“Non so se deportazione sia il termine più adatto, in questo caso usato dai sindacati, per definire quella sorta di lotteria di ferragosto che ha coinvolto i docenti lucani precari che aspirano ad un posto in cattedra nel nuovo anno scolastico e che saranno costretti a lasciare famiglie e paesi per insegnare al Nord. Il trasferimento forzato comunque è una nuova ferita che si apre nel tessuto civile della nostra piccola regione che vive già una grave situazione demografica ancora una volta sottovalutata”. Lo sostiene una nota a firma di Giuseppe Potenza, segretario regionale della DC-Libertas di Basilicata.
Nell’evidenziare che dai dati del Miur dalla Basilicata in 1.200 hanno fatto domanda in scuole delle regioni del Nord, l’esponente della Dc aggiunge che “altre migliaia, in gran parte madri con figli, non se la sono sentita di accettare il provvedimento del Governo che è innanzitutto un duro colpo alla stabilità della famiglia. Così la “Buona scuola” voluta da Renzi dà cattivi esiti che si scaricano pesantemente oltre che sulle famiglie dei docenti anche su quelle dei ragazzi che anche quest’anno sono alle prese con l’immancabile caro libri e costi di frequenza.
Non riesco proprio a capire la soddisfazione espressa dal ministro Giannini e dal premier Renzi per quello che ritengono un piano di assunzioni “ben riuscito” ignorando il problema della distanza. Adesso – dice Potenza – ci aspettiamo un’iniziativa da parte della Regione che sensibilizzi le altre dove andranno ad insegnare e a vivere i nostri docenti perché si predisponga specie nelle città del Nord più grandi piani di accoglienza che facilitino l’alloggio con costi di fitto calmierati e l’erogazione di servizi, valorizzando l’apporto degli stessi alla formazione dei ragazzi del Nord. Anche in questa vicenda – conclude il segretario Dc – leggiamo quell’esigenza che abbiamo più volte espresso di politiche a sostegno della famiglia: si pensi alle famiglie con donne che saranno fuori casa e bambini per i quali i servizi da noi a causa dei tagli statali sono sempre più ridotti e limitati.