Riportiamo di seguito la nota inviata dal signor Silecchia al Ministro della Sanità e all’assessore regionale alla Sanità dal signor Silecchia dopo la notizia dell’accordo siglato a Roma tra il Consorzio per lo sviluppo industriale di Matera e la società dell’ENI Syndial per la bonifica dell’area industriale ex ENI della Valbasento.
Al Ministro per l’Ambiente
All’assessore all’ambiente della Regione Basilicata
Stimatissimi Onorevoli,
come ben sapete, in data 17 settembre 2015 è stato siglato a Roma l’Accordo transattivo tra il Consorzio per lo sviluppo industriale di Matera e la società dell’ENI Syndial per la bonifica dell’area industriale ex ENI della Valbasento (Matera-BASILICATA).
I motivi per cui verranno eseguite queste bonifiche sono quelli di rimuovere il pregiudizio che costituisce un freno agli imprenditori ad insediare le proprie attività nella Valbasento.
Dai nobili motivi che porteranno a questa bonifica, emergono due facce della stessa medaglia.
La prima, nobile, quella di fare insediare le aziende in Valbasento su aree salubri e prive di rischio per le aziende e le maestranze.
La seconda, anche questa nobile, è quella che si riconosce ufficialmente che tutta l’area della Valbasento è inquinata.
Ora, mi chiedo se tutto questo è vero, come è vero, perché alle maestranze che hanno lavorato per lunghi periodi in quell’area non viene riconosciuto “automaticamente” il beneficio previdenziale (mi riferisco all’esposizione all’amianto) a tutti coloro che hanno lavorato in quell’area?
Perché riconoscere i requisiti solo a chi ne ha fatto richiesta in una determinata data e con un costo per la burocrazia che grava sulle spalle dei cittadini italiani?
Perché non ha prodotto richiesta nei tempi idiotamente dettati è automaticamente immune dal contagio?
Sono contraddizioni che emergono solo in un Paese che si chiama Italia.
Pertanto, vi chiedo, con la massima umiltà ed il coraggio di rivendicare legalità ed uguaglianza di trattamenti per tutti i lavoratori indipendentemente dal fatto di aver prodotto richiesta nei tempi, di quanto tempo ha lavorato in quell’area, in quale reparto ha lavorato, il curriculum ecc..tutti elementi che creano discrezionalità e perciò favoritismi.
Stimatissimi, io chiedo che per quelle che sono le vostre competenze di risolvere questo annoso problema confidando in un Vostro impegno nel ricondurre questa amara situazione, su canali che portano ad una uguaglianza e ad una democrazia.
Sicuro del Vostro impegno.
Nino Silecchia
Un sincero ringraziamento va formulato all’amico Nino per aver ampiamente descritto e delucidato le carognate che il nostro Governo decide a discapito degli italiani. Pur di non riconoscere il beneficio dell’esposizione all’amianto ha disposto che chi non abbia fatto la domanda in un certo periodo non ha alcun diritto. Posso capire che se fosse un concorso fatto in ritardo la domanda venga escluso ma qui parliamo della salute e la vita dei lavoratori che si sono esposti a questa fibra Killer che uccide otto italiani al giorno. Vi dirò di più nel momento in cui il lavoratore si ammala di tumore ai polmoni, in questo caso l’INPS decide coattivamente l’assegnazione al riconoscimento e nello stesso tempo l’INAIL assegna la malattia professionale. Solo perchè pensano che il mal che si abbatte sull’operatore per lui la sua vita dovrebbe essere scontata.
Pasquale Fontana
So che questo problema è molto sentito e che riguarda molti lavoratori o ex (perché deceduti), ma il motivo che mi ha spinto a rivolgermi a queste istituzioni sono le traversie burocratiche e clientelari che sta vivendo un mio amico. Penso di non ricevere molti commenti pro o contro, non perché il problema non esiste ma solo perché chi lo vive non lo può esprimere perché, forse, non è registrato su questo sito.
Però, da alcuni calcoli che approssimativamente ho fatto deduco che lo Stato avrebbe risparmiato nel concedere i benefici a tutti coloro che sono stati esposti all’amianto, rispetto ai costi che sta sopportando con personale impegnato a valutare i ricorsi, i tribunali che sono affogati di lavoro e che per queste cause si va di rinvio in rinvio (e lo Stato spera che nel frattempo il ricorrente muore), fascicoli che non si trovano, giudici che vengono trasferiti poco prima dell’emettere il giudizio……. e io pago!!!!! Ma possibile che uno che è stato ricoverato in ospedale per un male incurabile e dimesso perché non “c’è più niente da fare”, deve fare domanda per il riconoscimento dello stato di invalidità, deve essere valutato da altri medici e non per riscontrare lo stato del paziente e poi scopriamo che ci sono più pensioni di invalidità false che vere. Il mio è un appello alla legalità ed alla giustizia, perché non c’e differenza se un lavoratore ha lavorato all’ ETERNIT o alla FERRO SUD oppure in Valbasento. E’ come dire ad un lavoratore: “non hai diritto perché il giorno 24/05/1977 hai timbrato il cartellino in ritardo”. Ma dove viviamo.!
Fatevi sentire!!!!!!!!!!!!!
nino silecchia
Dipenderà dalle risposte che riceverò dai destinatari della mia missiva, per proporre in alternativa alle cazzate che richiedono ora, all’invio della modulistica già esistente con dichiarazione di responsabilità personale di aver prestato lavoro in aree che sono state accertate inquinate da fibra di amianto ed in autotutela.
nino silecchia
(ANSA) – ROMA, 19 SET – “Ho chiesto a Padoan e Poletti di individuare un meccanismo per consentire più flessibilità in uscita.
Spero che riusciremo a trovare un primo rimedio già con la legge di stabilità”.
Lo scrive Matteo Renzi su L’Unità.
“Non posso rispondere delle scelte del passato sulle pensioni – aggiunge – alcune delle quali hanno provocato più costi che risparmi”. Dalla gazzetta del Mezzogiorno.
Questo per significare che i costi della burocrazia nelle pratiche per il riconoscimento dei benefici previdenziali dei lavoratori esposti all’amianto, sono superiori a quelli di riconoscere gli stessi a tutte le maestranze esposte a tale rischio.
nino silecchia