“Il fenomeno del caporalato si può sconfiggere: se gli imprenditori agricoli si rivolgessero con maggiore fiducia e responsabilità ai sindacati saremmo in grado di indicare la tipologia di contratti da applicare per scongiurare altre morti come quella della bracciante pugliese avvenuta nel Metapontino”. E’ quanto sostengono in una dichiarazione congiunta i segretari regionali della Uila-Uil Gerardo Nardiello e della Uil Carmine Vaccaro per i quali “gli incidenti mortali che in questo torrido agosto si sono verificati nelle campagne del Sud sono dovuti principalmente a quel meccanismo di illegalità che vede aziende agricole subappaltare la raccolta dei prodotti senza sapere nemmeno a chi. C’è un legame tra organizzazioni della criminalità e le grandi campagne di raccolta nei campi che va spezzato. Ma – continuano i dirigenti della Uil -non servono più parole, occorrono fatti concreti: se fosse il pubblico ad attrezzare il trasporto dei lavoratori verso i campi, si darebbe un colpo gravissimo ai caporali”.
“Dopo che il Ministro Martina ha candidamente scoperto il fenomeno di lavoro nero in agricoltura, ogni tanto c’è chi cerca di inventarsi qualcosa – dicono Nardiello e Vaccaro – come fa il governo con la Cabina di regia che regola il lavoro agricolo: un doppione di altri organismi esistenti a livello territoriale che non produce nei fatti alcun effetto. Invece, le leggi ci sono e andrebbero applicate. Solo pressanti ispezioni e controlli rigorosi mettendo in campo tutte le forze dell’ordine possono bloccare l’odioso fenomeno, perchè siamo di fronte a un evento consolidato che va combattuto con continuità e decisione”.
Secondo la Uil è necessario un contrasto effettivo: “Intanto avviando un controllo con l’aiuto della Regione, degli enti locali, del sindacato e sotto il coordinamento delle Prefetture. Se il pubblico entrasse davvero nel merito e si occupasse del trasporto dei lavoratori, sarebbe anche possibile organizzare il lavoro di ispezione, controllare la regolarità contributiva delle aziende e soprattutto la congruità del rapporto tra produzione ed occupati, da cui si può capire quanta gente effettivamente lavora. Garantire un trasporto efficace ed efficiente su tutto il territorio, che favorisca le aziende agricole che non ricorrono alla schiavitù e che, nella legalità, provano a mantenere sano e vitale un settore fondamentale per l’economia di gante regioni del Sud è pertanto il primo urgente passo da compiere. Bisogna riappropriarsi della legalità con azioni concrete, colmando il vuoto nel quale il caporalato agisce indisturbato o quasi, offrendo condizioni di lavoro disumane, costringendo anche le donne a lavorare per la miseria di 30 euro al giorno in situazioni a dir poco massacranti”.
Lavoro, Tancredi e Giordano (Ugl): “Più controlli in agricoltura”.
“Gli imprenditori che approfittano della manodopera organizzata dai caporali fanno danno due volte: alle persone sfruttate e agli imprenditori onesti. Lo sfruttamento dei lavoratori agricoli non è un retaggio del passato ma la triste realtà che non si fermerà mai se non si intervenire seriamente con decisione e immediatezza anche in Basilicata con le Istituzioni demandate per i controlli, Regione, Ispettorati del Lavoro dell’Inps e dell’Inail”.
Lo affermano il segretario generale dell’Ugl Basilicata Giovanni Tancredi ed il segretario provinciale dell’Ugl di Matera, Pino Giordano.
Per i sindacalisti, “il caporalato è un fenomeno da tempo noto al mercato del lavoro nelle nostre regioni del meridione d’Italia. Per quanto ci riguarda non ci limitiamo più a denunciare questo intollerabile stato di cose ma per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’evento del lavoro nero in agricoltura, l’Ugl fà la propria parte. Ed a tal proposito – proseguono Tancredi e Giordano – è in corso l’iniziativa dell’Ugl Nazionale nelle province di Bari e Foggia (con il segretario Paolo Capone ed il Vice Presidente della Commissione Lavoro, On. Renata Polverini) di solidarietà verso i lavoratori agricoli che subiscono le angherie del caporalato e degli stipendi da fame imposti dai proprietari terrieri, in difesa delle persone più vulnerabili e che per portare a casa uno stipendio da fame mettono a rischio anche la vita, come dimostrano i recenti accadimenti in provincia di Bari e Foggia“.
Perché la parte debole non sia il lavoratore, perché oggi si è lavoratori e non schiavi, il nostro auspicio è – concludono Giordano e Tancredi – che questo Governo sordo e muto verso il Sud d’Italia con atti concreti rivolga attenzione con ispezioni da parte di INPS e INAIL per combattere il caporalato oltre che con più uomini e mezzi: Renzi comprenda che così si possono evitare altri drammi e sfruttamento in agricoltura”.