All’Assemblea Nazionale, convocata per discutere e decidere la linea della Uil, su “Sviluppo, Contratti, Sud”, giovedì 17 settembre a Bari, tra gli stessi 1.300 delegati e attivisti e pensionati che circa un anno fa diedero vita al Congresso con cui è iniziato il nuovo corso della Uil, ci saranno 108 delegati lucani.
«Saremo a Bari – afferma il segretario regionale lucano Carmine Vaccaro – con la specificità della fase che attraversiamo nell’affrontare, in particolare, le questioni petrolio e automotive, quest’ultima condensata nella quota del 22 per cento circa del Valore aggiunto ascrivibile all’industria che fa della Basilicata la regione del Mezzogiorno più industrializzata e, tra tutte, quella con la più alta quota di valore aggiunto non imputabile ai servizi. Non sottovalutiamo – continua Vaccaro – l’effetto Fca di Melfi e dell’indotto e quindi si rinnova la sollecitazione della Uil ad accompagnare il processo dell’automotive in tutte le sue fasi. Contestualmente deve crescere il pressing per gli investimenti pubblici che dal 2008 al 2013, nelle regioni del Sud, hanno registrato una contrazione maggiore del 5,2% rispetto a quella del Centro-Nord. Per questo, la UIL sostiene che i problemi del Mezzogiorno devono tornare ad essere affrontati, dall’agenda politica nazionale, come una priorità. A patto, però, che si metta fine una volta per sempre al “saccheggio” delle risorse, da ultimo i 3,5 miliardi di euro del Piano di Azione e Coesione che la Legge di Stabilità destina alla decontribuzione per le assunzioni nel 2015. Al Sud serve una riqualificazione della spesa ordinaria e un diverso impiego della spesa pubblica aggiuntiva dei Fondi Europei, in quanto queste, al momento, sono le “uniche e preziose” risorse certe e manovrabili all’interno dei Bilanci pubblici da destinare allo sviluppo, all’occupazione e alla crescita. La grande sfida, quindi, è programmare e impegnare presto e bene le risorse: nei prossimi sette anni per la programmazione europea arriveranno 800 milioni di euro. Noi, insieme a Cgil e Cisl, abbiamo fortemente lanciato l’idea che bisogna smettere di utilizzare questa risorsa nella logica della distribuzione a pioggia. Bisogna dare un’anima a questi fondi: per noi è l’occupazione, il lavoro. E’ una delle ultime chance che abbiamo a disposizione. Per fare questo ci vuole il pieno coinvolgimento, e non solo nella fase di elaborazione, del partenariato economico e sociale di questa regione.
Quanto al petrolio, non siamo più disponibili ad accettare il paradosso “più soldi incassati in royalties sinora e meno lavoro prodotto”.Si è sbagliato nel non aver saputo coinvolgere in un processo di sviluppo le stesse grandi multinazionali che interagiscono in Basilicata. E’ una questione di relazioni, di connessioni. E’ una questione di classe dirigente. Abbiamo ancora 15-20 anni a disposizione perché il petrolio prima o poi finirà. Io ho lanciato l’idea della costituzione di un “fondo sovrano” con i soldi delle royalties del petrolio, dell’acqua, del bosco. Ogni euro può produrre un euro e settanta se investito bene. Basta vedere cosa accade in Norvegia, in Alaska.
Infine – dice Vaccaro -i giovani: il report all’11 settembre di Garanzia Giovani registra 16.353 iscrizioni (quasi al 50% tra ragazzi e ragazze) di cui 9.783 “presi in carico” dai Centri per l’Impiego, ma il flop per occupazione prodotta è sin troppo evidente al punto che l’esperienza Garanzia Giovani sembra del tutto scomparsa dall’agenda politica”.