I consiglieri delle forze politiche di minoranza hanno fatto il punto sulla situazioneed hanno parlato delle mozioni approvate in Consiglio regionale: quella a firma del consigliere Polese del Pd e quella che ha visto il consigliere Pace quale primo firmatario. “Due visioni diverse che non comportano – hanno sottolineato Pace, Rosa, Napoli e Mollica – nessuna battaglia ideologica ma pienorispetto delle opinioni altrui e nessuna discriminazione nei confronti degli altri. Il nostro – hanno proseguito – è stato un atto di indirizzo basato su un patrimonio valoriale dal quale non si intende arretrare”. I consiglieri hanno, altresì, annunciato che prossimamente si svolgerà, sempre a Matera il “Family day”, ovvero “La Giornata della Famiglia in Basilicata” quale contraltare al “Gay Pride” già organizzato nella Città dei Sassi. “Una festa – hanno detto – della famiglia naturale con l’obiettivo di tutelare uno dei cardini della società”.
Aurelio Pace ha sostenuto: “Rappresentiamo migliaia di persone che credono nella famiglia, nella integrazione e nell’importanza dei figli, valori che non possono essere annullati. L’azione condotta anche in Consiglio regionale ha una duplice veste: obiettivo primario è quello di dichiarare la non negoziabilità di temi fondamentali, facendone una battaglia valoriale, che appartengono ad una precisa parte politica e che contemplano la famiglia tradizionale quale anello imprescindibile per l’intera società. La nostra – ha detto Pace – vuole essere una battaglia di popolo e non di elite, tanti infatti, sono stati i consensi da parte dei cittadini che hanno condiviso la nostra posizione e, soprattutto, la nostra mozione, votata in Consiglio anche da esponenti della maggioranza e per questo ringrazio i consiglieri Bradascio, Galante, Castelgrande e Spada,mozione che è frutto di un lungo e approfondito dibattito. Famiglia, dunque, bambini – ha continuato Pace – e integrazione in una situazione socio-economica drammatica come quella che stiamo vivendo. I valori che rappresentiamo con l’insieme delle nostre forze politiche e con la gran parte dei cittadini – ha ribadito – sono sostenuti con il nostro impegno quotidiano affinchè venga tutelato il modus vivendi più consono alla nostra storia ed ai principi frutto di profonde e concrete convinzioni. ‘La Giornata della famiglia’ va proprio in questa direzione e vuole essere la risposta più opportuna al Gay pride di Matera che confonde i principi con le ideologie”.
Il consigliere Napoli ha sottolineato come: “Da troppo tempo la famiglia costituzionalmente garantita è continuamente sotto tiro, basti pensare al divorzio breve, alla fecondazione eterologa, alla possibilità di scelta degli embrioni, alla scelta, in altre parole, dei figli come oggetto. E quando poi – ha continuato – si parla di diritti, ebbene occorre sottolineare che tanti sono quelli ormai acquisiti dalla coppie di fatto, escludendo, giustamente, i tre che concernono la pensione di reversibilità, la legittima in merito all’eredità, l’adozione di bambini. Senza famiglia garantita dalla Carta costituzionale – ha sottolineato – non nascono figli e senza figli il Paese si perde. E’ destinato all’esaurimento demografico ed alla perdita dei valori fondativi della nazione. La nostra non vuole essere una guerra ideologica, ma quello che pretendiamo è la reciprocità nel rispetto delle nostre idee, per rispetto se non altro, di tradizioni e stili di vita che rappresentano appieno la nostra società. Occorre anche ricordare – ha concluso Napoli – che chi riveste ruoli istituzionali deve abbandonare le proprie posizioni e ideologie politiche. Chi ha scelto di rappresentare le istituzioni non può fare politica anche perché deve tener conto che, fino a prova contraria, la famiglia è quella sancita dalla Costituzione, oltre a documentarsi sull’articolo 5 (Cause impeditive della certificazione dello stato di unione civile) della legge detta Cirinnà dal nome della relatrice in Commissione Senato sulla ‘Disciplina delle coppie di fatto e delle unioni civili’”.
