo scheletro di un nuovo sviluppo locale in Basilicata . I sindacati usano una parola d’ordine, molto pregnante per fare questa ‘grande spinta’: “Riformare la Basilicata”, rimettere in moto tutt’ insieme un complesso organico di provvedimenti cornice che tengano insieme politiche di sviluppo e cambiamento istituzionale. Ma è debole la tensione verso il cambiamento che non è improvvisazione ma continuità, faticosa continuità, costruzione di una lunga e solida catena di relazioni intorno alla propria identità. Ecco perché per la Uil ricominciare dai ‘beni comuni’: perchè la presa di coscienza della loro essenzialità per il nuovo sviluppo regionale è la premessa su cui costruire una alleanza sociale con la cittadinanza non rappresentata ed arrabbiata.
Lug 26