Alla vigilia delle immatricolazioni universitarie cresce anche tra i giovani lucani l’interesse per Agraria a conferma che è matura la proposta dell’istituzione di un Osservatorio dei giovani imprenditori agricoli di Basilicata con rappresentanti del Dipartimento, Agia-Cia, Coldiretti Giovani Impresa, Anga-Confagricoltura, Giovani-Copagri, ordine degli agronomi, Unibas, Alsia. Un organo consultivo regionale ma soprattutto – spiega Rudy Marranchelli, presidente Agia-Cia Basilicata – un “pensatoio” per la diffusione e la valorizzazione dell’imprenditoria giovanile in agricoltura. Un organismo che studi le profonde novità dell’imprenditoria giovanile nei campi.
In base a un’indagine condotta dalla Conferenza nazionale di Agraria, le immatricolazioni alle lauree triennali dell’area agroalimentare in Italia sono passate infatti da 4.909 nell’anno accademico 2006-07 a 9.686 nel 2013-14. E solo quest’anno – nel 2014-15 – i dati (non definitivi) evidenziano un calo a 8.392. Ma questo per effetto del numero programmato che quasi tutti i Dipartimenti e Facoltà hanno dovuto introdurre per contenere il «boom».
Dal monitoraggio nelle 25 sedi, che coprono in pratica tutto il territorio nazionale, l’anno del picco ha registrato in particolare 4.393 nuovi iscritti ai corsi in Scienze e tecnologie agrarie e forestali, 3.520 a Scienze e tecnologie alimentari, 1.035 a Viticoltura ed enologia, 738 ad altri corsi, come «Paesaggio e natura», «Biotecnologie» ed «Economia e marketing del sistema agroindustriale», che completano l’offerta formativa di primo livello. Per quanto riguarda la presenza sul territorio, le sedi del Nord-Est attraggono il maggior numero di studenti (2.536 nell’ultimo anno), seguite da quelle dell’Italia centrale con 1.830, che in netta controtendenza alle altre aree hanno fatto segnare un’impennata del 21,5 per cento. A seguire, i Dipartimenti del Sud con 1.597 nuovi iscritti, il Nord-Ovest con 1.449 e le Isole con 980.
L’indagine mette poi anche in luce la tendenza dei neo-laureati a proseguire gli studi. Con un trend di crescita costante degli immatricolati alle lauree magistrali che in dieci anni è addirittura triplicato: da 933 nuovi iscritti nell’anno 2004-05 a 2.707 nel 2014-15.
Se dunque iscriversi ad Agraria è trendy, imparare un mestiere legato alla terra una scommessa. Che sempre più giovani dimostrano di voler sostenere, attratti dalla possibilità di trasformarla in una seria e duratura opportunità di lavoro. Posto che alle tradizionali professioni – una ventina quelle «codificate», dall’agricoltore in senso lato, al fitoiatra, fino allo zoonomo – negli ultimi anni si stanno affiancando nuove attività altamente specialistiche. Che comunque dopo una formazione di base richiedono la frequenza di master, stage o scuole di specializzazione.
Fatto sta che l’agricoltura e la zootecnia, con tutte le sue declinazioni multifunzionali caldeggiate anche dalla Politica agricola comune, hanno aperto le porte a decine di nuove attività. Con almeno 5mila partite Iva negli ultimi tre anni, secondo le rilevazioni dell’Agia, l’associazione giovani agricoltori della Cia. Dall’architetto del verde, al consulente enogastronomico, dallo stilista ecosostenibile con fibre agricole, al professore di tartufo, l’elenco dei nuovi mestieri «green» si allunga quasi a vista d’occhio.
“Per riuscire a fare impresa oggi in ambito rurale -sottolinea Marranchelli- ci vuole una cultura imprenditoriale diversa, capace di assumersi dei rischi, di lavorare in rete, di cogliere le opportunità che oggi offrono il web e la dimensione del mercato internazionale. Il settore agricolo da sistema chiuso deve diventare sistema aperto sfruttando al massimo la caratteristica insita nell’attività agricola, ovvero la tensione allo sperimentare, all’innovazione. Lavorare in rete offre moltissimi stimoli in questo senso: la costituzione di Partenariati Europei per l’Innovazione, la formazione di Reti di impresa per cogliere nuovi fondi, la propensione all’internalizzazione esplorando mercati nuovi sono elementi fondamentali per la valorizzazione del settore agricolo locale oggi. Ai giovani imprenditori agricoli lucani l’opportunità di cogliere ora la sfida del Psr 2014-2020”.