Nel mese di giugno 2015 sono state aperte in Basilicata 331 nuove partite Iva (204 in provincia di Potenza e 127 in quella di Matera). Rispetto allo stesso mese dell’anno precedente il calo è del 6,2% a conferma che la crisi scoraggia soprattutto artigiani, commercianti, piccoli operatori economici. E’ il commento del Presidente di Confartigianato Basilicata Antonio Miele sottolineando che in termini di partite Iva dal 2008 al 2014 sono oltre 1.500 quelle “scomparse” in Basilicata dove le nuove partite Iva viaggiano ad una media di 300-350 al mese ma compensano solo in parte quanti decidono di abbassare le saracinesche dei piccoli laboratori artigiani e negozi.
Secondo i dati dell’Osservatorio Partite Iva del Ministero delle Finanze, rielaborati da Confartigianato, con riferimento alla classificazione per settore produttivo, il commercio registra, come di consueto, il maggior numero di aperture di partite Iva (23,7% del totale), seguito dall’agricoltura (11,8%) e dalle attività professionali (11,3%). Analizzando gli altri settori di attività economica, gli incrementi più significativi si rilevano nella Sanità (+16,5%) e nelle Attività artistiche (+9,3%) mentre le flessioni più evidenti si registrano invece nei servizi di informazione (- 10,1%), nelle attività professionali (-8,6%) e finanziarie (-6,5%). Riguardo alla ripartizione territoriale, circa il 40% delle nuove aperture è localizzato al Nord, il 22% al Centro ed il 38% al Sud e nelle Isole. Gli aumenti più significativi di aperture di partite IVA, rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, sono localizzati in alcune Regioni meridionali – Puglia (+34,1%), Calabria (+21%) e Molise (+20,8%) – a conferma di un’economia al Sud “a macchia di leopardo”. Relativamente alle persone fisiche, la ripartizione per sesso è sostanzialmente stabile, con il 63,2% delle partite Iva aperte da soggetti di sesso maschile. Il 46,2% delle aperture è attribuibile ai giovani fino a 35 anni e il 34,2% a soggetti tra 36 e 50 anni. Rispetto al mese di giugno dello scorso anno emerge un leggero calo di aperture nella classe di età fino a 35 anni (-1,8%) e un aumento di aperture nelle classi di età più avanzata (+21,2% per la classe da 51 a 65 anni, +39,1% per la classe oltre i 65 anni.
“Purtroppo – commenta Miele – è il fisco il primo ostacolo per chi voglia avviare un’attività propria e rischiare. Non vi è traccia – continua – dei provvedimenti che le piccole e medie imprese italiane si attendono dall’attuazione della Riforma, quali il riordino dei regimi fiscali con l’introduzione dell’Iri e del regime di cassa per i soggetti in contabilità semplificata, la ridefinizione del nuovo regime forfetario, la definizione dell’autonoma organizzazione ai fini dell’Irap. Una situazione che non possono accettare le piccole imprese, che non sono figlie di un dio minore. E’ questa l’attenzione che il Governo riserva alla piccola impresa?. Noi siamo per un sistema fiscale più equo, più semplice e davvero ‘amico della crescita’, eliminando la combinazione esplosiva, fatta di altissima pressione fiscale ed elevatissimi oneri burocratici, che grava sulle spalle delle imprese”.