Sanchirico (coordinatore di Italia Unica) risponde alla teoria Gender di Polese & C: “Preferiamo occuparci di famiglia”. Di seguito la nota integrale.
Quando non si hanno idee chiare, come nel caso della mozione Polese sulla cosiddetta “teoria gender”, il risultato è quello di dividere non solo e non tanto la politica, a cominciare dal suo stesso partito, quanto i cittadini. Con il risultato di ingenerare inutili polemiche su questioni delicate che riguardano la sfera personale e distolgono l’attenzione dai problemi dell’emergenza sociale. E lo sa bene il Governatore che preferisce in proposito il silenzio piuttosto che “tirare le orecchie” al suo luogotenente. Italia Unica preferisce dedicare le proprie energie di impegno sulla famiglia come testimonia la proposta lanciata attraverso il nostro sito che in poche settimane ha raccolto decine di migliaia di adesioni.
La proposta è semplice: si tratta di un “buono” di 5.000 euro netti che ogni bambino riceve annualmente, fino ai cinque anni di età compresi, cioè fino alla fine della scuola materna, senza limiti legati al reddito dei genitori (sul modello francese, per evitare incentivi all’inoccupazione di uno dei coniugi) e con limitazione solo eventuale in relazione all’ISEE famigliare.
Il buono si potrà utilizzare esclusivamente per l’acquisto di servizi, pubblici e privati, preventivamente definiti e indirizzati al benessere, all’educazione e alla crescita dei bambini: asili nido e scuole materne, attività sportive, corsi extra-scolastici, campi estivi, servizi di cura e altri. Oppure, a scelta del contribuente, potrà essere interamente detratto dalle tasse.
Alcuni diranno che è una follia, che non disponiamo delle risorse necessarie. La vera follia, al contrario, sarebbe continuare a sottrarre risorse al futuro del paese, piuttosto che investire sui nostri bambini. Per rendere attuabile la proposta occorre eliminare i contributi attuali, frammentari e insufficienti, e unificare le risorse da destinare al nostro progetto del Bonus Bambino.
La previsione di un “buono” da utilizzare esclusivamente in servizi per il bambino, inoltre, presenta molti vantaggi rispetto ad un sostegno in denaro: uno strumento simile, infatti, sortirebbe maggiori effetti sui bambini che vivono in realtà più svantaggiate, promuovendo e facilitando la frequenza di asili nido e altre attività extra-scolastiche. Come rilevato dal rapporto ISTAT “Reddito e condizioni di vita” del 2013, infatti, sempre più persone in Italia sono a rischio povertà, e le famiglie più in difficoltà sono proprio quelle con più figli, più basso livello di istruzione e dove lavora un solo componente della famiglia.
Ciò significa, da un lato, che più bambini potrebbero ricevere stimoli nella prima infanzia, età fondamentale per lo sviluppo cognitivo, e, dall’altro, più donne potrebbero accedere, se lo desiderano, al mercato del lavoro, garantendo così anche maggiore sicurezza e stabilità economica alla famiglia.
Oggi in Italia vi sono quattro principali strumenti di sostegno monetario a favore dei nuclei con figli: assegno per il nucleo familiare dei Comuni per famiglie con almeno tre figli (nel 2014: 141,02 euro al mese per famiglia di 5 persone); assegno al nucleo familiare (che varia a seconda del reddito e del numero di componenti della famiglia); detrazioni per coniuge e figli a carico; ulteriore detrazione a partire dal 4° figlio a carico. A questi strumenti si aggiunge il bonus bebè voluto dall’attuale Governo.
Sono strumenti non coordinati tra loro, che si basano su criteri non omogenei (nozione di nucleo familiare, condizioni economiche, etc.). Il bonus bebè è addirittura temporaneo: è in vigore per i prossimi tre anni, ma il suo futuro è incerto. Si tratta, inoltre, di contributi in denaro e, spesso, di poco conto: un’uscita diretta per lo Stato che, tuttavia, non ha garanzie sul suo effettivo utilizzo per servizi e beni destinati ai bambini.
È necessario unificare le iniziative di sostegno, eliminare l’attuale frammentarietà e inefficienza e garantire che si tratti di strumenti direttamente a vantaggio dei bambini, per dare ai genitori di oggi e di domani le certezze che al momento mancano.
La copertura della misura è assicurata tramite la ridestinazione dell’importo accantonato per gli 80 Euro (9,5 mld/anno, che si sono dimostrati inefficaci sia in termini di stimolo dei consumi che come contrasto alle vere emergenze sociali del Paese) e per il Bonus Bebè (0,6 mld/anno), nonché tramite il riordino dei trasferimenti alle famiglie (che complessivamente raggiungono l’1% del PIL, ben 16 miliardi di euro) nella parte relativa ai minori a carico entro i 5 anni d’età.
Ago 01