Approfittando del mese di settembre nel quale le tariffe sono più vantaggiose e l’affollamento agostano si ridimensiona, gli italiani stanno allungando la tradizionale stagione turistica. Una crescita, di cui le prime avvisaglie di prenotazioni si colgono anche da noi, che la dice lunga sull’andamento positivo di un’estate che sembra aver rivisto il settore quale principale traino dell’economia. E’ il commento del Presidente di Federalberghi Michele Tropiano sottolineando positivamente che i cambiamenti culturali ed economici hanno modificato il modo di far vacanza anche per gli italiani. La durata della vacanza principale si accorcia e ad essa si aggiungono vacanze più brevi e week end nel corso dell’anno; inoltre, anche se agosto rimane il mese preferito dagli italiani, si registra una crescita dell’attenzione verso altri periodi dell’anno. Certo da noi in Basilicata è più lenta ma siamo sulla buona strada. Ogni anno, nel mese di settembre, l’Istat rileva più di 40 milioni di notti dormite negli esercizi ricettivi italiani (28 milioni negli alberghi), di cui 24 milioni riferiti a turisti stranieri (16 milioni negli alberghi) e 16 milioni a cittadini italiani (12 milioni negli alberghi). E sempre l’Istat rileva come gli alberghi ospitano, annualmente, il 68% dei pernottamenti che si registrano negli esercizi ricettivi, seguiti dai campeggi (16%), dagli alloggi in affitto gestiti in forma imprenditoriale (9%), dagli agriturismo (3%) e dai bed and breakfast (1%). Dopo cinque anni di segno negativo la domanda turistica interna inverte la tendenza e torna a crescere. E con essa torna a crescere la spesa per le vacanze, in crescita, a prezzi correnti, del 2,2% rispetto al 2014. E’ quanto emerge dai calcoli della Fipe-Confcommercio. Quest’ inversione di tendenza segnala finalmente una ripresa della fiducia da parte degli italiani, incoraggiati dal persistente bel tempo, ma anche dai primi segni di un’economia che sembra si stia rimettendo in moto, grazie anche ad Expo che ha certamente accresciuto l’immagine e l’interesse turistico del nostro Paese. Si tratta di indicazioni che permettono di guardare al futuro con un po’ più di ottimismo. Un quarto della spesa andrà in cibo, per il quale si spenderanno 11,5 miliardi di euro (con una crescita del 2,3% rispetto al 2014, pari a 260 milioni di euro). In particolare, 8,4 miliardi di euro saranno spesi in bar e ristoranti e 3,1 miliardi di euro andranno nell’acquisto di cibi da consumare in casa. “Questi numeri confermano che la ristorazione è un pilastro dell’offerta turistica nazionale. Un risultato positivo, da ascrivere a merito delle tantissime imprese del settore, che esprimono i migliori valori dell’accoglienza, partendo dalla qualità dei prodotti e dalla cordialità del servizio, che i turisti di ogni parte del mondo ci riconoscono”, aggiunge Tropiano. Tra i casi virtuosi c’è il ristorante al lago Pertusillo all’interno e all’esterno della masseria Crisci, in un’ incantevole location per buongustai della cucina tipica lucana e mediterranea in cui gli ingredienti sono ambiente e gusti da emozionare.
Ma gli italiani sono sempre legati a pasta, pizza e tradizione? Non necessariamente. Da un’indagine Fipe sui consumi alimentari durante la villeggiatura, emergono quattro diverse tipologie di italiano in vacanza: Cosmopolitan, Gourmet, Party lover e No rules. La prima tipologia, quella più numerosa, va proprio contro lo stereotipo dell’italiano indissolubilmente legato alla cucina di casa e poco aperto alle sperimentazioni. Gli intervistati si dichiarano per il 38% curiosi e senza frontiere: gli italiani cosmopoliti, ormai in maggioranza, amano assaggiare il cibo tipico della località visitata, per assaporare fino in fondo la cultura locale. Si tratta soprattutto di adulti che in vacanza si liberano delle proprie abitudini alimentari per calarsi in quelle del territorio che li ospita. La seconda categoria è quella dei “party lover” costituita in maggioranza da giovani che amano divertirsi e che cercano di risparmiare sul cibo per destinare le proprie risorse economiche all’intrattenimento (31% degli intervistati). Altro profilo emerso dal sondaggio sono i “gourmet” (18%), in maggioranza adulti con un buon potere di acquisto, che durante le vacanze trovano il tempo e la serenità per concedersi pranzi e cene al ristorante e non vedono l’ora di farsi coccolare dal buon cibo. L’ ultimo gruppo è rappresentato dagli sregolati, i “no rules”, che in vacanza decidono di non seguire regole ne’ orari; mangiano quando hanno fame e solo ciò che desiderano. Si tratta per lo più di giovani, ma anche di donne che durante le ferie si rilassano e rompono gli schemi delle abitudini alimentari casalinghe per sottrarsi all’impegno della cucina domestica.