La stagione delle sagre dedicate ai prodotti alimentari lucani con la sagra del baccalà ad Avigliano si avvia al termine. All’appuntamento tra i grandi eventi manca solo il pecorino di Filiano a settembre. Per la Confartigianato di Basilicata è tempo di bilanci. La nostra regione che conta su un migliaio di imprese artigianali – sottolinea Antonio Miele, presidente Confartigianato – è un ‘giacimento’ di specialità alimentari di qualità: appartengono infatti alla Basilicata ben 77 prodotti agroalimentari DOP e IGP a riprova che il Made in Italy agroalimentare e con esso il made in Basilicata hanno un grande potenziale. Esso conquista l’estero e nello scorso anno l’Italia ha segnato un record nel valore delle esportazioni agroalimentari a 34 miliardi di euro (20-25 milioni di euro è il “giro” della Basilicata) per effetto dell’aumento del 7 per cento delle esportazioni. Dunque tradizione ed innovazione possono rappresentare la chiave di svolta per il rilancio del comparto agroalimentare lucano (di cui il comparto artigiano è essenziale) che per l’export continua a dare segnali incoraggianti. Abbiamo un potenziale enorme – non a caso indicato dal Rapporto Censis come “energia positiva” – tenuto conto che la quota dell’export alimentare del “made in Basilicata” è appena dello 0,1% dell’ammontare complessivo delle Regioni del Sud e che la tendenza del “mangiare italiano”, nonostante la crisi dei consumi, è comunque positiva.
Confartigianato Alimentazione – spiega Rosa Gentile, vice presidente nazionale con delega al Mezzogiorno – è stata costituita allo scopo di tutelare e promuovere gli interessi specifici dell’intero comparto agro-alimentare. In rappresentanza dei circa 20.000 associati cura i rapporti con gli organi istituzionali dello Stato e dell’Unione Europea e con gli enti pubblici e privati; in particolare è presente nei tavoli di consultazione con le categorie professionali e partecipa a riunioni tecniche presso le sedi comunitarie con altre organizzazioni professionali dei paesi membri; predispone attività finalizzate alla crescita del settore ed a cogliere le esigenze e le opportunità del mercato mediante adeguate e conseguenti iniziative. Confartigianato Alimentazione, strutturata in 7 Associazioni di mestiere, è impegnata inoltre a salvaguardare e valorizzare il patrimonio culturale, economico e sociale rappresentato dalle produzioni tipiche e tradizionali dell’artigianato agro-alimentare nazionale. Gentile rinnova “la sfida delle piccole e medie imprese lucane di costruire intorno al “brand Matera” una sorta di “total quality”, il piacere del mangiar bene e del dormir bene a partire dalla realtà straordinaria della Città dei Sassi, con eventi, cultura, bellezze architettoniche e un buon tessuto commerciale da estendere sull’intero territorio regionale. Per questo è necessario fare rete tra tutti questi aspetti del territorio per promuovere l’attività turistica in tutta la regione con il “piatto forte” dell’alimentare”.
Confartigianato è inoltre in prima fila contro le contraffazioni alimentari: una “rapina” da 7 milioni di euro l’ora e da 60 miliardi di euro l’anno, di cui alcune centinaia di milioni di euro solo in Basilicata. E’ il business dell’agropirateria, della contraffazione, della frode nei confronti dell’agroalimentare “made in Italy”, il più clonato nel mondo. Si tratta di un vero e proprio “scippo” ai danni del settore, un assalto indiscriminato e senza tregua, dove la criminalità organizzata fa veri affari. I consumatori vengono truffati, gli agricoltori e gli industriali dell’agroalimentare derubati. A questo si aggiunge il fatto che ogni anno entrano nel nostro Paese prodotti alimentari “clandestini” e “pericolosi” per oltre 2 miliardi di euro. Poco meno del 5 per cento della produzione agricola nazionale. I sequestri da parte delle autorità competenti italiane negli ultimi due anni si sono più che quadruplicati. E ciò significa che i controlli funzionano, ma il pericolo di portare a tavola cibi “a rischio” e a prezzi “stracciati” è sempre più incombente. I più colpiti dalle sofisticazioni sono i sughi pronti, i pomodori in scatola, il caffè, la pasta, l’olio di oliva, la mozzarella, i formaggi, le conserve alimentari. Da noi, insieme alla fragola del Metapontino “taroccata” in Spagna, sono vittime di agropirateria numerosi prodotti tipici lucani come il caciocavallo, il pecorino di Moliterno, i salumi di Picerno, l’aglianico del Vulture, l’olio delle colline del Materano, la farina di grano duro “senatore” del Materano, il peperone di Senise.
La tipicità per gli italiani – afferma Gentile – è fatta delle tante eccellenze dei nostri territori. Ma non vince l’autarchia gastronomica localistica, bensì l’orgoglio nazional-gastronomico, la predilezione per il complesso delle tipicità italiane intese come garanzia di qualità e di sicurezza alimentare. Nella scelta di un alimento, per l’87,6% – riferisce il Censis – conta la tipicità e il radicamento territoriale del prodotto, per l’86,3% la certificazione Doc, Docg e Dop, per il 59% la marca. Territorialità, trasparenza e certificazione sono al cuore delle scelte alimentari degli italiani come garanzia di qualità, sicurezza e salubrità del cibo.
Ago 20