Carmine Vaccaro, segretario UIL Basilicata: “Cig, più che calo parziale travaso verso vera e propria disoccupazione”.
I dati diffusi dall’Inps sulle indennità di disoccupazione registrano a luglio, in controtendenza con gran parte del resto del Paese, comunque un incremento di ore di cassa integrazione ordinaria (più 57,6%) rispetto a luglio 2014 (circa 231mila ore contro le 146mila del 2014) e una minore richiesta di ore di cassa integrazione straordinaria (meno 26,4%) sempre nel raffronto a luglio 2014 (110mila ore contro le 149mila precedenti). Questo, come tendenza generale di quest’estate, potrebbe essere un segnale positivo poiche’ indicherebbe una ripresa della produzione se, pero’ , fosse accompagnato da altri 2 indicatori: meno domande di disoccupazione e piu’ occupati. Purtroppo non e’ ancora cosi’, in quanto, complessivamente da gennaio a giugno le domande di prestazioni di disoccupazione, a vario titolo, in Basilicata sono 8.615 di cui 4793 per l’ASPI, 1.996 per la miniAspi e per Naspi (persone licenziate) 1.826. Il che segnala un parziale travaso verso la vera e propria disoccupazione di persone che erano in aziende in difficolta’. Inoltre, rimane del tutto inattendibile il dato della Cassa in deroga che, come ammette la stessa Inps, e’ troppo condizionato dalla non certezza delle risorse assegnate alle Regioni. In sintesi, il dato sugli ammortizzatori (4,5 milioni di ore in Basilicata complessivamente da gennaio a luglio 2015) fotografa lo stato della nostra economia: una ripresa debolissima che ancora non e’ sostenuta da efficaci politiche per la crescita. Ed è a stessa Inps a sostenere che sulla contrazione delle domande registrata su base annua, può avere inciso la circostanza che si tratta dei primi mesi di entrata in vigore della nuova prestazione Naspi (Nuova prestazione di assicurazione sociale per l’impiego) che dal primo maggio sostituisce le indennità di disoccupazione Aspi e mini Aspi. Ancora una sollecitazione, se ci fosse bisogno, al Governo nazionale e alla Giunta regionale a non perdere altro tempo per le misure sull’occupazione che rivendichiamo da tempo e che con la ripresa dell’attività politica e istituzionale devono tradursi in “buon lavoro” che significa innanzitutto non precario.