La Ferrosud ha avviato le procedure per la messa in mobilità di 36 lavoratori; questo ennesimo episodio di deindustrializzazione del nostro territorio, avviene in questi giorni, come spesso accade, nel pieno della calura di agosto, con lo stabilimento di fatto chiuso. L’azienda solo pochi giorni fa aveva invece prospettato una ripresa delle attività nel settore ferroviario. Una contraddizione non nuova per un’azienda che non ha mai dimostrato la volontà di voler rilanciare lo stabilimento di Matera. In modo unanime tutti hanno chiesto un piano industriale ed in qualche caso si è pure chiesto che la proprietà si facesse da parte. Intanto resta la richiesta di licenziamento di 36 lavoratori; resta un’azienda che non è in grado di rilanciare lo stabilimento di Matera; resta un impegno definito nell’ordine del giorno approvato nella seduta straordinaria del 19 aprile 2011 dei consigli comunali di Matera e Altamura insieme a quello della provincia di Matera che non ha ancora sortito alcun effetto; resta il disagio dei lavoratori della Ferrosud e delle piccole aziende che lavorano nell’indotto. La trattativa sindacale potrà portare ad un accordo e quindi ad una parziale e temporanea soluzione che mi auguro parta da un piano industriale credibile ed esigibile e dal necessario rilancio di quella realtà produttiva. La trattativa ha bisogno, soprattutto in questa fase, di un forte sostegno della politica a tutti i livelli che non può che ribadire quanto approvato nel consiglio comunale congiunto e riaffermare la vocazione industriale dell’area di Ferrosud e in questa quella del ferrotranviario.
La Metapontum Agrobios ha invece avviato le procedure per richiedere la Cassa Integrazione. Anche in questo caso in pieno Ferragosto, con il centro chiuso per le ferie estive e dopo che il Consiglio Regionale, nell’ultima seduta prima delle sospensione estiva, ha ripianato il bilancio di Agrobios ed ha chiesto di verificare le possibili soluzioni per una necessaria ridefinizione e un opportuno rilancio del ruolo e delle attività della società di ricerca. Non è ben chiara l’idea che ha la regione Basilicata tra l’altro azionista unico di Agrobios, ed il mandato che la stessa Regione deve affidare al nuovo gruppo dirigente; non è chiaro chi deve elaborare il progetto;non è chiaro il ruolo che si vorrà svolgere nel campo della ricerca; non è chiara la prospettiva di una società di ricerca, quale Metapontum Agrobios, che è e deve rimanere strategica per la Basilicata ed è unica nel mezzogiorno nel suo settore; non è chiaro il futuro dei lavoratori. La CIGO può essere letta come una operazione di cassa, la società risparmia un po’ di euro e solo apparentemente si mette in una condizione di minore debolezza. In sostanza però l’effetto rischia di essere nefasto, il rischio vero è quello di imboccare il sentiero della chiusura. La CIGO ha l’effetto dell’abbassamento del rating, fa perdere credibilità, vanifica di colpo gli sforzi prodotti dai lavoratori e rafforza un settore, già vasto, di opinione che considera l’Agrobios un peso piuttosto che una opportunità. La CIGO può far chiudere una delle più importanti esperienze industriali della regione, nata, con ENI, dal quel processo di reindustrializzazione della Valbasento che proprio ora andrebbe riletto e rilanciato.
Questi due ultimi episodi di crisi industriale, si sommano ad una situazione di gravissima crisi che colpisce la provincia di Matera il cui apparato produttivo non riesce ad uscire da una lunga fase di recessione e che non da alcuna prospettiva a tutti coloro che sono stati espulsi dai processi produttivi e soprattutto ai tantissimi giovani che sono costretti o ad emigrare o a sottostare a varie forme di precariato e di sfruttamento. Anche per queste ragioni è opportuna una seria riflessione anche in consiglio comunale sul tema del lavoro.
Angelo Cotugno, Consigliere comunale PD
Ago 20
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