Nell’amore dei dettagli c’è il senso della totalità e del passato.
“Trash ovvero spazzatura, specialmente culturale. Ma quella peggiore può essere la spocchia di considerare vecchiume inutile la vita autentica e l’arte che la rappresenta”. Questo il senso del singolare libro di Ulf Peter Hallberg Trash europeo(Iperborea edizioni), cui si deve tanta conoscenza delle appartate letterature nordiche, che così spesso sono state anticipatrici e rivoluzionarie stazioni della modernità.
Presentato a cura dell’associazione culturale Energheia, Hallberg, uno delle più originali, fresche e umane figure della letteratura svedese, ha aperto gli incontri collaterali della ventunesima edizione del Premio letterario Energheia.
Nato a Malmo e abitante da molti anni a Berlino, Hallberg ha iniziato ventenne a scrivere per il teatro, ha studiato letteratura a Lund, lavorando come portuale e come tipografo, si è laureato con una tesi su Musil e ha tradotto Shakespeare, Schiller, Brecht e i Passages di Benjamin, che gli hanno insegnato l’arte del flaneur, del vagabondo che passeggia tra rovine del passato ed epifanie del futuro, cogliendo con tenerezza l’universale nell’effimero dettaglio.
“Con questo titolo ironico volevo alludere al fatto che oggi molta gente considera l’amore per l’arte, amore che nel romanzo il padre incarna all’estremo, qualcosa di incomprensibile e privo di valore, un antiquato dovere. Una volta, al Central Park di New York ho sentito una donna americana che parlava con entusiasmo di Shakespeare e degli impressionisti francesi che venne interrotta brutalmente dal marito: “Senti Sally, sai che non sopporto il Trash europeo”. Ecco il titolo per il mio romanzo, ho pensato. Mio padre era un re di questa spazzatura europea; a 87 anni sembrava un ragazzo pieno di vita e di benessere, anche se era povero ma nutrito di questo amore per la bellezza e la tenerezza, un amore che mi ha fatto ricco per sempre”.
“Volevo rappresentare un padre così come l’ho avuto nella parte migliore della mia vita, ma come ne ho visti anche altri nel mondo; un sognatore, come dice Shiller nel Don Carlos, anche in tarda età ed è fedele agli ideali della sua giovinezza. Padri così esistono. Uomini che s’incamminano su strade laterali e diverse, che conservano qualcosa di puro e di ingenuo, uomini dal portamento diritto. Anche nei periodi economicamente più difficili della mia vita mi sono sentito felice e privilegiato perché mi ha trasmesso sensibilità, curiosità, entusiasmo. Questo senso dell’eternità dell’attimo, che aveva pure mio padre. In ogni dettaglio si conserva la totalità”.
Da domani, martedì 9 settembre riprendono gli appuntamenti della ventunesima edizione del Premio Energheia, con La musica del secolo breve con Gianluigi Trevisi direttore di Time Zones, alle 20.00 in Via Ridola a Matera.