La ripresa a pieno regime dell’attività per artigiani e piccole imprese coincide con l’ingorgo fiscale di autunno. Questo significa che i primi incassi da settembre vanno messi da parte per pagare tasse, tributi e balzelli di ogni natura. Lo evidenzia Confartigianato che ha diffuso un’indagine intitolata “Fisco oneroso e sempre più complicato”. Tra il 2008 e il 2014 – si legge nell’indagine – sono state approvate 752 norme fiscali, di cui 468 introducono nuovi adempimenti per le imprese: quindi, quasi 2 nuove norme fiscali su 3 aumentano i costi burocratici per le imprese. Per una norma fiscale che semplifica quasi cinque (4,7) complicano la vita delle imprese. In pratica, in 6 anni il fisco si è complicato alla velocità di 1 nuova norma alla settimana. Ritardi, ostacoli, inefficienze del sistema Paese generano un ambiente ostile al ‘fare impresa‘, tanto che nella classifica sulla facilità di fare impresa ‘Doing Business 2014’ l’Italia si colloca nella 23° posizione tra i 28 Paesi dell’Ue e al 65° posto tra i 189 Paesi del mondo. Per risalire di 50 posizioni la classifica mondiale e superare i Paesi che ci
Il fisco italiano – commenta Rosa Gentile, vice presidente nazionale Confartigianato con delega al Mezzogiorno – si complica al ritmo di 1 nuova norma ogni 6,6 giorni. Costi diretti ed indiretti che incidono pesantemente al Sud e sono parte diretta del gap di competitività con il centro-nord. Nel frattempo la delega fiscale affidata dal Parlamento al Governo è rimasta inattuata per il 47,9% per quanto riguarda i decreti che riguardavano direttamente le piccole imprese.
A ribadire complessità, costi e inefficienze del nostro sistema tributario è una rilevazione dell’Ufficio studi di Confartigianato. Gli esperti della Direzione Politiche fiscali di Confartigianato hanno stimato in 20 i potenziali decreti necessari per attuare tutti i principi contenuti nella legge di delega fiscale rispetto agli 11 già approvati o in corso di approvazione. Attribuendo a ciascun provvedimento e ai principi di delega in esso contenuti un indice di rilevanza per l’intera economia e assegnando, inoltre, una specifica valorizzazione in ragione dell’importanza che gli stessi rivestono per il sistema della micro e piccola impresa, i risultati evidenziano che mentre per l’intera economia il grado di attuazione della delega fiscale è del 53,1%, questo scende di oltre cinque punti per quanto riguarda le micro e piccole italiane e si ferma al 47,9%.I decreti approvati presentano un valore medio – in una scala da 1 a 10 – di 5,5 per l’intero sistema che scende a 4,1 per le micro e piccole imprese; quest’ultimo valore è di 1,3 punti inferiore al 5,4 attribuito ai decreti non approvati. E – aggiunge Gentile – le tasse nazionali sono tre volte superiori a quelle locali: sul totale delle entrate tributarie incassate dalle amministrazioni centrali, il 60% circa è riconducibile a Irpef (161,4 mld), Iva (97,1 mld) e Ires (31 mld).In tre anni il caro tariffe dei servizi locali è stato del 9,9% a fronte di un’inflazione dell’1,7%, mentre anche le imprese lucane che hanno le risorse energetiche vicino l’azienda pagano l’energia elettrica il 34,2% in più rispetto ai loro colleghi europei. Un gap motivato dal peso del fisco che incide per il 44,9% sul costo della bolletta elettrica dei piccoli imprenditori. Con la denuncia di disparità di trattamento fiscale che penalizza i consumi elettrici delle piccole imprese rispetto alle grandi aziende sollecitiamo – conclude la vice presidente di Confartigianato – un mercato libero dell’energia che assicuri a imprese e famiglie bollette meno care, qualità delle forniture, trasparenza delle offerte.
Ago 31