“Rivendichiamo – ha detto il consigliere Rosa – la tutela del valore in cui crediamo che è la famiglia tradizionale. Per combattere le discriminazioni non è necessario annullare le diversità di opinioni. L’esaltazione e la voglia di differenziazione è un modo per schiacciare il resto del mondo. Da rilevare – ha proseguito – che il Consiglio regionale, non tenendone conto, è divenuto un ricettacolo di voti e la mozione scritta dall’Arcigay e firmata dal consigliere Polese ne è l’esempio, tenendo anche presente che, evidentemente, il consigliere doveva ripagare qualcuno per la propria presenza nella sua lista elettorale. Una mozione che è stata, grazie al nostro intervento, totalmente riscritta, divenendo in effetti un’adesione alla Rete Re.A.Dy., mentre prima era un insieme di accuse pesanti nei confronti della Regione che ancora non aveva recepito le istanze di chi si sente ‘diverso’ e nei confronti dei quali noi non vogliamo avere pregiudizi di sorta. Noi intendiamo, piuttosto, combattere i pregiudizi e le discriminazioni spiegando ai bambini che al momento della nascita si è tuti uguali, le differenziazioni avvengono in seguito, ma non sono e non devono diventare merce per recinti chiusi e magari autogestiti finalizzati solo a portare avanti battaglie a carattere personale”.
Il consigliere Mollica ha precisato “di aver firmato anche la mozione di Polese per poter valorizzare insieme con le parti politiche non promotrici della stessa, l’estrema democrazia e per non essere considerati non tolleranti. Siamo in democrazia e non vogliamo essere considerati discriminatori. Esiste nella nostra comunità la tolleranza e anche il diritto di esprimere liberamente ciò che si pensa. La libertà di esprimere il proprio essere è giusta, ma arriva fin dove non lede la libertà degli altri.Noi abbiamo firmato – ha rimarcato – perché la mozione cambiasse i propri connotati, così come è avvenuto, venendo modificata radicalmente. Quello da condannare è il tentativo consumato da qualcuno di rivolgere il tutto sul piano clientelare e politico. Creare, cioè, uno scontro ideologico, cercando di far passare una discriminazione come una vera prevaricazione. Ne è la prova la reazione scomposta sui social network di Paola Concia contro chi vuole esprimere liberamente il proprio pensiero. ‘La Giornata della Famiglia’ – ha spiegato Mollica – non è la manifestazione di quattro consiglieri, bensì la risposta al Gay pride, ma soprattutto, è la volontà di quella parte autorevole per numero e qualità della società civile che intende riportare la discussione nei binari della adeguatezza dei principi e dei valori sacrosanti per la nostra comunità. Quello che non consentiamo – ha concluso – è che organismi appartenenti al Consiglio regionale, la Commissione per le pari opportunità nella fattispecie e la sua presidente, si schierino solo da una parte, quando, invece, rappresentano un organismo composito e plurale”.
Riportiamo di seguito la nota del segretario regionale del Pd di Basilicata, Antonio Luongo, sulle recenti mozioni approvate dal Consiglio Regionale di Basilicata in teme di rete ReAdye gender.
“Esprimo piena condivisione dei temi trattati dalla mozione che ha visto come primo firmatario il Consigliere Polese e approvata dal Consiglio regionale, che impegna il presidente della Giunta «a predisporre, attraverso gli uffici regionali, gli atti amministrativi utili all’adesione della Regione Basilicata alla Rete ReAdy.
Si tratta di una mozione di ‘civiltà’ perché la politica ha il compito di guardare con attenzione alle trasformazioni della società. Diciamo spesso che, in questi ultimi tempi, la società è più avanti della politica e quest’ultima risulta inadeguata a svolgere la sua funzione principale, quella di disegnare traiettorie di sviluppo sociale, economico e culturale.
Coerentemente con questa impostazione, non condivido la posizione assunta da alcuni consiglieri regionali del PD, che hanno votato a favore della successiva anacronistica, direi oscurantista, mozione presentata da Aurelio Pace. Essa contribuisce a dipingere la democratica, aperta, civile e tollerante Basilicata, come regione omofoba, appigliandosi alla “teoria del Gender”. Ritengo che i consiglieri del PD che hanno firmato per tale mozione debbano ritirare la propria adesione.
La Regione Basilicata, che vanta una positiva storia di tutela dei diritti civili e di contrasto delle discriminazioni, non ha competenze sui programmi ministeriali delle scuole di ogni ordine e grado. La mozione approvata dal Consiglio non può produrre alcun effetto pratico se non quello di una strumentale e fuorviante discussione.
Il Partito Democratico in Basilicata si adopererà per affermare sempre e in ogni contesto i principi di uguaglianza e delle pari opportunità con più coraggio e più coerenza.”