Pietro Sanchirico, coordinatore Italia Unica: “Il Ministro Poletti come il Governatore Pittella “legge” male i numeri degli assunti”. Di seguito la nota integrale.
La vicenda di questi giorni relativa ai dati forniti dal Ministro del Lavoro Poletti sulle nuove attivazioni di contratti ha una forte analogia con i dati di qualche settimana fa commentati dal Presidente Pittella. Nel caso del Governo siamo di fronte ad un inspiegabile errore nei dati presentati dal ministero. Il vero saldo dei nuovi contratti a tempo indeterminato e delle trasformazioni di precedenti contratti a tempo determinato in tempo indeterminato ammonta infatti nei primi 7 mesi a ben 303 mila unità (il 48%) in meno rispetto a quanto comunicato dal ministero mentre il saldo complessivo tra attivazioni e cessazioni delle diverse forme contrattuali (non solo tempo determinato, ma anche indeterminato, apprendistato, collaborazione ed altre forme contrattuali) ammonta a 1,1 milioni, 1,2 milioni (il 52%) in meno rispetto alle stime ministeriali. Un errore macroscopico da parte del ministero che si è limitato a sostituire sul sito la tabella incriminata senza alcuna spiegazione o nota di scuse. Pittella invece cita i dati dell’Osservatorio sul precariato, di fonte Inps e relativi a gennaio-giugno, per affermare che sulle assunzioni a tempo indeterminato, la nostra regione, con 25,6%, si piazza ai primi posti e per poco non sorpassa la Campania (25,7%) che mantiene il primato assunzionale del Sud. E poi fornisce il saldo totale delle assunzioni: 29,8% per contratti a tempo indeterminato; a termine; in apprendistato. Un entusiasmo fuori luogo perchè l’unica occupazione da noi creata in sei mesi è precaria. Una vicenda in stile renziano e paradossale che porta a due considerazioni. Le prima è che il Jobs Act, nonostante la propaganda governativa, non solo è inefficace per quanto riguarda la creazione di occupazione (il numero degli occupati è calato in Italia di 125mila unità nel corso del 2015) ma anche il celebrato trend di stabilizzazione dei contratti di lavoro ha perso vigore dopo l’andamento positivo dei primi mesi dell’anno, essenzialmente per la perdita di fiducia del sistema produttivo rispetto alla capacità del Governo di rilanciare l’economia. La seconda considerazione è che il costante sforzo da parte del Governo di trovare sostegno statistico in merito all’efficacia sull’andamento dell’economia della propria presunta agenda di riforme sta, progressivamente, deteriorando l’affidabilità dei dati prodotti dagli uffici ministeriali (e minando ulteriormente la credibilità dell’Esecutivo sia in Italia che all’estero). Il punto è che un buon governo a Roma come a Potenza è tale se è un governo credibile. Invece ogni giorno che passa risulta più evidente il fallimento delle politiche attive di lavoro poste sinora in atto dal premier, come del nostro Governatore atteso lunedì dagli Stati Generali dei Dipartimenti, mi auguro, con le idee più chiare dopo il riposo delle vacanze.