“Appena 10 unità è il saldo tra entrate (1.750) ed uscite (1.740), esclusi gli interinali, previsto dalle imprese in provincia di Matera entro la fine dell’anno, secondo i dati del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Ministero del Lavoro. Sono dati che smentiscono l’ottimismo del Presidente Pittella rinnovato sui social, solo qualche giorno fa, quando commentando le statistiche dell’Osservatorio sul precariato, di fonte INPS, ha parlato di “primato Basilicata”. Lo sostiene il consigliere regionale di Forza Italia Paolo Castelluccio per il quale “non si possono confondere i posti di lavoro precari, specie stagionali come quelli diffusi nel Metapontino nel turismo e in agricoltura, con quelli a tempo indeterminato per arrivare alla conclusione, come fa il Governatore, che “per la prima volta si misurano gli effetti del Jobs Act sul mercato del lavoro”. I dati dell’Osservatorio sul precariato dell’Inps vanno letti ed interpretati correttamente per comprendere che, complessivamente in Basilicata, siamo di fronte ad 8.443 posti di lavoro generati ma per la gran parte riguardano contratti a termine. Piuttosto – continua il consigliere di Forza Italia – le indicazioni del Report di ferragosto di Unioncamere sono inequivocabili: piccole imprese e Sud in affanno; saldo occupazionale ancora negativo (nel Paese, complessivamente, meno 60 mila); meccanica e terziario avanzato tornano in positivo”.
Per Castelluccio “per quanto riguarda attività produttive ed occupazione della nostra regione va intercettata la tendenza segnalata per la manifattura italiana, soprattutto quella più innovativa e proiettata sui mercati esteri (dalla meccanica all’alimentare, dal chimico-farmaceutico alla plastica),che pare sia passata al contrattacco: nel 2015 una industria su cinque assumerà personale dipendente, mentre nel 2014 era una su sei. E nel mirino dei “cacciatori di teste” delle imprese del Made in Italy, figure professionali a maggior qualificazione da impiegare nella progettazione (aumenta la richiesta di ingegneri), nell’innovazione digitale (a cominciare dagli analisti e progettisti di software) e nell’ideazione di nuove strategie commerciali (grazie ai tecnici delle vendite). Ma anche tanti operai specializzati richiesti soprattutto dall’industria alimentare e meccanica. Per l’alimentare lucano – conclude – una nuova conferma di potenzialità in larga parte inespresse e su cui puntare se veramente, come auspica Pittella, vogliamo che i lucani possano ricominciare a fare progetti per il futuro.